Cercare.

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«Entra muoviti, stai facendo un rumore bestiale.» Borbotto sottovoce.

«Quindi, come funziona? Non riusciremo mai a continuare la scoperta se non sappiamo neanche i nostri nomi.» Si siede sul mio letto.

«Sei davvero stressante!»

«Ragazzi siamo solo tre di noi, credo che non scopriremo nulla e poi se c'è qualcuno, ci osserva e quindi sa che lo stiamo aspettando ed è insensato non sapere i nostri nomi!» Dice quello che si è intromesso nella fila stamattina.

«E come vorresti chiamarti?» Chiedo sbuffando.

«Con dei nomi normali, con i nostri nomi.»

«Non capisci nulla, ma va bene. Come ti chiami?» Domando.

«Markus Rojas.» Risponde.

«Io Raul Acker.» Aggiunge il nuovo arrivato.

«Invece, io sono, sono Fernando, Fernando Brown!» Concludo.

Ora conosco i nomi di questi ragazzi, ma che gioco è?

«Come funziona ragazzi? Sono precisamente le 02:00.» Aggiunge Markus aggiustandosi i capelli.

«Sono sicuro che ora iniziano i rumori.» Risponde Raul.

«Avete sentito?» Chiede Raul. È lui l'artefice di questa scoperta impossibile dato che secondo me sono solo vento e gufi.

Ad un tratto si spegne la luce.

«Ragazzi finitela. Il gioco è bello quando dura poco.» Urla Markus, mi alzo per andare a riaccenderla, ma il pulsante non funziona e il cuore manca dei battiti.

Questo nuovo arrivato perché doveva venire proprio nella mia stanza?

Io già non dormo, ora ci voleva solo questo.

Dio mio!

«Fernando accendi questa maledetta luce.» Urla Raul.

Violentemente la finestra si spalanca e nello stesso momento anche la porta.

Voglio morire.

Voglio morire.

Bene, io non ho paura.

'Ricorda non hai paura'.
Così dicevo a me stesso quando ero piccolino.

«Io sto cercando di dormire.» Entra la ragazza bionda di stamattina accendendo la luce.

Mi sa che ora devo solo DORMIRE e prendere un calmante.

«Oddio, ma non si può dormire insieme! Ditemi immediatamente cosa state facendo da urlare in questa maniera.» Ordina con un'espressione seria.

«Si sentono le nostre voci anche al piano di sopra?» Domando preoccupato e lei annuisce.

«Perché crediamo che ci sia qualcuno la notte qui!» Risponde Markus e lei lo guarda senza trarne parola.

«Credono! Perché io sono sicuro che non ci sia nessuno!» Esclamo togliendomi dal pacco, rido tra me e me.

«Voglio cercare anche io delle risposte per la scoperta!»

«Oh ma giusto, ha ragione. Dobbiamo prima
osservare, individuare il problema, documentare, formulare l'ipotesi, verificare con degli esperimenti, analizzare i dati e infine scoprire.» Conclude Raul soddisfatto mentre si alza dal letto.

«Ma credo che comunque non ci sia nessuno ...» 

«Sh...sarà bello scoprire.» Mi zittisce la ragazza.

«Come ti chiami?» Chiede Markus.

«Mi chiamo Maria Adelaide Lancaster.»

«Per dire il tuo nome ci mettiamo una giornata intera.» Aggiungo strafottente.

«Appunto, in questo momento non abbiamo bisogno di una persona che non ha voglia di scoprire!» Esclama dandomi le spalle.

Ma chi è sta Maria Adelaide!

«Ma che vuoi? Sei tu la nuova e sinceramente non sei nessuno.» Dico mentre lei si siede.

«Hai appena detto che non ci credi a tutto ciò, quindi rimani per conto tuo mentre noi organizziamo.»

«Io sono il primo arrivato. Sono qui ormai da anni e più di me nessuno conosce questo collegio, io conosco persino dove si trova il nascondiglio dove le sorelle vanno a pregare, conosco persino il bagno di Sorella Katrin, conosco tutto e io organizzo il piano!» Urlo nervoso alzandomi dal letto.

«Non c'entra se conosci oppure no il collegio, si tratta di crederci capisci? Perderemo solo tempo.» Borbotta. In questo momento se potessi le risponderei in modo da farla piangere.

Vai fallo.
No.

«Adelaide, noi tre abbiamo deciso di creare un gruppo investigativo e non puoi entrare da un momento all'altro e eliminare Fernando. Tu sei libera di entrare saremo tanto contenti, ma l'organizzatore di tutto ciò è lui!» Conclude Raul.

Cosa succede?
Raul Acker mi difende?

Mi sembra tutto un sogno, i rumori, la luce, il pulsante, i nuovi arrivati, tutto troppo veloce e la mia mente sta andando in subbuglio.

«Va bene ragazzi, a domani.» Saluta Adelaide.

«Come dobbiamo chiamarti? Maria o Adelaide?» Aggiunge Raul.

«Adelaide o anche Ade.» Risponde e chiude dietro di sé la porta della mia camera.

«Ade senza arrabbiarti, se vuoi possiamo spostarci in biblioteca...» Aggiungo facendole l'occhiolino, Raul mi dà una pacca sulla spalla. Lei velocemente mi guarda e va via.

«Fernando siamo solo all'inizio...» Borbotta Raul ridendo.

«In questo collegio chiunque vorrebbe venire a letto con me...» Rispondo facendo spallucce.

«E tu?»

«Fatti i cazzi tuoi.»

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