La sveglia trillò alle 4:00, orario perfetto per ciò che avevo in mente.
Come ogni domenica mattina mi alzai dal letto e raggiunsi il mio guardaroba fresca e pimpante: maglietta blu, pantaloni attillati e scarpe da ginnastica.
Mi rimproverai per non aver messo in carica il mio cellulare, ma sperai che un 23% sarebbe bastato per il mio piano della mattinata.
Alle 4:34 ero pronta e con le cuffie nelle orecchie, rigorosamente silenziose, così uscii di casa e riallacciai le scarpe una seconda volta, per poi scendere gli scalini di pietra saltellando. Il vialetto era spoglio di umani e l'unico rumore che si udiva era il motore di qualche auto. Sorrisi.
Cominciai a correre controllando la carica della mia batteria. 19%.
Calcolando i minuti di corsa andata e ritorno, sarebbe durato abbastanza e non si sarebbe dovuto spegnere.
Le suole delle mie scarpe spezzavano il silenzio e il vento di primo mattino mi accarezzò il volto. Ma non quanto la luce fioca del nuovo sole, che mi baciò i capelli e il sorriso.
Mi liberai la mente dalla scuola e dallo studio e ripensai a quanto fosse difficile la mia vita. A quanto fosse stressante.
Lo stress era sopportabile.
Era una parte di me.
Mi stavo aggiustando l'elastico della coda che si stava pian piano afflosciando quando sentii il clacson di una macchina a pochi metri dalla sottoscritta. Non mi voltai e continuai a correre, ignorando la curiosità che mi torturava la pelle e l'anima.
-Summer- la sua voce mi fece strabuzzare gli occhi, ma ignorai la sua vicinanza.
Anche la domenica doveva tormentarmi??
Erano le 5:04
La sua auto si avvicinò al vialetto e abbassò il finestrino.
-Summer!- gridò scocciato.
Dovevo ancora riprendermi dalla serata precedente: il suo abbraccio, i miei brividi, le sue parole, le mie paure.
All'improvviso la sua auto varcò lo scalino del marciapiede e si fermò di fronte a me; sconvolta, dovetti incontrare i suoi occhi gelidi.
-Che cazzo fai a quest'ora?- mi rimproverò come se fossi una bambina.
-Corro. E sono le cinque, idiota, mica le due di notte.-
Feci per slittare via, ma lui azionò la retromarcia e mi bloccò nuovamente il passaggio. -Non c'è nessuno in giro e non permetterò a un pervertito di adescarti.- borbottò seccato.
-Sono maggiorenne, paparino, perciò evapora.- lo liquidai con un gesto della mano e mi voltai per tornare indietro.
Che fastidio.Sperai se ne andasse, ma la fortuna non era mai dalla mia parte.
Uscì dalla macchina infuriato e corse per raggiungermi. Lo precedetti e corsi anche io come una scheggia, evitando ogni suo contatto per una dozzina di secondi.
Colta alla sprovvista, mi raggiunse e mi afferrò un braccio bruscamente come se fossi davvero una bambola di pezza. Mi fece così voltare e il mio viso si trovò a pochi centimetri dal suo, i miei occhi incatenati nei suoi, la mia bocca a un respiro dalla sua. -Ti prenderò sempre, bambina.- soffiò sulle mie labbra.
La sua stretta sulle mie braccia si fece insistente e possessiva e le sue parole mi provocarono brividi di paura.
Mi spaventava.
Mi spaventavano le mie emozioni.
-Lasciami.- mormorai intontita dal suo profumo ravvicinato. Tabacco, alcune note di limone e una punta di dolce odore di rosa.
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Astronomy {L.H.}
FanfictionC'era una linea sottile tra l'amore e l'odio, tra l'attrazione fisica ed emotiva, così fine che non mi ero nemmeno accorta di averla spezzata la prima volta che lo vidi.