Non potevo davvero crederci.
Avevo seriamente trascorso mezz'ora in bagno per truccarmi alla perfezione, e la cosa più buffa e ridicola allo stesso tempo era che tutto ciò era stato fatto per apparire più presentabile possibile. Ai professori, cosa avete capito. Non di certo per quei quattro sbruffoni fotogenici.
Legai i capelli in uno chignon perfetto e delineai gli occhi con uno strato di eyeliner nero. Non mi misi il mascara, dato che possedevo già delle ciglia molto lunghe e folte, ma optai comunque per uno strato di fondotinta e blush. Come vestiario invece avevo deciso per un paio di jeans chiari non troppo attillati, una maglia rosa carne e gli anfibi neri; indossai l'orologio, non riuscivo davvero a vivere senza, e una leggera collana con il ciondolo di un'ancora.
Semplicità era la mia parola chiave.
Semplicità era perfezione.
Sentii vibrare il cellulare sopra il mio letto disfatto e con assoluta calma mi diressi verso l'aggeggio elettronico, sbloccando la schermata e trovando un messaggio da parte di Lily.
"Summy dove sei???? SEI IN RITARDO!!"Spalancai gli occhi e cercai con lo sguardo l'orario sul telefono.
Sono in ritardo! Mancano solo 5 minuti!Scesi di corsa le scale e cercai di fretta le chiavi del lucchetto della bicicletta.
-Tesoro, cosa cerchi? - domandò mia madre impegnata a leggere quei libri infruttuosi di cucina.
-Le chiavi della bici- soffiai impaziente e mia madre si alzò dal divano in pelle per recuperarle dentro un cassetto.
-Che ci facevano lì? - chiesi afferrandole.
-Colpa mia- si intromise mio padre in giacca e cravatta. -Buongiorno, papà- lo salutai.
-Come mai ancora qui? - mi domandò sorseggiando il caffè caldo.
-La sveglia- mi giustificai mortificata e lasciai loro un bacio prima di uscire di casa.
-Buona scuola- urlò mia madre prima che io mi chiudessi la porta alle spalle. Scesi gli scalini che portavano al marciapiede e sbloccai il lucchetto della mia bicicletta paleolitica. Il rosso scrostato mi sporcò gli anfibi e sospirai indignata.
Ma perché proprio ieri sera la mia auto doveva guastarsi obbligandomi ad uscire con questo affare di metallo arrugginito?Dopo varie peripezie riuscii a raggiungere la Collingwood College indenne, gettai la bicicletta al lato del cortile e mi diressi verso l'entrata. Controllai l'orologio: un minuto esatto. A causa della mia concentrazione prelezione non mi accorsi della folla che sostava di fronte all'entrata della scuola e sbuffai infastidita.
-Cosa c'è ora...- borbottai. Senza farmene accorgere svoltai alla mia destra e salii la rampa di scale di ferro che portava direttamente alla mia classe. Una scorciatoia proibita. L'unica eccezione alla regola.
Il silenzio si impossessò nuovamente dell'aria circostante e sospirai sollevata.
Avevo sempre odiato il rumore, il fragore. Infatti ero nata fra libri e quaderni in assoluto silenzio e questo mi avevo sempre aiutata a non riempirmi la testa di distrazioni inutili: la musica, ad esempio.
"Ascolto musica per non pensare."Quante frasi avevo sentito nella mia vita come queste. Che senso ha possedere un cervello e non pensare? Il pensiero è l'arte dell'anima e dei gesti, è frutto di uno sviluppo umano. Il pensiero è la vita quotidiana che accompagna gli individui come noi nelle fasi difficili e negli ostacoli dei vari avvenimenti. Nonostante questo, tenevo sempre un paio di cuffie nella mia borsa. Mi isolavano ancora di più nel mio mondo silenzioso.

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Astronomy {L.H.}
FanfictionC'era una linea sottile tra l'amore e l'odio, tra l'attrazione fisica ed emotiva, così fine che non mi ero nemmeno accorta di averla spezzata la prima volta che lo vidi.