Nonostante fosse sabato la sveglia trillò come sempre alle 6:20 e mi stiracchiai nel letto soffice per eliminare i postumi della dormita. Incespicai goffamente verso il bagno e, prima di aprire il rubinetto dell'acqua calda, mi legai i capelli mossi in una coda alta e cercai nell'armadietto bianco un asciugamano pulito. Sbadigliai ancora stanca e sciacquai il mio volto con l'acqua tiepida, boccheggiando alla ricerca di aria fresca; dopodiché mi vestii con una leggera canottiera rossa, una gonna nera, il mio paio di Vans rosso-fuoco e il mio inseparabile girocollo con il ciondolo a forma di ancora, e spalancai la finestra, inspirando ossigeno e inebriandomi del profumo dei fiori. Il cielo era privo di nuvole e pareva un infinito immenso, troppo immenso. In vita mia non avevo mai provato una forte attrazione per il cielo, per l'incognito, per lo sconosciuto, non avrei mai abbandonato il mio pianeta, basato e ricco di conoscenza e saggezza, religioni ed etnie antiche, lingue incomprensibili agli stranieri, oceani e mari inesplorati, economie commerciali e monetarie, sviluppi e tecnologie. Tutto ciò era il mio mondo: la certezza di un presente, la mia mente non si avvicinava minimamente al pensiero della morte e dell'aldilà, semplicemente non ci credevo. Amavo la scienza, non la religione. All'età di otto anni mi rifiutai di celebrare la comunione, mostrandomi come una ragazzina presuntuosa e irresponsabile agli occhi del prete e della comunità, evitavo di partecipare alle messe domenicali per ottenere più tempo per ripassare. Ripasso, ripasso, studio, ripasso. La mia vita era un'abitudine, un monologo che si ripeteva all'infinito, e così mi piaceva, perché mi piaceva svolgere le medesime azioni tutti i giorni, mi piaceva tenermi pronta per ogni evenienza, mi piaceva tutto questo e la mia convinzione più grande era la certezza che non sarebbe mai cambiato. Forse il valore più significativo della mia vita era proprio questo: la sicurezza, quella dolce sicurezza di tornare a casa e trovare la mia famiglia ad accogliermi in vari modi differenti, la sicurezza di poter concludere il college e frequentare l'università dei miei sogni, la sicurezza di non innamorarmi mai, per non compromettere il futuro che volevo creare attorno alla mia persona, una alla quale piacevano le attenzioni, ma che odiava gli sguardi, non quelli che si soffermavano all'apparenza, ma quelli che rompevano lo scudo e si insinuavano nel cuore, nell'anima.
Sorrisi al riflesso di me stessa sullo specchio e nascosi il mio vero volto, quello avvolto da dubbi e insicurezze, timori e paure, perché mi sentivo così in quei giorni: insicura, ignara delle circostanze, incapace di comprendere e reagire al meglio di fronte alle situazioni che mi si presentavano davanti. E io odiavo quella parte di me. Avrei voluto scoprire cosa significasse la parola Capture, ma ero troppo orgogliosa per ammettere a me stessa di essere affascinata da parola così banale che però probabilmente celava un segreto più profondo di un abisso in mezzo al mare. Ero affascinata da loro, dai loro gesti, dai loro sguardi, dai loro sbalzi d'umore.
Scesi le scale silenziosamente e uscii di casa con la borsa colma di libri e quaderni.
Destinazione? Biblioteca. Il mio regno, la mia salvezza. Il silenzio che occupava ogni singola ala dell'edificio regalava concentrazione e serenità.
E l'unica cosa di cui avevo bisogno in quel momento era proprio la concentrazione su qualcos'altro che non fosse la loro presenza.
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Le mie cuffie silenziose evitavano di restare immobili e ben salde sulla mia testa china sui libri di biologia, così decisi di toglierle e infilarle nella borsa, un gesto che mi portò ad alzare lo sguardo e intravedere tra gli scaffali una massa di capelli verdi. Socchiusi gli occhi e riconobbi il ragazzo che stava leggendo un libro, girovagando nei vari reparti della biblioteca. Mi alzai e raccolsi i miei libri, procedendo a passo deciso verso di lui, verso l'unica persona che non mi sarei mai aspettata di trovare in quel luogo.
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Astronomy {L.H.}
FanficC'era una linea sottile tra l'amore e l'odio, tra l'attrazione fisica ed emotiva, così fine che non mi ero nemmeno accorta di averla spezzata la prima volta che lo vidi.