20. Night

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Il suo respiro pesante era l'unico suono che spezzava il silenzio tra di noi e, stanca di litigare, annuii distrattamente e mi avvicinai a lui.
-Portami a casa, per favore- sussurrai per poi avviarmi verso la sua splendente BMW.
Mi raggiunse in silenzio ed entrammo nell'automobile come se nulla fosse accaduto, mi lanciò un breve sguardo prima di mettere la marcia e addentrarsi nel traffico.
Cercai di non concentrarmi troppo sulle sue parole, ma la sua vicinanza non aiutava affatto. Mi aveva detto delle cose orribili, spiegato perché passava del tempo con me... era tutto falso.
Eppure ha anche detto delle cose troppo dolci per uno come lui, o forse le ha dette solo per farmi tacere e riportarmi a casa sana e salva.
Mi morsicchiai il labbro e continuai a fissare fuori dal finestrino, sospirando. Decise di non mettere la musica e stranamente mi dispiacque, una distrazione avrebbe fatto comodo in quell'istante. Scossi la testa per i miei pensieri. Mi stava davvero così cambiando?
Lo osservai di sottecchi: gli occhi scuri puntati verso la strada, il cipiglio sulla fronte e la mascella tesa, sembrava concentrato su qualcosa, lottando con i suoi stessi pensieri e quasi indeciso. Era da molto che notavo i suoi cambiamenti d'umore, dal primo momento che lo incontrai, ma non riuscivo ancora a capirne il motivo e, soprattutto, a tenerne il passo.
-Ne hai ancora per molto?- mi chiese all'improvviso, facendomi sobbalzare.
-C-cosa?-
-Di fissarmi-
Sbattei le ciglia ripetutamente, confusa per il mio stesso comportamento.
-Scusa..- biascicai per poi riportare gli occhi sulla distesa bianca di stelle. Appoggiai la testa sul sedile, chiudendo gli occhi e immaginando la vita senza alcun tipo di problema.

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-Summer- mi svegliai al suono dolce della sua voce e aprii gli occhi lentamente.
-Siamo arrivati?- domandai.
-No, voglio portarti in un posto.- rispose togliendo le chiavi dalla macchina.
-No-
Mi guardò interrogativo. Come potevo spiegargli che non volevo trascorrere altro tempo con lui perché mi rendeva dannatamente vulnerabile?
-Allora dormirai in macchina- proferì aprendo lo sportello.
-Cosa? No, portami a casa mia.-
Si voltò e sperai avesse valutato la mia offerta. -Non rompere niente, altrimenti ti tocca pagare- aggiunse per poi uscire dall'auto.
-Luke!- lo richiamai, ma la sua figura cominciava ad allontanarsi, fuori era totalmente buio e non sapevo nemmeno dove mi trovassi. Sbuffai e uscii dall'auto per raggiungerlo di corsa.
-Ti odio, Luke-
-Lo so, bambina-
Raggiungemmo una sorta di collina priva di alberi o cespugli. Luke si fermò di colpo, così velocemente che quasi gli finii addosso, e si sfilò la felpa per distenderla sul prato, sulla quale si sedette.
-Siediti- istruì.
-No-
Alzò gli occhi al cielo, allungando un braccio per afferrarmi la mano e trascinarmi sopra di lui. Soffocai una risata, alla quale si unì anche lui.
-Scusa, ma non sopporto quando non mi ascolti- sussurrò osservandomi.
-Nemmeno io, ma non ho la forza fisica per buttarti a terra con prepotenza- controbattei alzando le sopracciglia.
-Non è stato un brutto atterraggio, però.- puntualizzò sorridendomi.
Come poteva essere così sfacciato e così dolce a distanza di pochi secondi?
Roteai gli occhi e scivolai alla sua sinistra, sulla felpa calda. Sentii i suoi occhi pressanti su di me, così restituii lo sguardo. -Non fissarmi- lo ripresi.
Lui sorrise e continuò attentamente a osservare ogni singolo dettaglio del mio viso.
-Sono costantemente irritata quando sei paraggi- biascicai spostando lo sguardo sulle stelle. Erano davvero luminose quella notte.
-Dovrei essere irritante più spesso allora- soffiò per poi infilare un braccio sotto il mio collo per farmi raggomitolare accanto a lui. L'ambiente non era freddo ma nemmeno uno dei più caldi, perciò appoggiai la testa contro il suo petto, ascoltando il battito del suo cuore.
-Non dormire!- mi sgridò Luke con un risata.
-Mmh-
-Mmh niente. So di essere comodo, ma ora voltati verso il cielo.-
Obbedii e fissai il cielo. -Ora?-
-Ora guarda. Non vedi alcun disegno? Alcuna costellazione?-
Socchiusi gli occhi per mettere a fuoco, ma a me sembravano delle stelle tutte uguali.
Scossi la testa con aria innocente.
-Segui me- si avvicinò più a me e mi prese la mano fra le sue dita, distendendole e allungando il braccio verso il cielo. -La più famosa è quella: la Croce del Sud- disse indicando una marea di stelle.
-Tu vedi l'immagine?- gli domandai senza staccare gli occhi dalle stelle.
-Sì. Le so quasi tutte a memoria-
Lo osservai sorpresa. -Davvero?-
Sorrise lievemente. -Ho più risorse di quanto credi, bambina. Ora guarda quella, il Centauro.-
-Non vedo niente, a parte milioni e milioni di corpi celesti che producono energ-
-Shh- mi zittì. Si avvicinò lentamente e rilasciò un bacio sul mio collo, sussurrando dolcemente. -Scosta la polvere interplanetaria dalla tua vista, abbandona le certezze e le aspettative. Sogna con me.-
-Come sei poetico- lo beffeggiai.
Rise. Mi piaceva sentire il suono della sua risata, avrei dato tutto per averla con me sempre e ovunque.
-Perché mi guardi così?- domandò con un sorriso, il quale metteva in mostra l'anellino nero al labbro.
-Nulla di importante..-
-No, dai, dimmi..- mi supplicò sporgendo il labbro inferiore in fuori e ciò mi distrasse non poco.
-Mi piace il suono della sua risata- dissi d'un fiato.
-Davvero?-
Annuii e lui scosse la testa divertito. -Cosa c'è?- chiesi confusa.
-C'è gente che mi ama per la mia fama, altri per i miei occhi, per i miei capelli, per il mio aspetto e poi ci sei tu, che cambi completamente le mie aspettative- si fermò un attimo, come per assimilare le sue parole. Non ci eravamo nemmeno accorti che le nostre dita erano ancora incrociate, così quando posai lo sguardo su di esse, tornò a spiegarmi alcuni miti di alcune costellazioni. Per la cronaca, non ne distinguevo nessuna.
-Il Triangolo Australe. Non puoi non vederlo.- mormorò indicando un punto. Pensai di lasciar perdere come avevo fatto con le precedenti, ma ad un tratto mi immaginai tre linee rette collegando le tre stelle; una breve visione che dopo scomparì immediatamente.
-Bella, vero?- domandò sorridendomi.
-Eh?-
-L'hai vista. L'ho notato dalle scintille nei tuoi occhi-
Non potei biasimarlo, così lo lasciai parlare di altre cose sull'Astronomia e lo osservai per tutta la spiegazione. Era assorto in mille pensieri e parole, abbandonato dalla solita maschera dura e fredda che utilizzava quasi sempre: dietro a quel Luke, quel Luke scontroso e prepotente, c'era questo ragazzo divertente e spensierato che amava parlare della propria passione.
-Le stelle vengono classificate in base alla loro temperatura superficiale.. i pianeti sono distinti in base a cosa vi è in superficie.. sai qual è la cosa che mi dà fastidio? Che tutto si basa sulla superficie, ma mai nel profondo, nel cuore, di ciascuna cosa, tutti si fermano all'apparenza senza conoscere e vivere quella determinata esperienza. Potrebbero distinguere i vari corpi celesti in base al loro nucleo, ma non lo fanno. E sai perché? Perché siamo maledettamente pigri, e ci fermiamo all'essenziale! "O quella è di colore bianco quindi è una stella più calda", ma sono mai andati ad indagare più in fondo? No.. ed è questo il problema di noi umani: non scaviamo più a fondo..- assorto nei suoi pensieri continuava a parlare delle sue varie teorie, che a modo loro avevano un filo abbastanza logico. Osservai come le sue labbra si muovevano mentre pronunciava i determinati suoni, spostando di pochi millimetri il suo anellino nero; osservai i suoi occhi chiari fissare il cielo scuro, le stelle nel suo azzurro molto più splendente di loro; osservai come si spostava fastidiosamente il ciuffo biondo dagli occhi, e quando stringeva leggermente gli occhi quando doveva ricordare qualcosa di importante; inspirai il suo profumo, simile al tabacco ma che giorno dopo giorno diveniva più dolce e meno forte.
-Mi stai ascoltando?- domandò, fingendo di essere offeso.
-Mmh-
Sorrise. -Hai freddo?-
Scossi la testa, ma lui decise di abbracciarmi di più e iniziò ad accarezzarmi i capelli con movimenti lenti e delicati. Scostai la stanchezza che tentava di assalirmi perché volevo ancora godermi la sua bellezza sotto la luce delle stelle. Continuammo a fissarci per un po', fino a quando il silenzio diventò insopportabile e terribilmente teso.
-Luke..-
-Mmh?-
-Le pensi davvero quelle cose che hai detto davanti al ristorante?-
Afferrò il labbro fra i denti, spostando il piercing di qualche millimetro.
-Sì. Non avrei motivo per mentirti.-
-Beh, in verità ne hai sempre avuti di motivi- controbattei sfiorando con le dita la sua maglietta, in fondo sapevo che quelle cose le pensava davvero ma speravo in qualche modo che non fosse così.
-Hai ragione, e mi dispiace.-
-Un giorno mi parlerai di Capture?-
Chiuse gli occhi, sospirando. -Non voglio parlarne- chiarì bruscamente.
-Ho fatto solo una domanda...-
-Ho detto che non ne voglio parlare, Summer- nonostante il tono duro il suono del mio nome rimase pur sempre dolce e gentile.
-Okay- soffiai prima di chiudere gli occhi e fingere di essere stanca.
-Ehi- mi richiamò, ma io non aprii gli occhi. -Non ignorarmi, bambina- raccomandò con tono divertito. Cambiava umore così spesso.
-Che vuoi?- chiesi aprendo un solo occhio.
-Guardarti-
-Puoi farlo anche mentre dormo- li richiusi nuovamente e sentii la stanchezza avvolgermi la mente.
-Ma io voglio vedere i tuoi occhi-
-Li vedrai più tardi- biascicai poggiando le mani sotto la mia guancia.
Le sue mani lasciarono i miei capelli e raggiunsero la pancia, dove iniziò a farmi il solletico. Scoppiai a ridere, cercando di allontanarmi ancora con gli occhi chiusi. -Smettila!- mi lamentai tra le risate. Mi prese per i fianchi e mi riportò accanto a sé, la sua fronte contro la mia. Aprii gli occhi e incrociai i suoi più chiari del solito, le due stelle più belle fra tutte.
-Così va meglio- sussurrò osservandomi.
-Se domani sarò stanca morta sarà solo colpa tua.- dichiarai.
-Non pensare a domani, pensa al presente- portò una mano sul mio fianco e massaggiò la stoffa per cercare di riscaldarmi. Notando che il calore non sarebbe bastato, o per lo meno per lui, si sporse per posare la giaccia sopra di me e rinunciando alla sua parte.
-No! Tienila sotto di te, non puoi dormire sull'erba.- gli dissi.
-Non preoccuparti per me, ora dormi.-
-No. Vieni qui- spalancai le braccia per attirarlo a me, così che sorrise e si avvicinò a me, sotto alla sua giaccia e al mio braccio.
-Grazie- mormorò.
-Grazie a te- risposi contro il suo petto caldo.
-Buonanotte, bambina.- la sua voce mi accompagnò in un sonno rilassato e deliziosamente pacifico.

Astronomy {L.H.}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora