LUKE'S POV
Erano passati circa cinque minuti e Summer non era ancora tornata.
Avrei voluto chiudermi dentro la sua stanza a chiave e non farla entrare, lasciarmi più tempo per riflettere e per capire, per assorbire il tutto e trarne una conclusione.
Perché le avevo sentite quelle due parole, le famose parole che ti trascinano in un altro mondo, che ti paralizzano, che ti scaldano il cuore; quelle due parole che vorresti sentire, ma quando le senti ne rimani terrorizzato.
"Ti amo" aveva detto, aveva sussurrato più a se stessa che a me, sicura che io non l'avessi sentita.
E invece le avevo sentite quelle parole.
Ce le avevo attaccate alla pelle.
Stampate sul cuore.
Non potevo crederci, non potevo davvero credere che mi amasse.
Lei non poteva amarmi, lei era l'imperfetta perfezione mentre io la perfetta imperfezione. Non volevo ferirla, non volevo distruggerla, non volevo abbandonarla.
Mi morsi il labbro per non crollare; ce l'avevo così vicina, ma non potevo restare con lei.
Lo avrei fatto per lei, perché mi amava.
Quando la sentii aprire la porta e avvicinarsi al letto sul quale ero sdraiato, strinsi ancora di più gli occhi.
Avrei potuto ignorare tutto, far finta di non aver sentito quelle parole, ma io l'amavo più di tutto e l'unico modo per dimostrarglielo era andarmene.
Mi alzai dal letto, raggiungendo il suo tavolo e sentendo i suoi occhi verdi ma macchiati da un pizzico di nocciola sulla mia schiena. Sfilai lentamente la sua collanina dal mio collo, posandola sopra al suo libro in completo silenzio.
Era lei la mia ancora.
-Cosa stai facendo?- chiese con voce innocente, la stessa che mi spezzava ogni volta il cuore.
Chiusi gli occhi, trattenendo il respiro.
Per lei..
Me lo ripetevo nella testa, ma il mio cuore mi pregava di non farlo.
Lo feci.
-Summer.. io..- biasciai ancora voltato verso il muro. -Non possiamo andare avanti così...- soffiai mordendomi la lingua. -Non provo ciò che pensi-
Non la sentii fiatare, perciò mi voltai per guardarla.
I suoi occhi incontrarono immediatamente i miei, entrambi vuoti e spenti da una consapevolezza che ci stava uccidendo.
-Mi ami, Luke?- domandò con il mento che le tremava.
Le avrei voluto gridare che la amavo più della mia stessa vita, che era l'unico motivo per cui stavo lottando e che la desideravo più di chiunque altro, ma risposi con un semplice "no", distogliendo lo sguardo.
-Guardami, Luke- mi pregò avvicinandosi a me e prendendomi il volto tra le mani. -Dimmi che non mi ami guardandomi negli occhi-
Sapeva cosa stava facendo, perché lo avevo fatto anche io con lei. Ma c'era un'unica differenza tra noi.
Io mentivo, così -Non ti amo- sputai arrabbiato, mentre dentro ero solo disperato.
Lei scosse la testa, reprimendo le lacrime; distolse lo sguardo, scuotendo ancora la testa.
-Summer..-
-Non mi chiami nemmeno più "bambina"..- disse seria.
Stava cercando di non piangere, ma lo stavo solo facendo per lei, perché l'amavo.
Ero la sua rovina e non potevo essere la sua ancora perché l'avrei fatta annegare, lontana dalle stelle e dal cielo. Feci per avvicinarmi a lei, per poco non svuotai tutto dicendole che stavo mentendo, ma lei indietreggiò ancora.
-Va' via, Hemmings-
Sentii il mio cuore spezzarsi, ma meglio il mio che il dolore che le avrei provocato col tempo.
Ti amo, bambina...
Abbassai lo sguardo, consapevole del fatto che fosse un addio.
-È finita?- spezzò il silenzio, tornando a fissarmi, gli occhi velati.
-È finita.- pronunciai più a me stesso, ma non ci credetti. -Non è mai iniziato nulla..- aggiunsi, come per rassicurare me stesso. -Nulla- ripetei, i pezzi del mio cuore a lacerarmi i polmoni.
-Parla per te, stronzo- strillò stringendo i pugni. -Vaffanculo, Luke, io ti amo, porca puttana!- si prese la testa fra le mani ma non pianse.
Mi sporsi verso di lei, annullando le distanze e sentendo il dolce sapore di lampone sulle sue labbra, assaporando la sua sorpresa e i suoi brividi che a ogni nostro bacio si trasmettevano sulla sua pelle. Cercò di respingermi ma io non mi staccai da lei e la spinsi contro il muro, il suo fragile corpo tra il muro freddo e la mia figura bollente.
-Va' via- mormorò tra i miei baci, eppure mi diede libero accesso nella sua bocca e le nostre lingue si accarezzarono come mai era successo. Il suo corpo cominciò a tremare, mise forza per spingermi via ma non me andai. Non lo avrei fatto, quella notte. Mi morse il labbro con rabbia ma il dolore che mi stava soffocando nel petto non era nulla in confronto ai suoi denti.
-Ti odio, bastardo- soffiò tirandomi un pugno sul petto, ma non oppose resistenza quando cademmo sul suo letto e le sbottonai i piccoli bottoni della camicetta celeste.
-Dio, Luke..- mormorò a occhi chiusi.
Era così bella, rossa e tremante per me, solo per me.
E io ti amo.
Le baciai le guance arrossate e bollenti, per poi lasciare languidi baci sul suo collo e raggiungere il suo petto.
Lei mi tirò una ginocchiata sullo stomaco, facendomi gemere, cosa che la eccitò ancora di più.
-Ti voglio, Summer King-
-Ti amo, Luke Hemmings-
Si sfilò la camicetta, per poi giocare con il bottone dei miei jeans, senza però sbottonarlo.
-Cazzo, bambina..- gemetti impaziente.
-Te lo meriti, bastardo- sputò con un sorriso. -Dovrei andarmene da questa stanza solo per farti un dispetto- rifletté.
-Non lo farai- biascicai spingendole la testa contro il cuscino e baciandola aggressivamente, prendendole il labbro fra i denti e tirandolo verso di me. Gemette e ciò non fece che peggiorare la mia eccitazione.
-Tu non mi ami- disse, e dopo tutto quel tempo, una lacrima le scivolò sulla guancia; l'afferrai con le mie labbra e sentii il suo sapore salato.
Sì, invece, ti amo, ma non glielo dissi. Ero fottutamente orgoglioso, e non sarei tornato indietro.
-Ti prego..- biascicò singhiozzando.
-Vuoi che me ne vada?- domandai morsicchiandole il collo.
-No-
-E cosa vuoi allora?- chiesi ancora, soffocando un singhiozzo. Stavo morendo a vederla piangere, ma stavo vivendo a vederla così bella, le sue labbra rosse per i miei baci, i suoi occhi angelici che mi pregavano di restare, il suo corpo che tremava dall'eccitazione ma anche dalla paura che mi sarei allontanato da lei.
Non solo per quella sera, ma per sempre.
Come poteva amare una persona come me?
Come poteva sopportarmi, piangere per me, e poi amarmi?
-Voglio te- mormorò piangendo.
-Ti- amo. -voglio- balbettai, pregando di trovare il coraggio per dire che l'amavo. Non lo trovai.
Lei mi sbottonò i pantaloni, così che li sfilai via come la sua gonna maledettamente sexy. Presi dalla tasca il preservativo.
Il suo corpo era attraente, sensuale, angelicamente perfetto mentre la facevo mia.
Le lacrime sul volto, gli occhi chiusi, il cipiglio sulla fronte, le mani strette sulle mie spalle, era tutto così diverso... perfettamente diverso.
I suoi gemiti, le sue piccole urla soffocate dalle lacrime, il mio nome sulle sue labbra.
I ciuffi di capelli che le ricadevano sugli occhi, il respiro mozzato dai miei baci, il battito del suo cuore.
Amavo tutto di lei, amavo tutto di noi.
Non avevo la più pallida idea di come avrei fatto senza di lei, non riuscivo più a ricordare niente prima del suo arrivo e lei non faceva altro che migliorarmi la vita giorno dopo giorno.
Gridammo i nostri reciproci nomi quando venimmo; chiuse gli occhi, prendendo fiato, e io la coprii con la coperta.
-Resta con me- mi supplicò a occhi chiusi.
-Resto con te- dissi, e lo feci.
Mi sdraiai accanto a lei, il suo corpo abbracciato al mio e il suo respiro diventare sempre più pesante.
-Ti amo, bambina- confessai, ma lei non mi sentì.
Quella notte restai ad osservare la ragazza del quale mi ero innamorato sotto la chiara luce della Luna e delle stelle.
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Spazio Autrice
Buonsalve :)
Oggi è stata una giornata di merda :)
Voglio morire :)
Dedico questo capitolo alla mia amica Letizia, ti voglio un sacco di bene ♥
Ciao :)CrystalScar23
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Astronomy {L.H.}
أدب الهواةC'era una linea sottile tra l'amore e l'odio, tra l'attrazione fisica ed emotiva, così fine che non mi ero nemmeno accorta di averla spezzata la prima volta che lo vidi.