LUKE'S POV.
Fissare il cielo stellato mi aveva sempre fatto dimenticare i miei problemi, ma quella notte ogni singolo corpo celeste mi ricordava lei.
Passò davanti ai miei occhi una stella cadente.
Non avevo mai creduto alla leggenda del desiderio, ma quella volta chiusi gli occhi e mi immaginai il suo sorriso, il suo profumo e il suo irritante straparlare su qualunque cosa avesse studiato. Desiderai fosse accanto a me ma sapevo che non era possibile. Avevo commesso molti errori nella mia vita, ma quello di avvicinare Summer a me fu l'unico che avrei dovuto evitare, non avevo avuto il diritto di prendermi gioco di lei e mentirle, ma ora che le carte in tavola erano cambiate, quello che aveva perso tutto ero io.
Dopo la notte passata insieme il desiderio di starle accanto era salito alle stelle, il desiderio di sfiorarle le guance rosse per la mia vicinanza, sentire il suo battito cardiaco accelerare, il suo respiro trattenuto e rilasciato dopo essermi allontanato, il suo guardarmi di sottecchi quando pensava non me ne accorgessi, le sue pupille dilatate quando incrociava il mio sguardo. Tutti dettagli giganteschi che mi avevano portato al rogo.
Ero smarrito prima di lei, ma dopo averla conosciuta mi ritrovai perso nelle mie paure.
Erano passati ormai sei giorni e ancora non ero riuscito a calmarmi quando la vedevo insieme ad Ashton, ancora non avevo smesso di pensare a lei, ancora non mi ero concesso l'opportunità di spiegarle tutto. No. Non potevo ferirla ancora di più, dopo averla distrutta in quel modo, dopo aver lasciato che le lacrime le scivolassero sulle guance come cascate irrefrenabili, dopo averle detto cose orribili solo per allontanarla da me.
Mi rigirai fra le mani la sua collanina. Le era caduta dopo essere scappata dentro quel fottuto taxi, dopo essersi allontanata per sempre. L'avevo raccolta incazzato e me la portavo dietro per tutti i giorni seguenti.
Sospirai, osservando i dettagli dell'ancora e pensando a come sarebbe stata meglio sul suo petto, una leggera ancora argentata con attorcigliata intorno una corda a righe nere e argento. Mi sentivo dannatamente egoista a tenerla per me, però continuavo ad aggrapparmi alla speranza che me la chiedesse indietro. Avrei dato di tutto pur di rivedere i suoi occhi, infuriati o meno.
Invece non è stato così. L'avevo chiamata ben tredici volte in meno di due giorni, così dal terzo decisi di smetterla e farmene una ragione.
Non potevo perdere tempo, dovevo invece dedicarmi a Capture.
Non ero ancora stato capace di recuperare una preda, dato che appena mi avvicinavo a loro le baciavo per tentare di allontanare il pensiero di Summer dalla mente, invano.
Posai lo sguardo sulla ragazza mezza nuda accanto a me, assonnata dopo la nottata trascorsa insieme. Si chiamava.. Becky, forse.
Erano alcune sere che mi portavo a letto ragazze a caso, cercando di dimenticare quei occhi verdi e nocciola, ma mentre mi davo da fare con quelle giovani poco di buono non smettevo di immaginarmi il suo corpo sopra al mio, il mio nome uscire dalle sue labbra e i suoi gemiti fremere tra i respiri. I miei pensieri erano sempre posati su di lei: come dopo aver fatto l'amore l'avrei baciata e abbracciata, accarezzandole i capelli e respirando il suo profumo alla vaniglia, come l'avrei fatta sorridere e ridere, ascoltando quel meraviglioso suono del quale non mi sarei mai stancato, come l'avrei guardata da mattino a sera, godendomi la sua bellezza per tutto il tempo che mi rimaneva da vivere.
-Buongiorno, Lukey- disse la biondina al mio fianco.
Sorrisi mentalmente per quel soprannome... Summer non lo aveva mai sopportato.
-Ciao- proferii piatto, scompigliandomi i capelli con un mano.
La bionda con gli occhi azzurri mi fissò attenta. Chissà perché me le cercavo tutte con lo stesso aspetto, tutte completamente diverse da lei.
-Vuoi una foto?- domandai retorico, ma lei non smise di fissarmi. Era davvero così irritante, come Summer mi aveva detto, essere fissati?
-No ma..-
-Ma cosa?-
-Sembri così.. triste- mormorò con quella stupida vocina innocente.
-Tu non sai un cazzo di me- risposi tornando a fissare il cielo. -Dovresti andartene-
Lei si alzò dal letto e cominciò a vestirsi. -Dovresti stare con lei, non con persone che non ti interessano- irruppe lei.
Cosa diavolo sta dicendo?
-Lei chi?-
-La ragazza della quale sei innamorato-
Sbarrai gli occhi. -Io non sono "innamorato"- chiarii velocemente.
-A me pare di sì.. Scommetto che stanotte immaginavi lei al posto mio...-
-Chiudi quella bocca- alterato.
Chi è questa per dirmi cose del genere?
-Dovresti essere felice- sussurrò prendendo la borsa e uscendo dalla mia stanza.
-Fanculo!!- gridai lanciando la lampada sul muro e sprofondando la testa sul cuscino.
STAI LEGGENDO
Astronomy {L.H.}
FanfictionC'era una linea sottile tra l'amore e l'odio, tra l'attrazione fisica ed emotiva, così fine che non mi ero nemmeno accorta di averla spezzata la prima volta che lo vidi.