[Elena's point of view]
Apro gli occhi di scatto e mi giro su un fianco ritrovandomi ai piedi di un letto e con un forte dolore alla schiena. Mi siedo aiutandomi con i gomiti e osservo la cabina mentre cerco di regolare il respiro. Qualcuno sbadiglia e poco dopo le lenzuola del letto di fronte al mio si muovono per mostrare una chioma nera e scompigliata e due occhi verdemare ancora assonnati. Percy si stropiccia gli occhi e mi guarda sorpreso come se fossi appena caduta dal cielo; scende frettolosamente dal suo letto e mi aiuta a rimettermi in piedi senza dire una parola. Credo stia ancora dormendo. Quando mi sorride noto una punta di sollievo nella sua espressione e mi chiedo come quel giorno possa essere stata tanto egoista da pensare di dare la mia vita a discapito di altre. Io non avevo e non avrò mai il diritto di decidere per gli altri.
Mi libero dalle lenzuola e lo abbraccio, uno di quelli abbracci che dovrebbero riuscire a dire ciò che le parole non possono esprimere.
Improvvisamente le parole di Elena mi investono in pieno e sento i miei polmoni congelarsi dalla paura.
Anche se avevo la vista annebbiata durante la visione, mi ricordo i suoi occhi gelidi puntati nei miei mentre mi malediceva.
Non avrai pace, ha predetto, porterò tutto ciò che ti rende felice lontano da te.
Grazie mille.
Mentre Percy continua a stringermi penso a quello che potrei fare per evitare che la maledizione faccia 'effetto' e mi lascio sfuggire un sospiro liberatorio.
≪Ben tornata≫ mi saluta scompigliandomi i capelli.
≪Percy, per quello che è successo ieri...≫ mi fermo quando mi rendo conto che potrebbe non essere accaduto ieri, ma anche molto più tempo prima ≪Aspetta, per quanto tempo ha fatto effetto?≫
≪Credo... Mhh... Due mesi. Non sei cambiata per niente≫ mi risponde grattandosi il mento pensieroso, poi abbassa lo sguardo sul mio volto sconvolto e si lascia sfuggire una risata ≪Scherzavo. Solo un giorno, non devi preoccuparti≫
Alzo gli occhi al cielo, sollevata, e gli scocco un'occhiataccia per il brutto scherzo che mi ha tirato.
≪Io... non sapevo di poter fare quella cosa con i fulmini. Te lo avrei detto, davvero≫
Lo osservo digerire le mie scuse, non sembra particolarmente arrabbiato, anzi accenna un sorriso e mi si avvicina per potermi poggiare una mano sulla spalla.
≪È una cosa fighissima, non ti preoccupare≫
Io lo guardo circospetta; non sembrava pensarla così ieri a pranzo, ma se mi dice di non preoccuparmi, io non lo farò.
≪Posso farti una domanda?≫ chiedo mentre risistemo le lenzuola sul letto.
≪Oltre a questa, dici?≫
≪Si, oltre a questa≫ gli rispondo sistemando i lembi sotto il materasso.
≪Certo, tutto quello che vuoi.≫
A questo punto sorrido ≪Sei così felice perchè sono tornata o perchè hai fatto pace con Annabeth?≫
≪Era questa la domanda?≫ mi chiede deluso, ma io scuoto la testa ≪Ah, comunque sia, per entrambe. Su, qual'è la grande questione?≫
≪Se tutte le persone che ti rendono felice fossero destinate a soffrire, tu che faresti?≫
Percy rimane sorpreso dalla mia domanda, ma mi risponde comunque dopo qualche minuto di ragionamento ≪Smetterei di essere felice, credo, dipende da quanto voglio bene a queste persone. Perchè questa domanda? È successo qualcosa?≫
Sono tentata dal rispondergli con un sorriso e negare tutto, ma ripenso a quello che mi ha detto Liliana, cioè che non sono l'unica a preoccuparmi di me stessa, ma che anche altre persone sono in pensiero per me e vogliono aiutarmi, così gli dico la verità.
≪Elena mi ha maledetta, nella visione≫
E fu così che la ragazza passò l'intera mattinata raccontando del suo sogno.
≪Woah, come hai potuto dimenticarti di tutto questo?≫ mi chiede Percy dal bagno mentre io cerco di sfilarmi la maglia.
≪Non lo so.≫ rispondo io frustrata per l'essermi incastrata in una maglietta ≪Ah, ho capito!≫ urlo riferendomi a questa stupida maglia arancione e me la risistemo rinunciando a cambiarmela.
≪Cosa?≫
≪Che ho fame≫ rispondo guardandomi attorno e controllo di non aver dimenticato nulla ≪Tu non vieni?≫
Qualcosa nel bagno della cabina del dio del mare cade a terra e un certo semidio chiamato Percy lamenta un dolore al piede, credo sia meglio andare al padiglione adesso prima che faccia esplodere il lavandino.
≪Fammi sapere se ti serve qualcosa≫ gli dico prima di aprire la porta.
≪Aspetta≫ mi ferma lui spuntando dallo stipite ≪Sei sicura di stare bene? Dovresti farti vedere da Will, dovremmo avvisare Annabeth e Chirone vuole vederti≫
≪Non preoccuparti, farò tutto a tempo debito≫ gli rispondo.
≪No, tu vai da Annabeth che ti porterà da Will che ti visiterà e porterà da Chirone, chiaro? D'ora in poi devi cercare di essere più responsabile.≫
≪Sembri mia madre, Percy. Cerca di stare calmo.≫
≪Ecco! Devi anche dirlo a tua madre. Salterai la colazione, a quanto pare≫
Il salto di un pasto non mi va per niente bene, figuriamoci della colazione, figuriamoci se non ho cenato la sera prima.
≪Prima mangio e poi faccio tutto quello che vuoi, in più spazzolerò Blackjack, okay?≫
≪Non hai capito, tu vai adesso da Will e ti...≫
≪Cosa c'è?≫ gli chiedo, visto che si è fermato a metà frase e che ha teso le orecchie come se fosse un cane, quasi.
≪Ascolta≫
Cerco anche io di fare attenzione ai suoni e poi lo sento, il rumore di un respiro di una persona addormentata, calmo e sommesso.
≪Viene da fuori≫ afferma Percy.
≪Vado io, tanto devo andare da Will, no? Sistemerò questa pazza che ha voluto dormire fuori≫
≪Come fai a dire che è una lei?≫ mi chiede.
≪Il mio istinto≫ rispondo ed esco.
Appena uscita sento l'odore delle fragole mature invadermi le narici, alcuni ragazzi sono già indaffarati con le loro attività e li invidio perchè ciò vuol dire che hanno già fatto colazione. Seguo il rumore fino alla sorgente, per così dire, e mi sfugge un sorriso quando vedo Nico con i gomiti poggiati sulle ginocchia e la testa abbandonata sulle mani.
Mi avvicino piano e mi rendo conto che il mio istinto ha fatto un vero e proprio buco nella acqua dicendo di aver detto di sapere che fosse 'una lei'. Eviterò di dirglielo. Mi ci siedo accanto e lo scuoto per una spalla finchè non apre gli occhi e quando mi sorride riconoscendomi credo di potermi scogliere da un momento all'altro.
≪Elena? Cosa diavolo hai combinato questa volta?≫ mi ammonisce trasformando il suo sorriso in un' espressione indecifrabile.
Arrossisco e svio la domanda ≪Cosa hai fatto tu, volevi prenderti una polmonite?≫
≪L'ho chiesto prima io, rispondi≫
Sorrido ≪Guarda, sono ancora viva.≫
≪No, non è questo il punto≫ mi rimprovera ≪Sei stata affrettata, egoista e incosciente. Potevi morire!≫
Nico è davvero arrabbiato, glielo leggo negli occhi e lo sento dal modo in cui mi parla, ma non posso biasimarlo lo sarei anche io se avesse fatto una cosa del genere, perciò gli sorrido.
≪Oh! Non credere che me la berrò! Ti servirebbe un trapianto di cervello per renderti un po'piu intelligente, ma quanto basta per farti capire quanto tu possa fare la scema in certe occasioni. Questa volta non basta un sorriso.≫
Io ci provo, davvero, ma non riesco a non nascondere il mio sorriso e l'espressione di Nico non aiuta di certo. Con i segni dei palmi delle mani sulle guance, gli occhi assonnati e i capelli arruffati sembra un reduce di guerra.
≪Offro la colazione≫ propongo.
≪Escludendo il fatto che i semidei non pagano la colazione, questa volta farai le cose come dico io≫ afferma autoritario.
≪Buongiorno anche a te, si, anche io sono felice di vederti≫ gli dico con un sorriso ironico ≪Non hai ancora risposto alla mia domanda: la vuoi una bella polmonite?≫
≪Ho, oppure no, il diritto di preoccuparmi per qualcuno?≫ chiede, anche lui, ironicamente roteando gli occhi.
≪Ti sei preoccupato per me? Hai dormito al freddo qua fuori per me? Ma come lo sapevi?≫ gli chiedo, ma sono seria.
Non avrei mai creduto che qualcuno sarebbe mai potuto arrivare a tanto, per me poi. Questo per me è anche troppo.
≪Già, ed è per questo che oggi passerai una giornata all'insegna della razionalità, dell'autocontrollo e della ragione. Non ho rischiato la polmonite, come dici tu, per nulla≫
Gli butto le braccia al collo e lo stringo a me; sento il suo cuore battere conto il mio petto e le sue braccia attorno alla mia schiena. Ha preferito non rispondere alla seconda parte della domanda, ma non ci faccio caso. Potrei rimanere così tutta la vita, ma devo passare la mia giornata all'insegna della razionalità, e il mio pensiero razionale mi dice di non contraddire nessuno.
≪Devo andare da Will≫ lo avverto sciogliendo l'abbraccio ≪Va al padiglione, ci vediamo quando ho finito gli ordini del comandante della nave≫
≪Vale a dire?≫ mi chiede confuso.
≪Percy, sto parlando di Percy≫
≪Comunque sia, non ti lascio da sola. Io verrò con te, il cibo può aspettare≫
Il. Cibo. Può. Aspettare.
Farò finta di non aver sentito questa frase, va'.
Lo aiuto ad alzarsi e ci incamminiamo verso l'infermeria mentre Nico inizia a rinfacciarmi tutte le cose 'stupide e irrazionali' che ho fatto durante la missione che ancora non ricordo. Non mi scoccia, o infastidisce, mi sento felice e stranamente positiva.(( Weeeeeeh' ciau. So che non lo faccio spesso, anzi non mi sembra di averlo mai fatto, ma è per una mia amica. Come tutti noi qui su wattpad vuole diventare una scrittrice e, dopo un saaaaaaaaacco di tempo, ha deciso di scrivere la sua storia (Yep). La sua storia si chiama «Cercando la felicità» come copertina c'è un occhio nocciola (viva la Nutella, obv). Mi farebbe piacere se passaste a darci un occhiata e, se volete, una stellina. Grazie mille a tutti e buonanotteee.
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il segreto
Fanfiction☞[sequel di la profezia]☜ Elena si risveglia nel luogo peggiore che si possa visitare sulla faccia della terra, anzi del sottosuolo, e il suo primo incontro dal suo risveglio le rivela che la sua profezia non riguarda solo lei. Elena dovrà decidere...