XXIII

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[Elena's point of view]

Mi sveglio al limitare del bosco con gli occhi gonfi e i polmoni di cartapesta, mi sento uno straccio in ogni senso.
Aspettate...mi sveglio?
Fantastico, mi sono anche addormentata mentre facevo il mio turno di guardia. Perchè io puó!
≪Ma che ti è preso?!≫ urla una voce femminile alle mie spalle.
Per un attimo credo che Liliana se la sia presa con me per essermi addormentata, ma poi un'altra voce ribatte alzando ancora di più il tono.
≪Ma allora scusa! La prossima volta eviteró di cercare dei fazzoletti nel tuo zaino e ti sveglieró in piena notte≫
≪Già, peccato che quello fosse un mio assorbente, coglione!≫ urla ancora più forte Liliana.
Sono troppo curiosa di vedere l'aspetto della faccia di Joshua dopo la pestata che gli farà la figlia di Zeus, perció mi giro verso di loro rimanendo sdraiata. Sono troppo pigra e stanca per alzarmi, peró ciò mi basta per vedere un assorbente svolazzare in aria mosso dalla mano di Liliana che lo usa per schiaffeggiare la faccia di Joshua. Non so voi, ma io lo avrei già trasformato in un procione se mi fosse successa una cosa del genere.
≪Ecco cos'era!≫ esclama il figlio di Apollo ignorando completamente Liliana ≪Era troppo profumato per essere un fazzoletto, comunque complimenti, sono molto morbidi≫
Questa volta non è la superficie morbida dell'assorbente a colpire la faccia del ragazzo, ma uno schiaffo in tutto e per tutto, con tanto di SPAF bello sonoro.
≪Ahi ahi ahi ahi!≫ geme Joshua massaggiandosi la guancia con entrambe le mani.
Lo spettacolo è finito e non mi hanno ancora vista, perció mi rigiro e tento di dormire. Ehi, la mia filosofia di vita è: Keep calm and carpe diem, cioè cogli l'attimo. È quello che sto facendo, ma spero di cogliere anche un paio d'ore in più. Per una volta, me ne infischio dei sogni semidivini e cerco di godermi la mia dormita anchè perché so che sarà abbastanza breve, ma oggi la fortuna non è dalla mia parte.

Mi trovo in uno spazio infinito e immensamente chiaro che quasi sembra che sia fatto di luce vera e propria.
Sono sdraiata, nella stessa posizione in cui ero prima di addormentarmi e non ho intenzione di muovermi perchè è una posizione molto comoda. Per qualche minuto, credo, ci siamo solo io e la luce, poi compaiono due figure: una ragazza e un ragazzo, una tra le braccia dell'altro. Non ne distinguo bene i corpi, ma solo i contorni, come se fossero delle figure di cartone nero. Se prima non sentivo nulla e regnava la pace nelle mie orecchie, adesso, è come se avessi delle cuffiette incollate con la registrazione di un pianto sparata al massimo; non serve praticamente a nulla tapparsi le orecchie, sembra che il suono si amplifichi quando lo faccio. Il pianto -intuisco sia della ragazza- è qualcosa di straziante quasi mi fa salire le lacrime agli occhi, quasi.
E va bene che questi due piccioncini sono troppo carini, ma i singhiozzi stanno diventando insopportabili e decido di alzarmi per farli sparire con non so cosa; dopo tutto è un mio sogno, sapró controllarlo, no?
≪Ehi...ehm...voi≫ grido con le mani unite a coppa attorno alla bocca ≪Potreste evaporare?≫
Non mi rispondono e la ragazza non accenna minimamente a voler smettere di frignare; continuano a starsene abbracciati come se io non esistessi. Mi sorge un dubbio e mi guardo le braccia, ma non sono trasparenti o cose strane, come invece lo erano nel sogno dove sono stata seppellita viva -"che bei ricordi..."- e me ne compiaccio. Mi chiedo cosa le sia successo, ma non ho il tempo materiale per scoprirlo e non è che abbia tutta 'sta voglia di saperlo. Inizio a camminare verso i due ragazzi, ma ad ogni mio passo sembra che loro ne facciano tre per allontanarsi, allora decido di affrettare il passo, ma non migliora certo la situazione. Mi sembra tanto una corsa in tondo, come se fossi il criceto che corre nella ruota, che si muove ma non arriva mai da nessuna parte. Mi rassegno e mi fermo; poggio le mani sulle ginocchia e cerco di recuperare un po' dell'ossigeno perso durante questa corsa verso il nulla.
Sembra tutto normale, poi il sogno decide di prendersi gioco di me.
Ho corso in lungo e in largo facendoli allontanare sempre di più, poi decido di fermarmi e PUF sono loro ad avvicinarsi. Ho imparato a non farmi più domande sulla stravaganza dei sogni dei semidei, ho già troppi grattacapi per la testa. Man mano che le loro figure avanzano, riesco a distinguere i colori dei loro capelli e dei loro vestiti.
"Colore, colore, colore"
Puoi anche seguirmi nei sogni? Ma certo che sei impossibile!
"Io ti seguo ovunque"
Povera me.
Li osservo meglio e noto che hanno un'aria molto familiare, e quando entrambi alzano la testa l'uno dalle spalle dell'altra sento il mento che tocca terra.
Siamo io e Nico.
È un flashback estremamente doloroso, questo.
≪Non vale! È un colpo basso!≫ grido a chiunque abbia il comando di questo sogno, tanto ormai ho capito che non ci è permesso controllare come vogliamo i nostri sogni.
≪È stato necessario≫ mi risponde una voce maschile e roca che rimbomba ovunque.
Stranamente non vedo il motivo di scattare e affettare l'aria con la mia spada; mi sento tranquilla e rilassata ed è strano visto che la mia iperattività mi impedisce di fare una cosa del genere da anni.
≪Con chi ho il piacere di parlare?≫ chiedo divertita.
È una bella sensazione quella che sto provando; bella, ma strana. Mi sento come quando mamma mi teneva tra le sue braccia, mi sento a casa, protetta e al sicuro. È preoccupante.
≪Oh, il piacere è tutto mio, mia cara figlia≫
Il mio cuore ha perso qualche battito.
≪Papà?≫ chiedo.
≪In...ehm...no, non posso dire in persona. Si, in...vabbè hai capito.≫
Sto parlando con mio padre.
Sto parlando con mio padre, Poseidone.
Merda, merda, merda.
Tutti quegli insulti che avrei voluto gettargli addosso in tutti questi anni mi muoiono in gola, soffocati da una strana sensazione che ho avuto il piacere di provare poche volte nella mia breve vita: gioia, ma non la gioia di aver passato l'anno o di aver avuto il regalo che si desiderava, la gioia con la 'gi' maiuscola, quella che ti riempie fino a farti strabordare, quella vera.
Scuoto la testa per mettere da parte tutti i miei pensieri sulle emozioni che ho provato per poter pensare in maniera razionale, almeno ci provo.
≪Che ci fai qui?≫
≪Mi aspettavo più un "Papà, come vanno le cose sull'Olimpo?" ma va bene lo stesso≫
≪Come dovrebbero andare le cose sull'Olimpo? Bene, ovvio! Siete immortali, avete poteri straordinari, dovrebbe andare male?≫
≪Più di quanto tu possa immaginare. L'Olimpo è in subbuglio. Ogni divinità, maggiore o minore che sia, è preoccupata per le sorti del mondo≫
≪Una vestale da quattro soldi fa tutto questo casino? Ma come siete riusciti a sconfiggere i titani e Gea se con una sedicenne perdete il senno?≫
≪È diverso≫
≪Quanto puó esserlo? Stiamo parlando di una ragazzi-≫
≪Non è una semplice ragazzina, Elena. Lei è una figlia di Zeus, l'unica semidea che abbia mai potuto godere della benedizione di Achille, ha conosciuto sia Ecate che Atena dalle quali ha appreso ogni sorta di magia e strategia logica. Grazie ad Afrodite conosce ogni tipo di magia sull'amore; Ares le ha insegnato ogni sorta di modo per ingannare un avversario; Efesto le ha mostrato segreti sulla meccanica che neppure Leo Valdez credo conosca. È stata una cacciatrice di Artemide e, prima ancora, una sacerdotessa romana. Pensaci, una romana che viene accolta da Artemide, una dea greca, com'è possibile? Mi dispiace ammetterlo, ma Elena è anche più pericolosa di Gea≫
Crollo sulle ginocchia sconcertata.
≪Un "Stai andando bene, ce la farai!" mi andava anche bene≫ sussurro.
≪Devo ricordarti una cosa, prima di andarmene≫
≪Di già? Perchè non mi dici anche che la mia missione è un buco senza via di uscita? Ah giusto lo hai appena fatto.≫
≪Devi conoscere i rischi a cui state andando in contro≫
≪Cambierebbe qualcosa?≫
≪No, ma è bene conoscere il nemico prima di incontrarlo≫
≪Mi hai appena sotterrato ogni sorta di speranza. Una sola domanda: perchè non ti mostri per anni e anni e la prima cosa che mi dici quando decidi di parlarmi è che sto letteralmente andando a piazzarmi di fronte a un missile?≫
≪È giusto così≫
≪Ma siete tutti così?≫
≪Chi?≫
≪Voi Dei. Siete tutti pieni di sè?≫
≪È un grave insulto all'Olimpo, attenta≫
≪Ecco, come ho già detto: pieni di sè. Dimmi velocemente quello che mi devi ricordare e fammi svegliare, non ho più tanto sonno≫
≪La Città dell'Eco, te lo aveva già detto Ade e tua madre te lo ha ricordato con la sua foto, ma anche tu sei così piena di te che non hai prestato la minima attenzione neppure a lei≫
≪Non sono io quella che deve pentirsi delle non-attenzioni verso mia madre≫
≪Ci sono sempre stato≫
≪Ah, buona questa. Grazie, ora posso svegliarmi?≫
≪Ancora una cosa, Elena. Il figlio di Ade, Nico, sei sicura?≫
≪Sicura di che?≫
≪Dei tuoi sentimenti≫
≪Ce l'ho forse scritto in fronte?≫
≪Te lo si legge ovunque, sei un libro aperto≫
≪Spero che questo tu lo sappia grazie al tuo sesto senso paterno divino, o potrei anche uccidermi adesso≫
≪Ah, mi sembra che lo abbiano capito tutti≫
≪Poseidone, distrugge autostime dal 1000 a.C.≫
≪Perchè? Non è brutto ammettere di amare qualcuno≫
≪Papà!≫ grido in tono di rimprovero.
Non so se si sia mai visto una semidea che rimprovera un Dio, ma c'è sempre una prima volta.
≪Ora vado, ma sappi che ho dovuto farlo≫
≪Fare cosa?≫ chiedo confusa.
Si riferisce al fatto del libro aperto?
≪Questo sogno, c'è un prezzo da pagare per i messaggi diretti tra Dei e progenie semidivina≫
≪C-che intendi dire?≫
≪Ho dovuto mostrartelo.≫
≪Cosa?≫
≪Ció che è successo ieri sera, i due ragazzi. Ricorda quello che ti ho detto≫
≪Che? Aspetta, Poseidone!≫ grido, ma il Dio è già sparito sull'Olimpo o in qualche altro sogno di malaugurio.
≪Grazie mille della piacevole chiacchierata...≫ borbotto incrociando le gambe.
Guardo le figure dei due ragazzi che non accennano neppure ad allontanarsi l'uno dall'altro.
È questa la mia più grande paura?
Nah. Non so cosa darei per stare abbracciata così a lungo con lui.
Cazzo, Elena. Riprenditi!
Mi tiro uno schiaffo per ció che sto pensando e spero mi abbia lasciato il segno anche se sto sognando.
Alzo lo sguardo dalle mani che mi stavo torturando nell'attesa e osservo la luce annebbiarsi e lasciare posto all'oscurità; mi sento soffocare e mi si annebbia la vista a causa della mancanza d'ossigeno.
La prima cosa che faccio è quella di respirare a grandi boccate. Dopo poco torno a respirare normalmente e, con l'aria, mi entra in circolo la strana sensazione di essere osservata.
Joshua è di fronte a me e con una faccia impaurita.
≪Scusa Joshua, non volevo spaventarti≫
≪Finalmente≫ esclama sporgendosi verso di me ≪Hai fatto prendere un colpo a tutti noi≫
Se non sbaglio quella maglia doveva essere a quadri verdi!
Joshua indossa una maglia del campo mezzosangue arancione e dei pantaloncini mimetici. Mi ricordo benissimo il suo outfit alla partenza e quasi non mi dispiace questo suo cambio, ma non mi spiego ancora dove abbia trovato i vestiti.
Mi guardo intorno e mi accorgo di trovarmi in un tempio il cui perimetro è circondato da colonne greche in marmo. Ci sono due file ordinate di letti bianchi con le lenzuola altrettanto candide ed io sono su uno di quelli.
≪Joshua, dove siamo finiti?≫
Torno a guardare il figlio di Apollo, ma di lui non c'è nulla.
≪Joshua!≫
È stata un'allucinazione? Sto delirando? No, no, no. Joshua qui c'è stato davvero, non me lo sono solo immaginato, spero.
≪Finalmente ti sei svegliata≫ mormora qualcuno.
Giro la testa quanto basta per scorgere, seduto sul letto alla mia destra, un ragazzo biondo tale e quale a Joshua, ma non è lui.
≪Dov'è Joshua? Il ragazzo...≫
≪Credo sia andato a chiamare gli altri≫
≪Chiamare gli altri? Che succede? Stavo solo dormendo...ma...che posto è questo?≫
≪L'infermeria, ovvio≫
≪Perchè sono in infermeria?≫
Non dovrei trovarmi in un infermeria, no che non dovrei.
Cerco di spremere le meningi per ricordarmi di una qualsiasi cosa che possa ricondurmi a questa situazione, ma io mi ricordo soltanto di aver dormito e incontrato Poseidone-demoralizzo-la-mia-progenie.
Basta. Stop. Nada de nada.
≪Hai dormito...≫
≪Appunto, perchè sono quì? Non si può neppure dormire adesso che ti ritrovi in ospedale?≫ lo interrompo.
Mi aspetterei una qualsiasi altra reazione da parte del ragazzo all'infuori dello scoppiare a ridere, ma oggi vogliono farmi rimbambire per bene.
≪Perchè ridi? Cosa c'è da ridere?≫
≪Se mi facessi finire capiresti il perché≫ mi risponde abbozzando un sorriso.
≪Bene, spiegami. Per favore≫
Sento la curiosità mescolarsi all'ansia che, come di comune accordo, iniziano a corrodermi le ossa.
≪Hai "dormito" per tre giorni≫

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