XXXXII

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[Joshua's point of view]

Annuisco per rispondere alla domanda di Will e mi trascino fino in bagno per potermi fare una doccia.
Lascio scorrere l'acqua finchè non scampo il rischio di trasformarmi in un pinguino e, quando indosso l'accappatoio e chiudo il rubinetto, lo strato di vapore acqueo che si è formato mi impedisce di vedere a un palmo dal naso e finisco per rovesciare a terra la cesta dei panni sporchi finendo sommerso da una marea di maglie del campo.
≪Tutto a posto?≫, dalla parte opposta della stanza sento delle risate soffocate.
Come se non fossero mai caduti in vita loro.
Indosso dei vestiti puliti e mi butto sul mio letto chiudendo gli occhi e concentrandomi solo sulla mia dormita. È stata una giornata estenuante: fra calci, tori sputa fiamme e fiale di pozioni non sono riuscito a stare fermo neppure a pranzo e durante la cena il tic alla gamba che credevo fosse scomparso anni fa, è tornato a colpire facendomi salire l'ansia a livelli stellari.
Quando si tratta di Liliana (o di una cosa che la riguarda anche solo un po') non posso fare a meno di sentirmi ansioso... e preoccupato, molto preoccupato. È la ragazza più testarda che io abbia mai conosciuto; quando un'idea attraversa il suo cervello, non sente ragione e si impunta come un chiodo in una trave. Ha preso tutto dal padre. È capace di cacciarsi in guai di portate enormi, quasi come se avesse un rilevatore di guai e ogni volta che suona l'allarme pesasse "Uh, meraviglioso! Mi piace mettermi nei guai.". Scuoto la testa e la affondo nel cuscino con l'unica intenzione di riposare a lungo.
Di solito mi capita di sognare di mostri che mi scuoiano o di minacce di morti che mi spaventano non poco, ma questo sogno è come se mi stesse risucchiando via l'anima, stile Dissennatore.
(Nel caso ve lo stesse chiedendo, care e cari fan di Harry Potter, si... io l'ho letto e... sono Serpeverde; cari Grifondoro: vi osservo).
All'inizio non riconosco l'auto, e neppure la donna dai capelli biondi alla guida, ma quando sento la sua voce nonostante non la ascolti da molti anni mi provoca una fitta al petto. Io mi trovo accanto ad un ragazzo che ha gli occhi azzurri e i capelli biondi come quelli di sua madre e sta scuotendo una medaglia in alto. Non ho bisogno di altro per sapere che è il premio del primo posto ad una corsa campestre scolastica. Entrambi stanno ridendo per una battuta del ragazzo che, riascoltando adesso dopo un bel po' d'anni, mi sembra senza alcun senso, ma loro ridono lo stesso. La risata di mia madre sovrasta cristallina quella del ragazzo; lui non lo può ancora sapere, ma sarà l'ultima volta in cui sentirà la sua voce.

[Liliana's point of view]

Distolgo lo sguardo dalla statua di Zeus e le lanciò una muta ma consistente maledizione. Con quegli occhi di pietra, duri e freddi che sembrano seguirti come per prendere bene la mira e finire chiunque con qualche folgore a caso è quasi impossibile prendere sonno, ma togliamo pure il 'quasi' perchè è impossibile. Quei bulbi oculari in marmo posti in mezzo alla stanza (con tutto il resto del corpo, si intende) aumentano l'ansia e il senso di colpa. Perchè poi non ne so il motivo.
Elena sta bene e non corre rischi, Percy ha chiarito con Annabeth e siamo tutti felici, più o meno.
Potrei ricollegare la tristezza con la morte di mia madre, come farebbe un qualsiasi psicologo, ma non è per lei.
Certo, mi sento svuotata, inutile, insignificante, depressa, ma non posso fare nulla se non ricordarla felice e continuarla a tenerla in vita nei miei ricordi, in fondo non è colpa di nessuno se c'è stato un terremoto, sono fenomeni sismici dovuti allo spostamento delle placche e non posso certo prendermela con l'Africa, no non posso proprio.
È Josh.
L'ho abbandonato, mentito e tenuto all'oscuro di tutto ed è per questo che il petto mi fa male, ma non di un dolore fisico quanto sentimentale (?) non so neppure come spiegarvelo. Ho la sensazione di aver fatto la cosa sbagliata non dicendogli nulla, ma non ne ho avuto tempo. Avrei potuto portarlo con me e Will, ma non avrei potuto spiegargli tutto per bene come ho intenzione di fare.
Alla fine non resisto più e decido di infagottarmi per uscire. Non riuscirei a dormire ugualmente con Zeus che mi fissa.
Mi avvolgo nella coperta ed esco dalla cabina respirando l'aria fresca della notte. È un bel modo di pensare e schiarirsi le idee, quello di passare la notte tra le stelle e l'erba ed io ne ho bisogno.
Mi incammino verso la spiaggia, ma mi blocco quando noto il movimento di un'ombra scura a qualche metro di fronte a me. Sospiro di sollievo quando capisco che è solo un ragazzo del campo, e mi chiedo cosa ci faccia a quest'ora fuori dalla sua cabina, ma evito di chiederglielo per due morivi: primo, non mi ha ancora visto; due, potrebbe farmi la stessa domanda e credo che sia infantile rispondere con 'perchè Zeus mi fissa'.

[Nico's point of view]

Saluto Joshua con la mano senza voltarmi per vederlo e arrivo alla diciassettesima cabina quasi trascinandomi per la stanchezza. Apro con una debole spallata la porta e lascio cadere la spada muovendo un paio di passi verso il letto; mi tolgo il giubbotto da aviatore, che continuo ad indossare nonostante tutte le minacce di scioglimento, e lo abbandono ai piedi del materasso. Credo di non avere la forza fisica necessaria per cambiarmi o comunque soltanto togliermi le scarpe. Mi lascio cadere sulle lenzuola guardando il soffitto con un'infinità di pensieri che mi attraversano la testa. Non sapere con estrema precisione quello che sta accadendo mi irrita. Mi irrita non sapere cosa sia successo dopo aver lasciato Elena e Annabeth da sole. Mi irrita non sapere cosa abbia fatto Elena e cosa abbia combinato Liliana. Mi irrita... e preoccupa.
Sbuffo violentemente perchè posso permettermelo, non avendo compagni di stanza. Sguscio fra le lenzuola e mi raggomitolo portando le ginocchia al petto e pregando Ipno affinchè non mi faccia sognare cose come quelle di questa mattina.
Un elemento a caso: il Tartaro.
La parte più profonda del regno di mio padre dove i mostri più antichi e crudeli nella storia della mitologia Greca, o Romana, aspettano millenni prima di ricomporsi e ritornare a mangiare semidei come spuntini di mezzanotte.
È passato poco tempo dall'ultima volta che ho sognato di ritornarci ed è stato sufficientemente traumatico per rovinarmi la giornata.
Vi risparmio i dettagli riguardanti il mio sonno, ma vi basti sapere che non so cosa mi impedisca di ricorrere al suicidio. Non lo so proprio.
Il mio pensiero va automaticamente ad Elena.
Forse avrei dovuto dirglielo. Avrebbe dovuto sapere del mio sogno. Forse ho fatto bene a tenerglielo nascosto e non farle sapere nulla. Forse questa notte sognerò ancora di quel mondo di cui ne ho abbastanza. Forse non dovrò preoccuparmi di fare brutti sogni perchè non dormirò proprio.
Per quanto possa crogiolarmi nei miei 'forse', o girarmi e rigirarmi nel mio letto, o contare tutti i satiri di questo mondo, non riuscirò mai ad addormentarmi sapendo che Elena ne ha combinata un'altra delle sue.
Prima che possa cambiare idea balzo giù dal letto e recupero il mio giubbotto pronto all'impatto con la notte.
Detto, fatto.
Spalanco la porta e l'aria fresca della notte mi investe in pieno. Mi si insinua fin nelle più piccole pieghe della maglietta e del giubbotto finchè non mi sento gelare anche le ossa.
Non riesco a credere che lo farò davvero.
Chiamatemi stalker, o come preferite, ma non riuscirei comunque a dormire, tanto vale sfruttare la situazione e dare un'occhiata alla figlia di Poseidone.
Faccio attenzione a non essere visto da nessuno mentre percorro quelle poche centinaia di metri che dividono la cabina del Re dei morti da quella del Re dei mari.
Mi sorprendo a pensare che entrambi i regni dei nostri genitori inizino per m e finiscano per i, che abbiano entrambi quattro lettere...
Da quando sono così attento a certe coincidenze?
Scuoto la testa e sono fermamente convinto che se qualcuno mi vedesse farlo mi darebbe per posseduto, ma non ho bisogno di altri appellativi. È già abbastanza difficile essere un figlio degli Inferi, figuriamoci essere il figlio che-scuote-la-testa-senza-motivo-mentre-passeggia-di-notte degli Inferi.
Dopo un paio di altre strane coincidenze e qualche imprecazione verso dei sassolini molesti, arrivo di fronte alla cabina di Poseidone.
Non ho intenzione di entrarci, mettiamo le cose in chiaro.
La aggiro per arrivare sul lato sinistro, dove una piccola finestra mi permette di vedere all'interno della cabina.
Riesco a vedere Percy, che come al solito sbava nel sonno, con un braccio sistemato anomalamente dietro la testa e una gamba a penzoloni fuori dal materasso.
Mi chiedo come riesca a farlo.
Sposto lo sguardo sulla sinistra, su un altro letto dove Elena sta russando come suo solito.
Si, la sento fin quà.
Non sembra diversa dal solito, insomma russa sempre quando dorme, ma si sta agitando. Stropiccia le lenzuola dando calci e le stringe in pugni forti da farle sbiancare la pelle delle mani. Digrigna di denti e aggrotta le sopracciglia.
Una bella e rilassante dormita in sostanza, però io non posso fare nulla per fermarla così appoggio i gomiti sulla sporgenza della finestra e aspetto.
Aspetto tutta la notte.

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