XXXXIX

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[Elena's point of view]

Appagamento.
Felicità.
Spensieratezza.
Amore.
Affetto.
Felicità.
Senza pensieri.
Leggera.
Sono più o meno queste le sensazioni di quest' ultima settimana passata al campo. Senza preoccuparsi di dover tenere conto di una ragazza che vuole te e altri tre ragazzi, che alla fine hai imparato ad apprezzare e volere bene, morti -insieme a tutto il resto dell'umanità. Senza dover necessariamente guardarmi le spalle da qualcuno di più pericoloso di una Clarisse con una lancia oppure Travis con suo fratello Connor e qualche loro scherzo; poter vivere una vita normale, parlare con le amiche, allenarsi, mangiare, cantare attorno al falò, passeggiare con le amiche, mangiare mentre si cantano delle canzoni dei falò e si fanno delle passeggiate.
Mi sono sentita viva.
Piena e finita.
Come qualcosa che non è mai stato completato fino ad allora, perchè eliminando Elena dalla mia vita è come se avessi lasciato posto alla Elena che sono davvero.
Impulsiva, sfacciata, sorprendentemente timida, con l'arrabbiatura molto facile, ma che sa voler bene.
Questa settimana, non è stata però solo piena di cose belle, eh!
Non sono mancate le litigate con Joshua, con Liliana con taaaaaantissime altre persone, ma è stato bello, litigare intendo, perchè in un modo o nell'altro mi ritrovavo a scherzarci con loro dopo poco tempo.
Ed ora sono qua, in piedi, ad osservare le onde che si infrangono contro la sabbia creando un gorgoglio quasi rilassante che mi fa ripensare a questa settimana.
Sento che... che potrei piangere.
Io voglio piangere e liberarmi di tutto quello che per questi sette giorni mi ha assalita insieme alla felicità.
La sera, subito dopo aver dato la buonanotte a Percy, il pensiero riaffiorava e non... ah! non riesco a non pensare ad una cosa del genere.
Vi ho detto che Abby voleva parlarmi, no? Sono ancora scossa e cupa dentro.
Quello che sto dicendo è moooooolto diverso da quello che vi ho detto poco fa, ma: che ci volete fare? Sono così, punto! Bene, tornando al presente.
Lo stesso giorno in cui l'ho rivista, la sera dopo cena e dopo il falò, con il rischio di essere uccise dalle arpie, Abby mi ha letteralmente buttata giù dal letto e portata in spiaggia, nel preciso punto in cui adesso mi trovo.
Si è seduta guardando l'orizzonte restando in silenzio per qualche attimo giusto il tempo di farmi prendere posto accanto a lei per poi scoppiare in lacrime.
Io non avevo la minima idea di cosa fare, o cosa dire, o cosa pensare, volevo solo che smettesse di piangere, di essere triste, così l'ho abbracciata e lei ha abbracciato me. Forte e debole allo stesso tempo, disperatamente ma con leggerezza.
≪Io... io non volevo!≫ cercava di parlare tra i singhiozzi, ma coglievo si e no qualche parola e per farla tranquillizzare la zittivo accarezzandole la schiena.
Il suo sembrava un pianto che avrebbe potuto continuare per secoli. Qualsiasi cosa si teneva dentro doveva essere davvero doloroso per lei per farla collassare così.
≪Ehi, è tutto okay adesso. Sistemeremo tutto, hai forse dimenticato di bruciare del cibo per Iride? Non preoccuparti.≫
Probabilmente non avrei dovuto dirlo.
La feci infuriare di più e mi spinse lontano da lei smettendo di singhiozzare per alcuni secondi prima di cedere di nuovo alle lacrime.
≪Non si può più sistemare nulla, è stato tutto colpa mia! Sono una pessima figlia e una pessima amica!≫
Io ero preoccupata tanto quanto lei avesse bisogno di sfogarsi e la incitai a continuare con il bubulio di un gufo da sfondo, abbastanza inquietante.
≪È tutto colpa mia, ma lei mi ha costretta! Io non lo avrei mai fatto, io non sono quello che vedi. Io.. io sono un mostro. Mi devi stare lontana, non mi devi parlare, non mi devi pensare, non devi provare pietà per me, solo rancore, rabbia, disprezzo e odio.≫ si asciugò le lacrime con i palmi delle mani mentre io la guardavo allibita ≪Ho boicottato la tua missione, vi avrei potuti uccidere, tutti quanti! Mi teneva in pugno, e io non sapevo come fare per uscirne.≫
≪Abby, sei solo stanca. Me ne parlerai domani, con calma≫ farfugliai alzandomi frettolosamente.
Quella conversazione stava diventando molto strana. Io non capivo un accidente di ciò che diceva e quel poco che capivo non mi riportava a nulla di positivo. Uccidere? Boicottare? Aver in pugno? Lei? Lei chi?
Io ci pensavo e ripensavo mentre Abby mi implorava di restare con i suoi occhi verdi, diventati scurissimi e allarmanti con il buio della notte. E, mentre ci pensavo, nella mia mente affioravano dei nomi. Charla, una ragazza antipaticissima; Sierra, la mia vecchia baby sitter e nessuna che lei conoscesse.
Mi ritrovai poi a ricomporre lentamente tutti i pezzi di ciò che era successo e mi sentii il terreno mancare da sotto i piedi.
Elena, quella vecchia...mah! meglio se non mi esprimo.
Ma era impossibile, perciò non lo dissi ad alta voce e tornai a sedermi.
≪Abby, prendi grandi respiri e poi ricomincia la storia dall'inizio.. Partiamo da ciò che è semplice: chi è lei?≫
≪Era solo un sogno: ero nel bosco e in mezzo alla radura c'era una scatola di marmo. Avevo sentito una voce e poi ero stata attaccata da quella gorgone e al mio risveglio era tutto normale. Ma poi sei arrivata tu.≫
≪Tutto combaciava, nome, padre divino, abilità, debolezze, tutto. Io non potevo rinunciare.≫
≪Così, quando Rachel ti ha menzionato nella profezia, ho agito. Mi aveva dato delle istruzioni precise... io... non devo...≫ prese un grande e tremante respiro e continuò ≪Così ho preparato quei dolcetti e lei ha fatto il resto. Sapeva dove eravate, ogni momento, ogni spostamento. Ed io l'ho aiutata. Se non avesse controllato i messaggi Iride, io vi avrei anche avvisati, quella notte sul monte Diablo, lo giuro.≫
≪Ti avrei evitato tutte quelle ferite e cicatrici se te lo avessi detto, ma io sono una codarda, lo sono sempre stata e dovrei pagare≫
Un turbine di pensieri prese a vorticare nella mia testa senza sosta e inesorabilmente.
Abby mi aveva tradita, no? Io che mi ero fidata, l'avevo considerata come una sorella.
Ma io non potevo accusarla e non avevo l'intenzione di farlo: Elena la ricattava, sicuramente.
La abbracciai tenendola stretta a me, per non farla scappare e per trasmetterle quello che non sarei riuscita a dirle, e cercai di reprimere le lacrime almeno per poter parlarle.
≪Mi dispiace, Abby. Mi dispiace davvero. Non è colpa tua, non sei una pessima amica, né una pessima figlia, non sei un mostro. Tu sei Abby, la mia dolce Abby, e qualsiasi cosa tu abbia fatto avrà avuto un suo perchè. Raccontami cosa ti ha detto Elena≫
≪Era una cosa stupidissima. Mi aveva promesso una nuova vita con mio fratello ed io non ho potuto resistere. Era tutto così reale che non ho pensato a quanto fosse inverosimile, ma ero felice.≫ sorrise e fu come se si fosse accesa una luce nel bosco.
Il suo era un sorriso amaro, pieno di tristezza, ma era allo stesso tempo un sorriso vero.
Io non sapevo cosa le avesse detto Elena, o tanto meno che rapporto avesse con suo fratello, ma sapevo che quando una cosa ti rende felice si fa di tutto per ottenerla, costi quel che costi, perchè niente è più importante della propria felicità.
≪Vuoi parlarmene?≫
Nel silenzio della notte, con quelle rivelazioni, il mio tono di voce le risultò molto dolce perchè Abby trasalì.
≪No... devo andare, volevo solo che lo sapessi. Fammi un favore: dillo a Chirone≫
≪Sarai tu a dirglielo, domani mattina.≫ le dissi seria.
Non poteva andarsene e... puf, lasciare tutto il lavoro sporco a me.
≪Non posso, non ci sarò≫ mi disse lei con un sorriso amaro.
≪Tu ci sarai, non te ne andrai e ne parleremo insieme.≫
Lei sospirò e scosse la testa.
≪Perchè fai così?≫ mi urlò contro mentre le lacrime le rigavano il volto ≪Io dovrei odiarti e tu dovresti odiare me. Perchè mi tratti da amica? Perchè mi fai questo?≫
Prese a singhiozzare ed io non potei più trattenere le lacrime.
Perché lo facevo?
Perchè lei è una mia amica.
Perchè le voglio bene.
Perchè non l'avrei abbandonata proprio quando stava crollando.
Perchè non sono nè meschina nè tantomeno una codarda.
≪Anche tu, sai, non mi rendi le cose per niente facili. Come posso arrabbiarmi con te? È... difficile se... se mi parli così. Tu non ti farai mai
odiare da nessuno, nessuno lo farà, come me.≫
≪Non credevo che fossi scema fino a questo punto≫ sorrise lievemente.
Quella sera mi raccontò tutto di lei e credevo di essere pronta quando mi ha parlato di suo fratello, ma solo pensarci mi fa venire i brividi.
Vorrei non raccontarvelo, e non lo farò.
Ripensare a quella sera, con il sole che scompare e tinge il cielo di viola e arancione, non è esattamente felice, ma io lo ricordo in linea di massima un traguardo per me stessa.
Ho abbattuto la barriera del pregiudizio e dell'odio. Credo di averla sfondata, per i miei standard.
Sento dei passi sulla sabbia e vedo Nico avvicinarsi.
Accenna un 'ciao' mimandolo con le labbra e io rispondo con un sorriso.
Lascio che mi stringa a se mentre giocherello con il lembo della sua maglia.
Lui sa tutto di Abby, come ogni ragazzo al campo, e come loro le vuole ancora più bene.
Siamo tutti fragili e nessuno può salvarsi da solo, esperienza di vita, letteralmente parlando, e anche Abby lo ha capito.
Non lo avrà dato molto a notare, ma credo abbia apprezzato molto quei regali.
Sapete: ogni tanto, qualche semidio lascia dei regali caratteristici per ogni cabina (ad esempio dei cereali rarissimi se è uno della cabina di Demetra) e persino Nico glie ne ha lasciato uno, ma io no.
Non sto dicendo che Nico non sia un tipo da regali e cose tipo questa, ma mi stupisco di me stessa (e di Percy) che non abbiamo neppure pensato a cosa regalarle.
Dite che sia troppo chiedere a mio padre il suo Tridente?
≪Stai ancora pensando ad Abby?≫ mi chiede Nico lasciando che la mia domanda aleggi e rimbombi nella mia mente.
Io annuisco e adocchio la cerniera del suo giubbotto, afferrandola e rigirandola tra le dita ≪È un chiodo fisso nella trave che è la mia testa.≫
≪Dovresti essere più rilassata, questa settimana mi sei sembrata più stanca.≫
≪Lo so, ma Abby...≫
≪Abby sta bene≫ mi interrompe ≪Grazie a te. Hai fatto quello che una buona amica deve fare, ora puoi lasciare perdere tutta quella malinconia sulla sua storia.≫
≪Non è la storia in se, ma i suoi sentimenti≫ lo rettifico.
Si, io penso spesso ad Abby e alla sua vita... e a suo fratello. Non riesco a togliermelo dalla testa.
≪Io ho il dovere di ricordarlo≫
≪Non ti sto dicendo di dimenticartelo, ma di non farne il tuo pane quotidiano≫
≪Pane quotidiano?≫ ripeto ≪Mi ricordi il parroco della chiesa che frequentava mia nonna. "Ringraziate il signore e fate della preghiera il vostro pane quotidiano".≫ cercai di imitare la sua voce e sorrido all'idea di Nico con una di quelle strane toghe da uomo di chiesa.
≪Oh, andiamo! Non credo di avere l'aspetto da parroco≫
≪No, decisamente no. I vestiti da parroco non ti donano. Risaltano troppo la tua carnagione chiara.≫
Mentre distrattamente arrotolo un ciuffo della pelliccia del colletto del giubbotto di Nico incomincio a sentire il petto e la guancia bollenti e la fronte sudare, così sbottono il suo giubbotto e cerco di sfilarglielo, ma il figlio di Ade mi guarda senza muovere un muscolo con uno strano sorriso dipinto sulle labbra.
≪Cosa stai cercando di fare?≫ chiede quando mi arrendo e rinuncio a sfilarglielo.
≪Levarti questo giubbotto, ovvio. Sto sudando come un maiale≫ rispondo.
≪I maiali sudano?≫ mi chiede sorridendo ≪E poi dovrei togliere il mio giubbotto perché tu stai sudando? È la cosa più controversa che abbia mai sentito≫
Sbuffo e roteo gli occhi.
≪Mai sentito parlare di maiali che sudano, poi≫ dice con un alzata di spalle poi mi prende la mano e mi guida verso il padiglione per cenare.
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≪Aaaaahhhh!≫ smetto sul colpo di intrecciare i capelli e mi volto verso il letto di Percy che dorme tranquillamente. Mi sembra strano che non abbia sentito l'urlo, ma non voglio svegliarlo ed esco dalla mia cabina in fretta e furia cercando di individuare chi abbia potuto urlare in quel modo tanto raccapricciante.
Ammetto di essermi aspettata qualche semidio in più fuori dalle cabine, già intenti nella ricerca, ma sembra che l'abbia sentito solo io. Probabilmente è così tardi che Ipno dovrà essere nel pieno delle sue attività da dio Greco del Sonno.
Faccio attenzione ai rumori perché chiunque abbia urlato non può essersi dissolto nell'aria.
Sento un lieve sussurrio che si confonde bene con il frusciare delle foglie dovuto alla nottata ventosa e non riesco a capire da dove provenga fino a che non scorgo dei capelli biondi e mi avvicino.
≪Sono tornati, ancora e ancora. Falli smettere, non li voglio più vedere≫ bisbiglia la voce di una bambina.
≪Lo so, vengono anche da me sai?≫ riconosco la voce dal forte accento Inglese: è Joshua.
Oh ma dai! Con centinaia di ragazzi che ci sono al campo dovevamo essere io e Joshua ad aver sentito l' urlo.
≪E come li cacci?≫ gli chiede la stessa voce, tirando su col naso.
≪Non li mando via≫ risponde Joshua ≪Li lascio passare e poi vanno via da soli≫
≪Come ci riesci? Io... io non ci riesco mai sono troppo cattivi per me≫
≪Io cerco di pensare alle cose belle, come un fiore, o una torta al cioccolato≫
≪E le persone? Le persone sono abbastanza buone?≫
≪Ci sono persone molto più buone di una torta, si. Ne conosci qualcuna?≫
La bambina muove piano la testa ≪E tu?≫
≪Io? Io davvero tante. Qui ci sono molte persone buone, puoi assaggiarmi se vuoi≫
La ragazzina ride e provoca in me un sorriso per la sua risata, pura e cristallina. In questo momento mi sento pervadere la spina dorsale da una sensazione cupa.
Come ho potuto giudicare tanto male Joshua?
Ascolto ancora un po' i due semidei parlare tra loro fino a che non mi si incrocia la vista e, seguita dal senso di colpa e con le lacrime agli occhi, mi incammino verso la mia cabina.
Alzo gli occhi al cielo, pieno di stelle che brillano, e mi fermo ad ammirarlo. Potrò farlo ancora e ancora, fino a che non avrò il corpo ricoperto da rughe e gli occhi fuori dalle orbite, da sola o con qualcuno al mio fianco. Posso provare ad avere una vita normale.

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