[Liliana's point of view]
Devo dirglielo, devo dire a Joshua tutto quello che ho fatto. Certo, non nel cuore della notte, ma il più presto possibile. Deve saperlo da me, e da nessun altro. Non posso pretendere di poter essere la sua ragazza se poi gli nascono ogni minima cosa.
Okay, forse 'la sua ragazza' è una parola un po' troppo grossa, ma non ci sono altri termini per descrivere il nostro rapporto visto che siamo qualcosa di più che semplici amici.
È accaduto una notte in una strana città della Luisiana, non mi ricordo molto bene i particolari, ma mi ricordo cosa è accaduto.
Viso che l'ultima volta che avevamo lasciato Elena e Nico a fare il turno di guarda avevano scatenato una guerra di trincea stile prima guerra mondiale per un' invenzione di Elena (non mi capacito ancora di come sia stata in grado di inventarsi queste cose) avevamo deciso che li avremmo lasciati dormire. Insomma, alla fine eravamo rimasti io e Josh come degli allocchi a controllare che nessuno ci venisse a divorare le teste mentre dormivamo.
Io ero distesa e guardavo il cielo stellato cercando di distinguere le varie costellazioni quando mi si avvicina Joshua e mi si siede accanto. Devo ammettere che la sua presenza mi seccava molto, il suo atteggiamento era troppo strafottente per i miei gusti e odiavo avercelo vicino, ma quella sera era diverso, era come se il Joshua che conoscevo fosse un ologramma, solo una faccia della medaglia.
≪Credo abbiano risolto≫ mi fece notare con un cenno del mento i nostri compagni.
Mi tirai sui gomiti per vederli: si erano entrambi accucciati sotto una coperta (da me comprata, intendiamoci) e dormivano come se fossero un'unica persona, stesso respiro e stesso corpo. Mi fecero desiderare di avere un ragazzo, ma non lo dissi ad alta voce.
≪Già≫ concordai.
Tornai a guardare il cielo finchè Joshua non ruppe il silenzio che iniziavo ad apprezzare.
Non mi ricordo con precisione cosa mi avesse detto, ma probabilmente era una battuta perchè sono più che certa di aver riso e di aver risposto in modo altrettanto divertente.
Poi è tutto impresso a fuoco nella mia mente; le mani che si intrecciano, i respiri che si attenuano, gli occhi che si cercano e le labbra... beh, immaginate.
Non è stato il mio primo bacio, ma è stato il mio primo vero bacio.
Mi vengono i brividi tutte le volte che mi torna alla mente e spero succeda ancora, spero di rivivere tutte quelle emozioni che ho provato ogni singola volta in cui penserò a quel bacio, anche a novant'anni su una sedia a dondolo a sferruzzre con della lana scialva dei calzettoni per i miei nipoti; mi fermerò, guarderò la foto del mio matrimonio sul caminetto, mi ricorderò dei giorni trascorsi con lui e al campo, di tutto quello che è successo con lui e quando sorriderò ricordandomi del bacio, uno dei miei nipoti mi si siederà in grembo chiedendomi perchè stia sorridendo ed io gli risponderò dicendogli di mettersi comodo per la storia d'amore più bella, sdolcinata e complicata di tutta la sua vita. Dite che immagino troppo?
Ad ogni modo, sento un peso al petto dal quale devo liberarmi e l'unico modo è di parlare con Joshua, cosa che non posso fare adesso.
Questa sera, nonostante sia Agosto, l'aria è abbastanza umida e un po' fredda, ma nulla che non possa sopportare; le acque della costa di Long Island sono calme e alcune leggere folate di vento trasportano nell'area circostante la spiaggia l'odore di mare e immensità che si sente spesso quando si è vicino al mare, se si fa anche abbastanza attenzione agli odori si riesce a distinguere il profumo delle fragole coltivate dai satiri e le fronde degli alberi muoversi. Fungono quasi da ninna nanna e dormirei, se non fosse per il fatto che mi ricordino molto gli stessi alberi che si trovavano nei pressi della mia casa in Europa, ormai abbattuti dal terremoto, esattamente come mia madre.
Ah! Non ci dovrei pensare, ma non ci riesco. Ogni più piccola cosa, che sia la colazione o una passeggiata, mi ricorda lei, dei momenti che ho passato in sua compagnia, con Esther Francis. La stessa Esther Francis che adesso potrebbe trovarsi più in alto delle nuvole o più in basso dell'oceano. Il modo in cui mi guardava la mattina nei giorni in cui tornavo nella nostra casa, il profumo dei suoi pancakes o di quello strano intruglio che beveva lei, dei suoi vestiti, di tutto, per gli Dei come mi manca.
Una semplice parola per dirle che le volevo bene, che... ah, ma qualsiasi cosa invece che quel breve saluto dell'ultima volta dopo il messaggio iride: "Ci vediamo presto, non ti preoccupare". Se ci ripenso mi viene la pelle d'oca. Le ho mentito, l'ho fatto spudoratamente.
Ad ogni modo, la frittata è fatta e non posso fare altro che cercare di vivere la mia vita al meglio, anche per lei.
Sto per rilassarmi, godermi il lieve rumore delle onde quando sento dei sibili in lontananza, come se ci fossero dei serpenti.
In un primo momento mi sento disorientata, non so cosa fare ed urlerei, ma farei la figura della scema, perciò mi addentro nel bosco e corro per alcuni metri fino a che non trovo un albero degno di essere chiamato tale e mi ci arrampico su più veloce che posso.
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il segreto
Fanfiction☞[sequel di la profezia]☜ Elena si risveglia nel luogo peggiore che si possa visitare sulla faccia della terra, anzi del sottosuolo, e il suo primo incontro dal suo risveglio le rivela che la sua profezia non riguarda solo lei. Elena dovrà decidere...