VIII

725 57 5
                                    

[Elena's point of view]

≪Quindi Ecate è la Dea della magia, dei bivi e controlla la Foschia? Poteva dirmelo direttamente, senza fare tutti quei preamboli≫ mi lamento.
Parlare con Ade non è esattamente il massimo del divertimento, poi se ti sta facendo delle lezioni di epica diventa un Inferno, nel più vivo senso della parola.
≪Se le cose si fanno, si fanno per bene≫ mi ammonisce.
≪Ora potresti dirmi cosa mi ha fatto Ecate? Ammesso che mi abbia fatto qualcosa...≫
≪Un'incantesimo≫
Ma dai? Pensavo la pasta al sugo!
≪Potrebbe essere più specifico?≫
≪Ti ha fatto dimenticare tutto ció che avevi visto e toccato mentre eri negli Inferi. Per questo non hai riconosciuto mia figlia≫
Mi sto per strozzare con la mia stessa saliva. Tossisco mentre guardo dal basso all'alto il Dio che è del tutto indifferente a questa scena.
≪Tua figlia? Inferi?≫ ripeto.
≪Per parte romana, Hazel Levasque≫
Spalanco prima gli occhi e poi la bocca, visibilmente stupita. Hazel quindi non era innamorata di Nico, ma era semplicemente preoccupata per lui e viceversa... ed io che credevo che... oh, lasciamo stare, okay?
Riassumiamo, tutti insieme, le notizie degli ultimi cinque secondi: sono stata negli Inferi non-si-sa per quale motivo non-si-sa quanto tempo fa e la figlia di Ade mi aveva riconosciuta nel "mondo di sopra" e io non lo sapevo neppure.
≪Ci sono già stata?≫ chiedo indicando la stanza.
≪Ovvio≫
≪Perché ero qui? La prima volta intendo≫
≪Una piccolissima vendetta da parte di Elena≫
≪E tu uccidere la chiami "piccolissima vendetta"? Caspita che tatto!≫
≪Hai dimenticato che posso incenerirti con uno schiocco di dita?≫
≪E tu che sono già morta≫
≪Non lo sei≫
≪Si lo sono≫
≪Non lo sei, tecnicamente≫
≪Si invece≫
≪Non lo sei≫
≪Si lo sono≫
≪Non lo sono≫
≪Si lo sei... Aspetta, che?≫
≪Insolente tanto quanto il fratello≫
≪Ma che avete contro Percy?≫ mi lamento.
Povero ragazzo, e che cavolo tutti conto lui! Ma cosa è? Tutti contro Percy Jackson, nuovo gioco distribuito da Olympians Games? Mbha!
≪Non puoi capire≫ con un gesto della mano liquida la mia domanda.
≪Sarà≫ borbotto senza farmi sentire dal Dio ≪Ammesso che non sia morta e che tu mi possa incenerire, come me ne vado da quì?≫ chiedo dopo.
≪Oh giusto≫ Ade si accarezza il mento pensieroso.
Aspetto che mi dica come uscire di quà perché, in questo momento, é tutto ciò che voglio. Voglio tornare a casa per fare quattro lunghissime chiacchiere con mia madre e chiederle cosa significhi il numero che c'è sulla sua foto e perché la foto si trova in un ciondolo che ho trovato al Campo Mezzosangue e dai miei amici per schiaffeggiare Nico fino a farlo svenire. Voglio tornare al Campo, per allenarmi e non pensare a quella stupida profezia che neppure conosco. Voglio dimenticarmi di avere una missione da portare avanti. Voglio dimenticarmi di chi sono e dei miei doveri. Voglio poter vivere normalmente, tornare indietro nel tempo e non farmi espellere dalla mia vecchia scuola. Voglio, ma non posso, non mi è permesso e non mi sarà permesso mai.
≪Eureka!≫ urla Ade così forte da farmi saltare giù dalla sedia.
È stato in silenzio per così tanto tempo che mi ero dimenticata della sua presenza.
≪Dimmi a memoria la profezia≫ aggiunge.
≪Lo farei se la sapessi≫ gli dico mentre mi alzo pulendomi i pantaloni con le mani.
≪Io credo di sì, invece≫ lo sguardo di Ade lascia trasparire chiaramente che mi sta sfidando.
≪Io NON l'ho mai sentita≫ ripeto.
≪Italia≫ dice lui indicandomi.
≪Italia?≫
≪Lo scorso solstizio d'inverno≫ continua il Dio.
≪Ma voi Dei conoscete i mesi e i giorni della settimana o soltanto solstizi ed equinozi?≫
La domanda sorge spontanea dopo aver passato più di due settimane fra dei, semidei e canti attorno al falò al campo mezzosangue.
Il Signore degli Inferi mi guarda truce ed ignora completamente la mia domanda.
≪L'ultima ninna nanna cantata da tuo nonno≫ continua.
All'inizio non capisco, poi è come se mi avessero piazzato un ricordo di fronte agli occhi. Mi ricordo della vecchia casa di nonna, in Italia per l'appunto, del falò che avevamo fatto tutti insieme la sera, della camera dove ho dormito che era piena di disegni e potrei elencarveli tutti, non so come, ma so che ci riuscirei, ricordo anche la filastrocca Italiana che mi era stata raccontata per farmi addormentare e solo adesso ne comprendo il significato a pieno
I quattro figli degli opposti si riuniranno nel giorno sacro a Giove. inizio guardando il volto di Ade che mi sorride soddisfatto ≪Porteranno con loro un dono che poco duole.
Ombra e luce collaboreranno e cielo e mare un antico strappo risaneranno.
Combatteranno l'antica nemica cha ha tanto atteso e il velo nero su di esso verrà steso
≪Ora, potresti anche tradurla in inglese≫ mi consiglia Ade con tono scocciato.
Io, non ne capisco il motivo, non é certo colpa mia se mi é stata detta una sola volta, sotto forma di ninnanana e in Italiano, a proposito: come posso ricordarmi una profezia e non quando Cristoforo Colombo ha scoperto l'America?
≪Come posso ricordarla?≫ chiedo.
≪Ah, non chiederlo a me!≫ si difende il Dio alzando le mani.
Mi sta sorgendo un forte dubbio, ho bisogno di aiuto: credo che Ade sia schizofrenico. Un minuto prima mi può incenerire, un minuto dopo fa il sarcastico. Ma che si fuma che nell'Ade non cresce niente?
≪Posso anche andare ora no? Ti ho detto la profezia! Su, come esco da questo posto?≫ chiedo muovendo le braccia in gesti ampi.
Ade mi guarda come se non fosse convinto di qualcosa; io spero che ciò non implichi superare altre prove perché non sono nelle capacità di fare niente di più che mangiare o dormire, meglio se prima una e poi l'altra.
≪Non ancora, non sei pronta≫
Mi sta prendendo per il *linguaggio fin troppo inappropriato*. Adesso che vuole? La luna? Una pianta carnivora che cresce sulle isole Fuji solo il ventiduesimo mercoledì di un anno bisestile?
Mi metto le mani nei capelli, disperata. Respiro lentamente per evitare di compiere gesti dei quali mi potrei pentire in futuro, tipo uccidere un Dio immortale, non so se rendo l'idea.
≪Che dovrei fare?≫
Guardo Ade, anzi lo osservo, anzi lo uccido mentalmente. Sentite non lo so neanche io che cosa vorrei fare al Dio degli Inferi.
≪Non lo so, di solito ci sono tre prove da superare≫ dice grattandosi il mento. Ho paura se lo consumi a furia di pensare a come farmi impazzire.
≪Facciamo come se le avessi fatte?≫ propongo sorridente cercando di persuaderlo. È in momenti come questo che vorrei essere una figlia di Afrodite.
≪No.≫ risponde il Dio secco.
Irremovibile e intrattabile, insomma: Nico di Angelo.
"Smettila di pensare a lui, porco Giove!"
Shh, stà zitta.
Mi mancava la vocina interiore.
≪Che ne dici di farmi saltare su un piede e provare a respirare velocemente con la lingua da fuori?≫ speriamo che l'idea gli piaccia perché sono più che sicura che se dovesse scegliere altre due prove le perderei ancora prima di iniziarle.
≪No.≫
Ma ha un registratore incorporato?
≪Tre per tre?≫ chiedo.
≪No.≫ ripete Ade.
Ma Dio cane, cosa gli è successo?
≪Ade?≫
≪No.≫ ripete.
Okay, o si è incantato il disco o Ade mi sta prendendo per il culo.
≪Ho fatto quella prova per niente?≫ urlo adirata.
≪No.≫
≪Non ci sono prove da superare!≫ il ciondolo si trasforma in una spada e non tarderò ad usarla.
≪No.≫
≪Non uscirò mai da qua!≫
≪No.≫
Urlo e trafiggo la figura di Ade che si dissolve in cenere.
Cado sulle ginocchia e inizio a singhiozzare, perché poi non so. In fondo, stare negli Inferi non è tanto male sapete? Non c'è nessuno che ti dica cosa fare, dove andare, ma non ci sono né libri, né wi-fi, né cioccolata calda, né amici, né famiglia, né falò, né letti, né cuscini. È una merda.
Qualcuno batte una volta le mani alle mie spalle.
Mi drizzo e mi appoggio sui talloni tenendo lo sguardo fisso sulla mia spada che si è conficcata nella pelle della sedia.
Un altro battito, seguito da altri.
Un applauso? Ma che presa per il fondoschiena è questa?
≪Elena, figlia di Poseidone, ti sei meritata la mia riconoscenza≫ lo dice con tono fiero; evidentemente non tutti possono godere di questo privilegio ≪Per qualsiasi cosa potrai chiamare il mio spirito degli Inferi, quando vuoi, ma una sola volta.≫ aggiunge.
Mi giro, sempre restando seduta, e squadro il Dio. Non sta scherzando è serio, come quando ha minacciato di polverizzarmi.
Mi asciugo le lacrime e cerco di assumere un atteggiamento sicuro, per quanto ci riesca.
≪Grazie, Dio degli Inferi≫ chino leggermente la testa.
≪Prima, però, voglio darti un indizio≫ dice sorridente mostrandomi i suoi denti bianchi, ma che dico? Bianchissimi ≪Uno per ognuno nella città dell' Eco≫
Non ho la possibilità di replicare o quantomeno di chiederne il significato perché tutto attorno a me si fa buio.

il segretoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora