[Elena's point of view]
Questa mattina, quando il biondo è tornato per 'controllare che fosse tutto a posto', mi ha trovata in un groviglio indistricabile di lacrime e lenzuola bagnate.
L'ho mandato via e lui prima di andarsene mi ha detto che mi avrebbe fatto portare la colazione. Ho risposto che l'avrei mangiata e invece è ancora qui, così come mi è stata portata da una figlia di Demetra. È piena di cereali che aiutano il cervello, mi ha detto. Peccato che il mio si trovi ancora chiuso in un barattolo.
≪Non hai toccato cibo≫ parla qualcuno alle mie spalle.
≪Perché pensi questo? La ciotola è vuota≫
≪Devi mangiare≫
≪Lo faró a pranzo, lasciatemi sola una santissima volta!≫
≪Mai≫
Mi volto incuriosita dalla risposta, ma non c'è nessuno.
Mi sono inventata una conversazione in piena regola, sto impazzendo. Devo essere rinchiusa in un ospedale psichiatrico al più presto.
≪Fantastico≫ borbotto.
Mi ritrovo a fissare la ciotola di cereali senza sapere perchè. Alla fine, la fame prende il sopravvento e spazzolo la mia colazione in una manciata di secondi, ma questi cereali non mi hanno aiutata a ricordare nulla se non che ho bisogno di una doccia urgente.
≪C'è qualcuno?≫ chiedo, ma nessuno mi risponde.
Quando voglio starmene sola vengo bombardata di visite e costrizioni, quando ho bisogno io di qualcosa tutti sembrano decidere di comune accordo di fare una gita sul monte Diablo a S.Francisco.
Mi alzo in piedi a fatica, ma riesco a muovere almeno dieci passi prima di inciampare nei miei stessi piedi. Sono stata a letto per quattro giorni, ma quando sono tornata dagli Inferi non era affatto così difficile camminare. Invece, è come se avessi perso la sensibilità alle gambe e ogni tanto mi avvertono facendomi perdere l'equilibrio e quando appoggio la gamba destra sento un leggero dolore al fianco.
Stupide gambe inutili!
Neppure a dirlo che mi ritrovo a terra. Dritta numero uno: non insultate mai i vostri arti o ve la faranno pagare.
Mi alzo e questa volta mi mantengo al muro o alle sbarre dei letti, voglio vedere come mi faranno cadere così.
Arrivo piano piano di fronte alla mia cabina, la numero tre; me la ricordavo diversa, lo ammetto. Sembra più cupa, come se cambiasse la tonalità dei suoi colori in base all'umore di chi la guarda. In questo caso glie ne sono grata, non sopporterei la vista di una cabina dai mille colori accesi.
Nel caso ve lo steste chiedendo, no. Non ho visto neppure un semidio in tutto il campo. Che si siano rinchiusi nelle loro cabine? Che abbiano deciso di trasferirsi tutti al campo Giove o come si chiama lui? Forse sono tutti morti...
Basta, basta, basta, basta, basta!
Non pensare mai più ad una cazzata del genere!
Spingo la porta che scricchiola man mano che si apre. Sembra che quì non ci sia venuto nessuno dal milleduecento, invece Percy deve aver pur dormito da qualche parte.
Metto da parte i pensieri su mio fratello - si, per fare prima lo chiameró fratello; dire fratello-per-parte-Divina è troppo lungo - e arrivo in bagno.
Arraffo un jeans e una maglietta del campo ed entro nella doccia dopo averli lasciati sul lavandino.
Dopo aver passato delle ore interminabili sotto la doccia mi sento ancora più distrutta, se possibile. Credevo che l'acqua facesse bene ai figli di Poseidone, ma in questo caso mi fa sentire solo più stanca e più depressa.
La doccia puó far venire la depressione?
Si, puó.
Infilo i vestiti e lancio quelli sporchi in un punto remoto del bagno.
TINK
Un rumore metallico alle mie spalle mi fa sussultare. Mi volto e mi avvicino ai vestiti, credo che il suono provenga da lì. Non mi sbagliavo e recupero il ciondolo legandomelo alla vita.
≪Ehi≫
Sento di nuovo le voci, sto proprio impazzendo.
Credo che sia meglio tornare in infermeria, anche se non credo verrà qualcuno a ordinarmi di tornare a letto, così esco dal bagno.
≪Non si saluta?≫ mi chiede qualcuno.
E no, non è una delle mie vocine.
Mi giro di scatto e, appoggiato allo stipite della porta, c'è Percy.
≪Ciao≫ lo saluto ≪Dovrei andare, adesso≫
Lui aggrotta la fronte e sposta il suo peso sull'altro piede.
≪Perchè? Will non ti fa muovere da lì?≫
≪Oh, no. Anzi, non lo vedo da questa mattina≫
≪Sarà impegnato con il torneo≫
≪Torneo?≫ chiedo io.
≪Si, di caccia alla bandiera≫ risponde lui.
≪Non c'è n'era stato uno circa un mese fa?≫ domando incamminandomi verso la porta.
≪Dovevamo festeggiare in qualche modo, no?≫ risponde lui sorridente.
Festeggiare cosa? Cosa?
≪Mh≫ faccio annuendo.
Non me ne puó fregar di meno, sinceramente. Voglio solo tornare a guardare il mio bel guerriero in marmo sul soffitto dell'infermeria fino all'ora di pranzo.
Esco dalla capanna chiudendomi la porta alle spalle.
≪Aspetta, Elena!≫ urla Percy dall'altro lato della porta.
Mi blocco seduta stante.
Ho la sensazione che sia appena successo qualcosa di importante, ma non so cosa.
Scuoto la testa e continuo a camminare e in pochi secondi arrivo in infermeria senza lividi o slogature. Mi butto di peso sul letto e torno a guardare il soffitto, questa volta mi soffermo sull'avversario del guerriero: una specie di lucertola dal volto umano.
Per quanto li possa guardare loro rimarranno li, fermi e immobili, per il resto dell'eternità. E se fossero persone? Intrappolate li, costrette a rimanere in questo stato fino alla fine dei tempi?
Solo io posso fare questo genere di riflessioni. A quanto pare la perdita di memoria aiuta.
≪Il pranzo!≫ esordisce una voce femminile.
Mi volto verso la figlia di Demetra che mi ha portato una ciotola piena di liquido verdastro. Ha gli stessi vestiti di questa mattina, - la maglietta del campo con delle spighe di grano e dei jeans macchiati di terra - se si escludono dal vestiario l'armatura in bronzo e l'elmo con il pennacchio blu.
≪Cosa è?≫ le chiedo mettendomi a sedere e accettando il 'pasto' che mi ha portato.
≪Non ne ho la più pallida idea, Elena≫ risponde accennando un sorriso.
≪Come consoci il mio nome? Non mi sembra di avertelo mai detto≫
≪Qui ti conosciamo tutti≫ esordisce lei mostrandomi un largo sorriso.
≪Potrei sapere il tuo?≫ le chiedo.
≪Cindy. Lo so è orribile≫
≪No, invece≫ la rassicuro.
≪Se lo dici tu≫ fa lei alzando gli occhi al cielo ≪Ci vediamo≫ mi saluta dopo.
Io le rispondo con un cenno della mano e torno a guardare in cagnesco quello che dovrebbe essere il mio pranzo.
≪Non ti mangeró mai≫ mormoro rivolta alla ciotola.
La appoggio a terra e torno a guardare i miei omini intrappolati nel marmo. Li avró fissati per, non so...quattro? Sei ore? So solo che quando decidono di venirmi a fare compagnia è passata da un po' l'ora di cena.
Era ora che qualcuno si facesse vedere, penso mentre Joshua fa capolino oltre la testiera del letto.
≪Come va?≫ mi chiede mentre rimbalza sul materasso.
≪A meraviglia!≫ rispondo caricando il mio tono di voce con delle camionate di sarcasmo.
≪Perchè quel tono così poco serio, non stai bene in infermeria?≫
≪Ma secondo te Joshua! Com'è rimanere a letto tutto il giorno senza vedere nessuno mangiando cibo schifoso? Bellissimo, ecco com'è!≫ dico scoccandogli un'occhiataccia che farebbe invidia a Liliana.
A proposito...
≪Dov'è Liliana? Non l'ho vista per niente questi giorni≫
Un sorriso ebete gli spunta sulla faccia, ma si riprende dopo poco e mi risponde: ≪È partita l'altro ieri.≫
≪Perchè quel sorriso?≫ ammicco.
≪Nulla...≫ fa lui è cerca subito di sviare il discorso ≪Mhh che bontà! Cosa è splof di lumaca?≫
≪Lascia stare il mio pranzo e rispondi≫
≪È il tuo pranzo? Ma allora sei a digiuno meglio se ti porto qualcosa. Torno subito!≫ fa per alzarsi, ma lo blocco per un polso con entrambe le mani.
≪Su, da quanto ti piace?≫
≪Come lo...? Anzi, non lo voglio sapere. Tu non ti immischi fra me e Liliana ed io non mi immischio tra te e Nico, okay?≫
≪Mi sembra logico...andata≫ dico porgendogli la mano.
Lui la stringe e mi sorride.
Da quanto non vedo una persona sorridere...
Se prima ero distrutta con questa stretta di mano mi sento meglio.
È il nostro patto segreto.
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il segreto
Fanfiction☞[sequel di la profezia]☜ Elena si risveglia nel luogo peggiore che si possa visitare sulla faccia della terra, anzi del sottosuolo, e il suo primo incontro dal suo risveglio le rivela che la sua profezia non riguarda solo lei. Elena dovrà decidere...