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Attenzione: questo capitolo contiene parole offensive e che possono causare fastidio. Non leggere la prima parte se si è sensibili a queste cose. La parte dopo il divisore andrà comunque bene.


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Jeno stava cercando davvero di non piangere. Sapeva che a un certo punto i suoi genitori avrebbero capito tutto, ma sperava di riuscire ad arrivare fino al matrimonio, così non sarebbe stato obbligato a tornare al castello dove abitava con i suoi.

"Lee Jeno."

"Si signore?" Il Re Hyukjae lanciò a suo figlio uno sguardo deluso e Jeno si irrigidì, cercando di non mostrare alcuna debolezza.

"Questo matrimonio è solo per scopi politici. Mi aspetto che tu agisca rapidamente e assassini gli altri Principi una volta ottenuti i Troni. Allora perché sembra che tu ti stia godendo il tuo tempo con loro, Jeno?"

"Sto solo guadagnando la loro fiducia, signore, il modo migliore per farlo è essere amichevole, signore." Disse Jeno in monotono, sforzandosi davvero di non dare spazio alle proprie emozioni.

"Lo capisco, ma non puoi provare nulla nei loro confronti."

"Signor, sì, signore." Rispose Jeno.

"Non mentirmi su quello che sto per chiederti."

"Signor, sì, signore."

"Ti sei giá affezionato vero? E a tutti e due?" Jeno esitò e continuò a guardare dritto davanti a sé.

"Sì, signore." Riuscì a dire, il suo tono macchiato di paura. "Pensavo che ti avessimo curato! Non dovresti più essere gay. Tuttavia non dovresti amare comunque due ragazzi contemporaneamente." Gridò Hyukjae, ma Jeno non sussultò quasi. I suoi occhi però tradirono quanto fosse terrorizzato da suo padre. "Le tue mani."

"S-signore?"

"Le tue mani adesso, frocio." Jeno deglutì quando senti quella parola e tese le mani. Suo padre lasciò la stanza per un minuto, ma Jeno sapeva cosa stava per arrivare.

Chiuse gli occhi per un secondo, cercando di non piangere. Questo faceva parte della punizione; non poteva mostrare emozione adesso, altrimenti avrebbe avuto di più. Quando la porta si aprì, Jeno rabbrividì e aprì gli occhi.

"Bravo." Suo padre aveva in mano un frustino e una cintura, e Jeno trattenne il respiro. "Conta fino a quindici sulle mani, poi girati e conta fino a quindici. Fai rumore, mostra un'emozione e ricominciamo. Un giorno questo ti farà smettere di essere omosessuale."

Jeno ricordava quando era piccolo e aveva contato a gruppi di tre invece che di uno. Quella volta aveva avuto una commozione cerebrale e sua madre si era comportata come se fosse preoccupata per un po'. Poi, quando compí dieci anni, smise di preoccuparsi.

Pensavano che fosse guarito.

L'aveva nascosto molto bene. Aveva pensato di poterlo nascondere.

Lo schiocco del frustino lo fece sussultare e suo padre gridò. "Riavvia, puttana."

La volta successiva, Jeno si distaccò da mondo reale. Aveva imparato a farlo con ore di brutale addestramento, quattro giorni senza dormire e l'addestramento per il servizio militare.

Il fatto che le sue mani e la schiena gli sanguinassero completamente gli sfuggì fino a quando suo padre se ne andò e cadde a terra, finalmente piangendo.

In qualche modo riuscí a entrare nello studio d'arte di Renjun e crollò a terra, raggomitolandosi in una palla e singhiozzando.

Non si accorse di quando la porta si aprì finché non sentì Renjun urlarè per chiedere a Jaemin di andare a prendere un kit medico. Li guardò e Renjun quasi volò al suo fianco. "Jeno cos'è successo? Chi ti ha fatto questo?"

The Crown Prince {ita}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora