Quando basta una notte sola

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Capitolo 11

☯︎︎Jungkook's POV☯︎︎

Qualcuno mi stava scrollando e mi chiamava con insistenza. Odiavo essere disturbato mentre dormivo, soprattutto quando non ero di buon umore. Imprecai senza trattenermi.

<< Meno male che Raijin non ha tenuto conto del tuo linguaggio, altrimenti... >>

<< Sarebbe stato d'accordo perché è illegale svegliare una persona in questo modo, maledetta... >>

<< Questa maledetta sa la nostra prossima destinazione, quindi trattatala bene. >> puntò il pollice contro il suo seno.

Odiavo persino quando venivo interrotto, Sora si stava davvero impegnando più del solito per farmi perdere la pazienza, la quale era già molto poca.

<< Chi ti ha detto che seguirò quel percorso? Non ho mai detto di aver accettato. >>

<< Senti. >> disse lei abbassando il viso su di me. << Smettila di fare i capricci, sei solo un bambino viziato. Alza il culo e muoviti. >>

Per un secondo mi spaventai, tanto che indietreggiai con il busto temendo uno schiaffo. Non l'avevo mai vista così irruente e soprattutto remare contro le mie decisioni, era sempre lei che si adattava a me. La scansai e mi alzai sbuffando platealmente.

<< Andiamo, ma questo non vuol dire che faccio come dice quel Dio. >> sentenzai, iniziando a rassettare.

Alla fine, era la curiosità che mi spingeva ad andare avanti. Sarei arrivato alla prossima meta e poi avrei preso una decisione definitiva. Un Dio a caso non poteva pianificare la mia vita. Se ero stato scelto davvero dalla mia nascita, tutto ciò che avevo subito era colpa sua e di nessun altro. I miei genitori non mi avrebbero cacciato ed avrei vissuto serenamente nella mia casa. Non riuscivo a perdonarlo.

<< Forse doveva andare così. >>

La frase di Sora rimbombò continuamente nella mia testa, persino quando tornammo a cavalcare Raiden per dirigerci verso nord. Probabilmente aveva ragione, ma ero troppo arrabbiato per riconoscerlo. La situazione non cambió nei giorni successivi, mi rinchiusi ancora di più su me stesso. Apprezzai Sora che non insistette per farmi parlare come al solito, piuttosto assecondò il mio silenzio.

Continuammo a seguire quella scia rossa che solo lei vedeva, ad occhi chiusi, fino ad una città, talmente grande e caotica che mi provocò un senso di smarrimento. Non ero mai stato circondato da case tanto enormi, l'una a ridosso dell'altra. La strada principale che nasceva dopo il tori d'ingresso era così larga da contenere carri che sfrecciavano in ogni direzione ed una miriade di persone di fretta. Mi incantai ad osservare tutta quella vitalità dirompente, tanto che mi accorsi di Sora solo quando la sua mano strinse una manica del mio solito kimono. Effettivamente era molto facile perdersi.

Dopo di che, legai la briglia di Raiden davanti alla locanda in cui avremmo passato la notte per evitare che si spaventasse troppo. Il problema più grosso era come pagare l'alloggio, visto che non avevamo catturato nemmeno un demone durante il tragitto di tre giorni. La soluzione era sempre la stessa: lavorare per qualche fabbro sperando di guadagnare qualcosa. Così ci buttammo nelle vie labirintiche della città, alla cieca. In pochi minuti assistemmo a scene di ogni tipo: ubriaconi che litigavano, mendicanti troppo insistenti, bambini urlanti.

Ero quasi al limite, quando una piazza circolare si aprì davanti a noi. Stendardi color oro ne decoravano il perimetro ad intervalli regolari, una chimera nera richiamata troneggiava al centro di essi. Poi un profumo dolciastro invase l'aria, una carezza rilassante dopo tutto quel caos. Sora si avvicinò ad un banchetto che metteva in vendita colorati dolcetti di riso, come disse la ragazza che li stava sistemando su un vassoio di legno.

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