Una rosa tra le erbacce

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Capitolo 22

☯︎︎Sora's POV☯︎︎

I nostri pochi averi erano tutti con noi perché eravamo stati previdente: l'avvicinarsi villaggio non era nemmeno pensabile adesso. Correvamo il rischio di essere inseguiti dagli scagnozzi del signor Kim, ma sua moglie avrebbe fatto meglio ad insabbiare tutto per non incappare in grossi guai con l'impero. In ogni caso eravamo di nuovo dei fuggitivi. L'unica via sensata da intraprendere era quella disegnata dall'ormai onnipresente scia rossa, davanti ai miei occhi. Notte o giorno non faceva alcuna differenza, era sempre visibile se concentravo ogni pensiero su di essa e chiudevo un istante le palpebre. Quella sera, infatti, scompariva a tratti perché gli eventi terribili di quel villaggio continuavano a distrarmi. Avevo ricacciato indietro più volte le lacrime, cercando di pensare solo a portare i miei compagni lontano da lì.

Ci sentimmo al sicuro solo quando i primi bagliori dell'alba tinsero di rosa le nuvole sopra le cime delle montagne. Cercammo una rientranza nella roccia al riparo da alcuni alberi per poter riposare almeno un paio d'ore; eravamo esausti. Nessuno di noi aveva osato parlare durante il cammino con la tacita scusa del rischio di essere individuati. Le mie spalle si alleggerirono della bisaccia che portavo sempre e mi sentii subito meglio, in quei momenti rimpiangevo davvero il mio mondo e non solo.

Seokjin non si era ancora ripreso, l'espressione cupa e gli occhi gonfi. Non era mai stato un grande conversatore, però il suo silenzio teneva alta la tensione tra di noi. Si sistemó in disparte vicino ad un sasso tondeggiante che aveva tutta l'aria di essere abbastanza comodo come cuscino.

Fu lì che non resistetti.

«Possiamo fare qualcosa per te?» domandai piano.

Le sue iridi mi puntarono all'improvviso come se lo avessi appena insultato, così indietreggiai un poco.

«Non ho bisogno della tua pietà.»

«Ma io stavo solo...»

«Risparmiatelo.» mi liquidó senza darmi una seconda chance.

Spostai lo sguardo e vidi Jungkook mordersi l'interno della guancia; si stava innervosendo anche lui? Gli consigliai di raccogliere qualche tronco per accendere un fuoco, così avremmo cucinato almeno quella manciata di riso che rimaneva nella mia bisaccia. Per fortuna un piccolo ruscello stava seguendo il nostro stesso percorso, per cui l'acqua non era un problema per il momento. In poco tempo, la pentola era già sul fuoco in attesa di scaldarsi per portare a bollore il suo contenuto.

Più cercavo di non concentrare la mente su Seokjin, più la mia mente finiva sempre lì, sul suo volto distrutto dal dolore. Era persino seduto di spalle come se ci stesse suggerendo che non voleva avere niente a che fare con noi e nemmeno col cibo. Una ciotola di riso scondito non era invitate, però dovevamo riempire lo stomaco in qualche modo. Mentre fissavo le sue spalle larghe e ricurve, notai delle chiazze rosse sul suo abituale kimono e così lo raggiunsi.

«Se togli il kimono...» iniziai toccando appena la sua spalla.

Ma non feci in tempo a finire la frase che mi ritrovai il braccio piegato in modo innaturale e doloroso per colpa della sua mano ferma. Era stato un gesto talmente rapido che non ero riuscita nemmeno a vederlo e rimasi immobile con una smorfia di dolore in volto. Gli occhi di Seokjin mi spaventarono per la prima volta da quando lo conoscevo. Erano due pozzi neri senza fondo ed io mi trovavo sul bordo del precipizio, priva di qualsiasi coraggio perchè vi era il nulla totale davanti a me.

«Ehi, che cazzo stai facendo?!» ringhiò Jungkook e lui mollò la presa come se fosse tornato in sè in un secondo.

Portai la mano che mi formicolava al petto, mentre aprivo e chiudevo le dita per far riprendere la circolazione. Jungkook volle controllarmi il polso a tutti i costi mentre si mordeva le labbra dal nervoso; dovevo risolvere quella situazione altrimenti sarei impazzita.

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