In bilico

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Capitolo 33
☯︎︎Sora's POV☯︎︎

Sorseggiai il tè con piacere, così avevo la scusa per non forzare la conversazione. Era un delizioso tè verde che mi scaldó subito. Momiji sembrava indaffarata con le pulizie di casa, ma ogni tanto buttava un occhio dietro di sè per controllare se avessi finito la mia bevuta.

Nel frattempo non riuscivo a capire perché i miei compagni non si svegliassero ancora. Sembravano veramente nel loro mondo dei sogni, le espressioni serene sui volti. Poi guardai Jungkook con attenzione. Lui non riposava mai su un fianco, riusciva a dormire solo supino con la testa da un lato. Sembrava quasi svenuto in quella posizione.

C'era qualcosa di strano.

«Penso che sia il momento di andare. Dobbiamo continuare il nostro viaggio.» annunciai con cautela alzandomi.

«Perché così tanta fretta? Lasciate che si riposino ancora un po'. Voi, invece, non vi sentite stanco?»

All'improvviso mi sentii spaventata. Una morsa mi attanagliava le viscere come davanti agli occhi gialli dell'Itsumade.

«Dobbiamo arrivare nella Terra della tigre il prima possibile, quindi...»

Mi soffermai sul kimono di Momiji, il quale era identico a quello della nonna. Non solo il colore della stoffa, ma anche la cintura aveva la stessa annodatura. «La signora Obaba dov'è?»

«Fate troppe domande, Haneul. Rispondete voi adesso.» disse con troppa calma nella voce. «Siete una donna, vero? Per questo non state dormendo.»

Indietreggiai verso la parete, un passo dopo l'altro come se servisse a qualcosa. Calai la mano sotto la casacca alla ricerca del mio pugnale, ma non c'era: avevo dimenticato di riprenderlo appena sveglia.

Intanto, la mia testa vorticava cercando di ricomporre i pezzi di quel puzzle terrificante. La zuppa della sera prima era troppa per sole due persone, quindi ci stavano già aspettando; quell'iris era sopravvissuto alla notte senza acqua mentre gli altri fiori erano morti; la nonna era sparita mentre si presentava la nipote e viceversa con gli stessi abiti addosso; Momiji sapeva già il mio nome.

La sensazione di pericolo che avevo percepito era un segnale chiaro adesso.

«Cosa siete?» domandai per prendere tempo.

La ragazza sorrise. I suoi capelli persero colore dalla cute fino alle punte diventando grigi e la pelle sembrò creparsi in una rete di rughe. Obaba era di nuovo lì, dove prima vi era sua nipote. Fu in quel momento che le mie gambe scattarono da sole. Avevo capito che se rimanevo in quella casa un secondo di più sarei morta.

Saettai fuori dalla casa mentre un rumore inquietante proveniva dall'interno. Intorno a me, c'erano solo alberi e rocce. Mi buttai a capofitto nel bosco senza sapere dove fossi diretta, mentre stringevo con forza il campanello nella mano destra. Speravo che il suono insistente avrebbe svegliato Jungkook da quel sonno forzato, ma non ne ero sicura.

Annaspai nel fitto sottobosco mentre i rami mi graffiavano le gambe e le braccia. Sentivo che quella cosa mi stava seguendo. Cambiai più volte direzione e persi l'orientamento, tanto che scivolai su una roccia coperta di muschio e rotolai verso il basso. La mia testa sbattè contro rami e sassi dolorosamente finchè non mi fermai contro il tronco di un pino.

Il colpo alla schiena mi spezzò il fiato in due.

L'adrenalina riuscì a farmi rialzare e barcollai ancora per qualche metro finchè un fruscio dietro di me mi fece rabbrividire.

«Dove credi di scappare?»

Mi voltai tremando. La signora era invecchiata ancora di più. I capelli grigi erano spettinati e unti, il kimono stracciato con macchie di sangue sparse ovunque. Mi guardai attorno cercando una via di fuga, ma ero in trappola.

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