Senza veli

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Capitolo 55
☯︎︎Sora's POV☯︎︎

Il primo villaggio che incontrammo era costruito su palafitte di legno,  lungo la riva est della Terra del Drago. Si chiamava Sunago che significa sabbia dorata, proprio perchè la spiaggia sembrava un deserto. Il mare acquisiva un colore verdastro grazie ad essa, una colata di smeraldo che si intensificava verso l'isola imperiale. Non riuscii a godere del nuovo paesaggio perchè stavo a malapena sveglia. Dopo aver attraccato la barca ad un ormeggio di fortuna, Jin si era recato subito alla ricerca di un medico o qualcuno che potesse ospitarci per il momento. Sentivo le palpebre pesare come macigni, la testa quanto un'incudine. La mano di Jungkook fungeva da sostegno per il mio collo, ma la pelle sotto le fasce tirava da morire. Ero completamente appoggiata a lui, percepivo il battito del suo cuore in mezzo alle scapole.

«Dobbiamo sbrigarci, le bende sono fradice.» lo sentii dire con un tono preoccupato mentre affannavo.

Finalmente Jin tornò poco dopo con una buona notizia: un nobile del villaggio ci avrebbe offerto un riparo in cambio di alcuni lavoretti. Il tragitto verso la dimora fu molto confusionario perchè la febbre e il dolore mi impedirono di rimanere vigile. Ricordavo solo la voce di Jungkook che mi diceva di resistere e che presto sarei stata meglio. Infatti non appena mi distesero su un futon pulito e comodissimo, tirai un sospiro di sollievo. Stavo per svenire, ma Jin mi costrinse a stare sveglia. Ancora una volta la medicazione mi portò ad urlare a squarciagola, talmente tanto da ferirmi le corde vocali. Piansi come una fontana e mi dimenai più del solito perchè il dolore era davvero insopportabile. Mentre rantolavo e tremavo, Jungkook era sempre lì vicino a me che cercava di tranquillizzarmi.

«Non può continuare a soffrire così...» disse a bassa voce.

«Devo cercare qualcosa di oppiaceo, altrimenti non riesco a medicarla come dovrei.» rispose Jin, mentre fissava le fasce asciutte intorno al mio collo e spalla.

«Signori, posso indicarvi a chi rivolgervi in paese.» esclamò una voce che non conoscevo. «Ha medicinali di ogni tipo.»

Spostai gli occhi stanchi di lato e vidi un paravento decorati da fiori delicati, dietro il quale doveva esserci lo sconosciuto.

«Vado io.» si offrì Namjoon che era inginocchiato accanto alle mie cosce.

Si alzò velocemente e si fece accompagnare dal nobile per ottimizzare i tempi. Jin scostò il paravento mostrando Jimin e Taehyung in ginocchio sul pavimento di paglia battuta. Il ragazzo dai capelli grigi aveva le lacrime agli occhi mentre mi guardava, invece l'amico non aveva nemmeno sollevato il capo. La cosa strana era che non provavo rabbia o risentimento nei suoi confronti, ero terribilmente dispiaciuta per lui. Sapevo che se non fosse stato per Izanami, lui non mi avrebbe mai fatto del male. Avrei voluto dirgli qualcosa, ma non avevo nemmeno le forze per ragionare.

Dopo essersi occupato della mia ferita, Jin seguì il proprietario di casa, padre del ragazzo che era con Namjoon, per trattare alcune questioni. Fu in quel momento di pace che mi assopì, stremata da tutto il trambusto. La pezza bagnata sulla fronte era un piccolo aiuto, ma doveva essere cambiata dopo pochi minuti perchè il clima era più mite in quella zona. Ad un certo punto, aprii gli occhi percependo una presenza accanto al mio letto. Infatti c'era proprio Taehyung che andò nel panico non appena si accorse che mi ero svegliata.

«Tranquillo...» gli dissi debolmente.

La sua fronte si increspò, la bocca tremante e gli occhi lucidi. Iniziò a singhiozzare, mentre le lacrime scendevano lungo le sue guance raccogliendosi sotto al mento. Non avevo per niente paura di lui, soprattutto in quello stato così disperato. Tentò di asciugarsi gli occhi con i palmi delle mani grandi, ma sembrava che non riuscisse nemmeno a parlare. Nella stanza vi era solo il rumore dei suoi gemiti. Semplicemente gli sorrisi, non potevo nemmeno immaginare come si sentisse in quel momento o cosa avesse provato sotto il controllo di Izanami. Poi tirò fuori dal kimono il mio fermaglio, il fiore che mi aveva avvicinato a lui appena ci eravamo conosciuti. Fece per porgermelo, ma due persone entrarono nella stanza come furie.

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