Come una farfalla

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Capitolo 58
☯︎︎Jungkook's POV☯︎︎

Sistemai la scollatura del kimono mentre mi alzavo in piedi. La ragazza giaceva sul futon, addormentata con un sorriso sereno stampato sul volto. Riuscivo ad intravederla grazie ai potenti raggi di luna che filtravano dalla finestra, il corpo nudo disteso su un fianco.

Jimin era sparito da un po', così sbirciai nella stanza adiacente aprendo un poco la porta. Vidi a malapena dei corpi nudi ingarbugliati tra loro, come fili di una stessa matassa di lana. Contai tra teste e una era proprio quella argentata che stavo cercando. Per fortuna erano immobili e nel pieno del sonno, allora sgattaiolai nel corridoio esterno perché il mio lavoro si era concluso.

La sacca piena di monete appesa alla mia cintura tintinnava soddisfatta nel cuore della notte. Il rumore metallico era il mezzo adatto per distrarre la mente, evitando che si concentrasse su pensieri fastidiosi. Come quello stesso pomeriggio in cui avevo visto Sora chiacchierare fin troppo amichevolmente con il signorino della dimora. Avevo persino assistito alla scena vomitevole dove lui le scostava i capelli dal viso. Eppure mi stavo dirigendo nella camera di Sora, solo per controllare che stesse meglio senza avere Minjoon tra i piedi.

– Sora? – dissi a bassa voce.

Oltrepassai la soglia facendo scricchiolare le assi di legno, anche se non volevo spaventarla. Non ricevendo risposta, pensai che fosse già addormentata, ma notai una mano pallida sbucare oltre il paravento che riparava il suo futon dagli occhi di chi entrava: un palmo rivolto verso l'alto sul pavimento. Una sensazione strana mi strinse le viscere in una morsa dolorosa e mi sbrigai a raggiungerla.

Sora, era lì sul pavimento, priva di sensi.

Una scatola di legno si era aperta rovesciandosi, accanto ad una collana di pietre che sfiorava a malapena l'indice esanime di Sora. Allontanai il gioiello con un calcio per paura che fosse qualcosa di pericoloso e presi il suo viso tra le mani: era freddo. Passai l'indice sulle labbra socchiuse constatando che stava a malapena respirando. Cercai di capire se fosse il caso di allarmare Jin, ma non sembrava essere svenuta per un malore. Sentivo che era tutta colpa di quella collana.

Poi all'improvviso Sora trasse un profondo respiro seguito da alcuni colpi di tosse. Cercò di rimettersi a sedere mentre la sorreggevo, in ginocchio sul pavimento di paglia battuta. Aveva il fiatone e il panico negli occhi sgranati. Si guardò attorno come se non sapesse dove era capitata, spaesata e confusa. La richiamai più di una volta cercando di risvegliarla, ma i suoi occhi sembravano vuoti. Non appena le circondai il viso con le mani, sussultò e trattenne un momento il respiro. Finalmente mi guardó e comparì l'espressione intristita che aveva sempre quando eravamo così vicini.

«Cosa è successo?» le chiesi nel silenzio.

«Io...non...» balbettó altre parole senza nesso logico e poi spostó lo sguardo sulla collana ancora a terra.

«Dove l'hai presa?»

«Me l'ha data...» si bloccó deglutendo a vuoto. «Ho visto l'imperatore Yoongi che mi sorrideva.»

«Che stai dicend...»

«No, aspetta.» mi interruppe. «C'era una donna dai capelli biondi che mi ha indicato e poi ho visto l'isola di Chimera dall'alto. Infine Yoongi con la sua katana dentro al suo palazzo.»

Fissammo entrambi la collana, all'improvviso si era trasformata in un oggetto altamente pericoloso per entrambi. Quindi Sora aveva avuto una visione, oppure era tutto frutto della sua fantasia? Per quanto strana fosse, dubitavo che potesse inventarsi una cosa del genere.

«Ma perché la collana avrebbe reagito in quel modo?»

«Non lo so...» ci fu un attimo di silenzio e poi aggiunse. «Forse è uno dei tesori sacri di Amaterasu, altrimenti che senso avrebbe tutto questo?»

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