Il mio momento deve ancora arrivare

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Capitolo 45
☯︎︎Sora's POV☯︎︎

Si cambiò anche Taehyung, i toni chiari dei quel kimono gli donavano particolarmente, in special modo la stampa floreale. Fui capace solo di ringraziarlo appena mentre tornavano verso la capanna, poi regnò il silenzio per resto del tragitto.

Prima di arrivare, Taehyung deviò per controllare un angolo della strada in cui avrebbe potuto cantare e racimolare qualcosa. Invece io lo precedetti perchè stavo morendo di fame, sperando che persino l'imbarazzo scemasse.

Il caso volle che erano rientrati tutti per il pranzo e mi ritrovai quattro paia di occhi neri puntati addosso. Erano tutti inginocchiati intorno ad un cerchio formato da alcuni sassi, i quali contenevano un piccolo falò ed alcuni spiedini di pesce. Stavo per chiedergli chi li aveva pescati, quando Jungkook mi anticipò:

«Dove avresti preso quel vestito?»

«Me l'ha regalato Taehyung...»

«Sei troppo vistosa così, avete solo sprecato dei soldi.»

«Dovrebbe interessati come Taehyung spende i suoi soldi?» lo spensi in un secondo, il suo tono di voce mi aveva innervosito.

«No, ma non viaggerai con noi agghindata in quel modo, cattureresti troppo l'attenzione.»

«Dai, Jungkook. Falle godere il momento per adesso, non essere troppo pignolo.»
sdrammatizzò Jimin con un piccola spinta sulla spalla dell'amico.

«Non ti sta nemmeno bene.» continuò l'altro.

Girava lo spiedo senza guardarmi, come fossi solo un moscerino fastidioso che ronzava intorno fastidiosamente. Vidi Namjoon sospirare con un'espressione rassegnata, così nessuno impedì alla mia rabbia di uscire allo scoperto. Nemmeno Jin intervenne, forse voleva solo che risolvessimo la situazione da soli.

«Ti avevo chiesto di comportarti come prima, non di fare lo stronzo.»

Fece scattare il volto verso di me, le sopracciglia increspate in un'espressione truce. «Io? E' da stamattina che continui a stuzzicarmi.»

«Non voglio che tu abbia pena di me.»

«Non ne ho. Per me non è cambiato niente, indipendentemente dai tuoi sentimenti.» finalmente si alzò per piantare i suoi occhi irritati sui miei. «Sei paranoica, Levante.»

Il mio respiro si bloccò a metà della gola.

«Come mi hai chiamato?»

«Vuoi questo, no? Torniamo al principio come si deve.»

No, non voglio questo.

Mi sentii come se avesse appena lanciato una palla demolitrice contro di me e fossi esplosa in mille pezzi. Non riuscii nemmeno a mantenere lo sguardo, era troppo tagliente e affilato, così tanto da fare male. Dopo due anni udire di nuovo il mio vero nome era strano e doloroso allo stesso tempo. Avevo persino dimenticato che suono avesse perchè Sora era diventata parte di me, aveva sostituito ciò che ero.

Levante probabilmente avrebbe preso a schiaffi Jungkook pur di farsi valere, ma Sora no e non adesso.

Arretrai lentamente raccattando i pezzi distrutti di me stessa e lo lasciai lì, mentre Jimin iniziava a fargli la predica. Risalii il ruscello che conduceva alle pozze termali, inconsciamente sfiorai il campanello con le dita. Ma questa volta non volevo essere trovata, soprattutto da lui.

In una specie di trance, sfilai la collana per abbandonarla su un sasso lungo il tragitto con la promessa di tornare a prenderla più tardi. Doveva rimanere lontano da me per non cedere alla tentazione di toccarlo.

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