Ma ti voglio ancora

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Capitolo 38
☯︎︎Jungkook's POV☯︎︎

Sentivo ancora lo schiaffo di Sora bruciarmi la guancia, mentre Jimin rideva a crepapelle. Era stata una battuta spontanea senza doppi sensi o altri significati, forse solo un po' infelice. Parlare con Jimin mi aveva fatto dimenticare l'importante accaduto della sera prima. Anche se, quella mattina ero andato a cercarla proprio per chiederle come stava, visto che si era dileguata all'alba. Il suo campanello aveva suonato qualche volta, avviso che mi stava pensando intensamente. Non era stata mia intenzione ferirla e non volevo illuderla ancora di più. Mi ero affezionato a lei come a nessun'altra ragazza, ma ero convinto di non provare sentimenti così profondi nei suoi confronti.

«Bel caratterino la ragazza.» commentó Jimin mentre camminavano lungo la strada principale.

«Non pensavo che avrebbe reagito male, abbiamo sempre scherzato così, ma adesso devo stare attento.»

Scansai un bambino che inseguiva un un pezzo di carta volteggiante, avrei voluto tanto tornare indietro e non pensare a niente.

«Come mai? Cosa le hai fatto?»

«Nulla.» scrollai le spalle. «Ieri sera mi ha detto che le piaccio.»

«E tu l'hai rifiutata, vero?»

Sospirai a vuoto e lui mi fissó per qualche attimo. «Quando imparerai a capire ciò che provi?!»

Stavo per rispondergli che non dovevo capire un bel niente, le relazioni non facevano per me. Ma intravidi il kimono grigio di Sora davanti a un ragazzo che le strattonava il braccio. In un lampo ero tra di loro a separarli.

«Ehi, cosa stai facendo?!» Lo minacciai spingendo il suo petto all'indietro con una mano.

«Fermo, fermo. Questo ragazzo è un mio amico.» intervenne subito Jimin. «Anche se vorrei capire cosa sta succedendo.»

Il ragazzo aveva lo sguardo confuso, l'occhio scoperto dalla maschera era lucido, come se stesse per scoppiare a piangere. «E' lei, Jimin...»

A quel punto anche Jimin iniziò a fissare Sora con la fronte corrucciata. Poi il ragazzo si portò una mano al collo, fasciato da una specie di stola nera, e boccheggiò alla ricerca di ossigeno. Jimin lo sostenne mentre si piegava in avanti. Ci chiese di recuperare il koto a terra e di seguirlo a casa, così da poter parlare meglio di quella strana situazione. Lo aiutammo a distendere il ragazzo che si contorceva dal dolore su un futon e finalmente si tolse la maschera. Una cicatrice si snodava come rami di edera dalla guancia fino al collo finendo al di sotto della scollatura del kimono. Sembrava una scottatura che crepava la pelle, quanto un terreno secco privo di acqua da troppo tempo. Gli occhi contratti del ragazzo ci scrutarono debolmente, adesso gialli come oro colato, poi tentò di coprire la ferita con la mano grande. Ma era troppo ampia persino per lui.

«Puoi fidarti di loro, tranquillo.» gli sussurrò Jimin mentre sistemava una coperta sotto il suo mento.

Dopo di che, lasciammo la stanza richiudendo la porta scorrevole dietro le nostre spalle. Eravamo nell'ambiente principale, il tradizionale mobilio di tutte le case chimeriane non mancava. Vi ero utensili per cucinare appesi alle pareti in modo un po' confusionario ed i ripiani occupati da ciotole varie. Il proprietario accese il fuoco al centro del pavimento di legno e poi appese una pentola piena d'acqua al di sopra di esso.

«Lui è Kim Taehyung, un nobile di alto rango.» iniziò con la voce bassa. «Viene da Suzaku, la capitale della Terra della Fenice.»

Io e Sora ci scambiammo un'occhiata d'intesa, in ginocchio davanti allo scoppiettio delle fiamme. All'epoca eravamo ancora ignari di ciò che sarebbe successo alla corte imperiale, e poi tutto il resto. Sembrava passata un'eternità da quando avevamo incontrato Min Yoongi e preferivo non ricordarlo.

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