L'acqua caduta dal vassoio non torna indietro

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Capitolo 43
☯︎︎Sora's POV☯︎︎

Rimasi pietrificata come le rocce intorno alla vasca, persino l'acqua parve immobile. «Va bene, ti lascio il posto. Voltati, così...»

«Nessuno ti ha detto di andare via, a me non da fastidio. In questo mondo è normale.»

Mi aveva letteralmente spento, inoltre non sarei mai uscita dall'acqua senza avere la certezza che non mi guardasse. Non riuscivo ad essere così spudorata.

Detto ciò, tolse ogni velo come quel giorno in cui lo aiutai a lavarsi. Inizialmente mi voltai per fissare le punte dei miei piedi sott'acqua, ma non resistetti per molto. La tentazione di osservarlo fu troppo forte e commisi l'errore di non seguire la logica che mi rimproverava.

Si era seduto accanto alla fontanella per ripulirsi dallo sporco del suo duro lavoro. Le sue mani si muovevano con una calma quasi estenuante, viaggiavano su quel corpo che avevo sognato tante volte di toccare morbosamente.

Sentivo i polpastrelli formicolare.

Si risciacquò i capelli, talmente lunghi da sfiorargli i lombari e lucidi quanto il petrolio. Ero incantata dalle sue braccia che compivano gesti naturali, semplici e pieni di quotidianità. Quest'ultima così banale alle volte, ma straordinaria in un certo senso.

Distolsi lo sguardo quando finì di lavarsi ed entrò nella stessa vasca dove c'ero io che affannavo e deglutivo a vuoto.

«Ti senti bene?» mi chiese, in piedi in mezzo l'acqua.

«Non sono abituata al caldo...» improvvisai perchè sentivo le gote prendere fuoco.

«Devi ancora abituarti a molte cose.»

Stavo iniziando a tremare.

Percepivo il suo sguardo addosso e cercavo di coprirmi come meglio potevo. Lui, invece, era fin troppo a suo agio. Nel frattempo si accomodò davanti a me, contro le rocce, e solo in quel momento tornai a guardarlo perchè notai la cicatrice. Aveva ancora il segno di quella terribile ferita sul petto, la pelle era arrossata. Altri tagli non erano scomparsi del tutto, in diversi punti, soprattutto sulle braccia.

Immaginai che alcuni fossero stati provocati dal suo mestiere perchè era facile bruciarsi o graffiarsi. Poi il simbolo del fulmine sul collo, un'altro marchio indelebile che arricchiva la sua figura, come se non fosse già abbastanza tutto il resto.

«Oh, c'è qualcun altro a farci compagnia.» disse girandosi di lato verso l'altra pozza.

Aguzzai la vista per vedere meglio e così notai un animale simile ad un castoro che nuotava felice in una rientranza più piccola vicino al ruscello. Sembra proprio godersi il tocco piacevole dell'acqua calda.

Era un capibara.

Riportai l'attenzione sul mio compagno di bagno e fu così che mi accorsi di un segno tra le sue scapole. I capelli folti solitamente coprivano quel punto e il calore sembrava aver riportato a galla qualcosa di nascosto dal tempo. Proprio mentre cercavo di capire cosa fosse, incrociai gli occhi scuri di Jungkook. Annaspai in preda ad una giustificazione, ma non la trovai in tempo.

«Mi beccai una frustata dal mio patrigno perchè rubai una mela di nascosto.» disse con tranquillità.

«Mi dispiace...»

«Non devi dispiacerti per qualcosa che non hai fatto tu.»

Il suo sorriso mi sciolse più del calore intenso. Quanto mi era mancato riceverne uno, così dolce e genuino.

«Che ti prende? Sora?»

Dovevo avere un'espressione tremenda per farlo preoccupare in quel modo. Scossi il capo per fargli capire che non era niente di grave e poi tornai a fissare le mie gambe sott'acqua.

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