Riunione

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Capitolo 23

☯︎︎Sora's POV☯︎︎

Ogni tappa lungo il confine con la terra della Tigre diventó un'occasione per allenarsi. Seokjin era davvero un insegnante severo e pignolo, ma scommisi che gli piaceva quel ruolo. Ovviamente io ero una frana in qualsiasi cosa, riuscivo a malapena a sostenere il peso di una katana. Peró, cercavo di impegnarmi al massimo per rimanere al passo di Jungkook, il quale apprendeva molto in fretta. In pochi giorni aveva già migliorato i suoi movimenti, si facevano sempre più fluidi e precisi. Spesso mi incantavo come un'idiota a guardare i suoi duelli con Jin, soprattutto quando i suoi capelli lunghi si inumidivano ed il sudore colava lungo il collo contratto.

Va bene, forse stavo iniziando a fissarmi su certi dettagli un po' troppo.

Da quando il nostro maestro si era liberato del suo passato, sembrava più rilassato e spigliato; ci deliziava sempre delle sue freddure, alle quali si rideva solo per colpa della sua risata stridula.

Dopo due settimane passate all'aperto, decidemmo di alloggiare in un villaggio perché i dolori ai muscoli mi stavano facendo arrancare. Come al solito, mi camuffai da uomo onde evitare sospetti. Mentre vendevamo le polveri di alcuni demoni uccisi lungo il cammino, un gruppetto di guardie imperiali comparve tra la folla. Mi irrigidì subito come uno stoccafisso e probabilmente mi erano usciti gli occhi dalle orbite, perché Jungkook mi lanció uno sguardo di ammonimento. I soldati rallentarono il passo proprio dietro di noi, il sudore freddo inizió a colarmi lungo la schiena. Nel panico più totale commisi il grave errore di incrociare fugacemente lo sguardo con uno di loro, ma tornai subito a concentrarmi sulla bancarella di fronte. Stritolai la mano di Jungkook per fargli intendere di spicciarsi.

«Cosa sta succedendo qui?» una voce giovanile alle mie spalle mi fece sobbalzare.

«Questi gentili signori stanno contrattando alcuni demoni con me, c'è qualche problema?» rispose il mercante con un sorriso sdentato.

Sotto l'elmo dorato si intravedeva il volto di un semplice ragazzo, forse nostro coetaneo.

«Chi siete? E da dove venite?»

Le mie dita tremavano dall'agitazione. Non riuscire a nascondere le emozioni era sempre stato un mio difetto.

«Siamo poveri viandanti, proveniamo dal villaggio di Kuro ad est.»

Nel frattempo altro due guardie si erano affiancate a noi, l'espressione seria e la mano sinistra prontamente sul fodero. Lo sguardo del ragazzo cadde sulle nostre dita intrecciate e poi tornó su di me; mi sentii gelare tutta la spina dorsale.

«I vostri nomi? Il tuo accento non è tipico della Terra della Tartaruga.»

«Kook e lui...è mio fratello Junghyung. Siamo orfani, abbiamo vagato per tutta Chimera da sempre.»

Quando si trattava di mentire Jungkook era davvero geniale.

«È la verità, giovanotto?» mi chiese un'altra guardia più anziana con lo sguardo sottile.

«È muto.» rispose di nuovo il mio compagno, prima che potessi farlo io.

Evidentemente si stavano divertendo ad accanirsi su di noi, ma uno di loro si fece spazio tra le armature scintillanti.

«Lasciamo perdere, non hanno fatto niente di male.»

Era poco più di un ragazzino, alto e con un viso un po' tondo ma solcato da una cicatrice. Se non avesse avuto l'armatura, non avrei mai scommesso che fosse una guardia imperiale.

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