Persino i più forti cadono

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Capitolo 21

☯︎︎Jungkook's POV☯︎︎

Il mio pugnale sfrecciò dritto contro il petto del nemico che cadde esanime sulle assi del pavimento con un tonfo. Lo spostamento d'aria provocato dall'arma aveva spostato i capelli sul capo di Sora; per un istante aveva pensato che volessi ucciderla sul serio.

«Merda, Jin aveva ragione.» esclamai raccattando la katana, abbandonata in un angolo, per assicurarla alla cintura. «Non rimanere lì impalata, muoviti.»

I suoi piedi scivolarono sul legno per colpa delle calze quando si alzò, ma mi riprese subito. «Che significa?»

«Jin aveva predetto questo attacco. Mi ha avvertito oggi pomeriggio senza fartelo capire perchè non voleva spaventarti.» risposi sbrigativo, mentre la mia testa sbucava dalla porta scorrevole di camera nostra per controllare l'esterno.

Udimmo alcuni rumori provenire da alcune stanze più avanti e così mi buttai a capofitto verso quella direzione. Sapevo che Sora mi stava seguendo solo grazie al rumore dei suoi passi perchè non mi voltai nemmeno una volta; sperai solo che non ci fossero altri nemici in agguato.

Rallentai nei pressi della camera del Signor Kim, la porta leggermente socchiusa mi permise di sbirciarvi all'intero. La fiamma danzante di una lanterna lanciava bagliori soffusi sui volti del capo villaggio e di sua moglie, entrambi in ginocchio. Quest'ultima sapientemente legata in modo tale che non potesse nemmeno accennare un urlo, a differenza del marito che sogghignava divertito nonostante la lama puntata sotto la gola.

«Un mercenario che giudica il mio comportamento?!» mormorò stiracchiandosi le braccia indolenzite dalle corde strette intorno alle braccia. «Questa è bella.»

La punta della katana impugnata da Seokjin tremò. «Datemi un buon motivo per non trapassarvi da parte a parte.»

«Fallo. In questo caso non sarai molto diverso da me.» lo provocò l'uomo con l'espressione sempre più spavalda.

«Non insultarmi! Io non rapisco i bambini per allevarli come carne da macello per un motivo idiota!» la voce di Jin era bassa e ferma.

Il capo villaggio rise inclinando il volto in avanti. Un rivolo di sangue colò sulla scollatura del suo kimono, ma non se ne curò. «E cosa vorresti fare, di grazia? Riferirlo all'imperatore? Ah, giusto. Non puoi perchè sei un criminale.»

Il ragazzo non si mosse, la mano di nuovo stabile sull'elsa. 

«Posso sbarazzarmi di te e della tua famiglia in pochi secondi.» ringhiò e la moglie emise dei gemiti terrorizzati sotto il bavaglio.

«Se fossi in te mi sbrigherei, invece di perdere tempo.» ribattè l'altro. «Forse è già troppo tardi. Anche i tuoi amici avranno fatto la stessa fine di quelle bestioline.»

Un taglio netto e preciso recise la gola del signor Kim, dalla quale zampillò liquido scuro che macchiò tutto il suo kimono decorato. Le grida soffocate della donna riempirono la stanza e la salvammo da una morte certa. La lama di Seokjin si fermò proprio sopra la sua testa quando ci vide irrompere. Aveva gli occhi assenti, come se all'improvviso non ci riconoscesse più. La mano di Sora tremava sotto la mia e tirava all'indietro, scommisi che voleva uscire da lì.

«Non seguitemi.» ordinò lui mollandoci con la signora piagnucolante, ma disobbedimmo.

Mentre lo pedinavamo tra gli alberi, mi tornarono in mente le parole di quel pomeriggio che non avevo compreso fino in fondo.

«Ascolta, sono sicuro che il Signor Kim sia immischiato nella sparizione dei bambini.» parlava a bassa voce in un angolo di uno stretto vicolo, al riparo da orecchie impiccione. «Se ho ragione, cercherà di farci fuori.»

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