Posso essere il tuo eroe

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Capitolo 52
☯︎︎Jungkook's POV☯︎︎

Vidi Namjoon da lontano, ricurvo su una figura dalla schiena posata su un masso. Eravamo sull'isolotto che separava la fine del ponte dalla riva della Terra del Drago. Vi erano per lo più scogli e rocce, ma in quel punto si trovava uno spiazzo verde che sembrava un piccolo prato di campagna, circondato dagli abeti.

La sagoma sdraiata era una donna ed ebbi un colpo al cuore. Mentre mi avvicinavo, Sora si alzó di scatto e corse verso di me zoppicando. Namjoon la stava richiamando con la mano tesa in avanti, ma a lei non importava. Era scalza, le cosce coperte da fasce macchiate di rosso scuro, i vestiti strappati, il collo tamponato da uno straccio intriso di sangue e il viso sporco di terra. Eppure niente la stava fermando. Si buttó su di me che la raccolsi, finalmente sollevato di vederla viva. Tremava, forse per lo sforzo o forse per la stanchezza. Scoppió a piangere sul mio petto senza vergogna, come se non avessimo mai litigato. Poi le sue gambe cedettero all'improvviso, costringendomi a sostenerla per la vita.

«Non dovevi correre in quel modo.» le dissi mentre la tenevo stretta.

Le sue mani scivolarono via dal mio collo come le sue forze che l'abbandonarono. La sollevai tra le braccia per riportarla da Namjoon, era svenuta.

«Chi l'ha ridotta così?»

«Non lo so.» rispose il ragazzo dai capelli bianchi, mentre mi aiutava a posarla sull'erba. «L'ho trovata senza sensi là dentro.»

Indicó una rientranza nella parete rocciosa, un cunicolo che non prometteva niente di buono.

«Gli altri dove sono?» gli chiesi inginocchiandomi.

«Jimin è dentro. Invece non so dove sia finito Jin.»

Namjoon scoprii lo squarcio sul collo di Sora, era abbastanza profondo. Sembrava una ferita da taglio, qualcosa di affilato l'aveva colpita di striscio. Erano passati tre giorni da quando l'avevamo persa di vista, ma dalle sue condizioni sembrava trascorso un mese. Le sue lacrime avevano lasciato il segno del loro passaggio, scie bianche sulle guance impolverate. In più, delle orrende manette stringevano i suoi polsi, irritando la pelle sotto il ferro arrugginito. Scostai una ciocca unta dalla sua fronte, quasi con il timore che potesse svegliarsi e vedermi così preoccupato per lei. Infatti, sollevó a malapena le palpebre, guardandomi da una sottilissima fessura.

«Mi...» balbettó a fatica. «Mi dispiace...»

Ritrassi la mano, spaventato dalla mia stessa rabbia che inizió a bruciarmi il sangue nelle vene. Namjoon mi lanció un'occhiata prima di occuparsi della ferita aperta di Sora. Con un lembo del suo kimono pulito fasció l'avambraccio per tamponare la fuoriuscita di sangue e poi la terra tremó sotto di noi.

Un'esplosione scosse l'intero isolotto.

Una nube di polvere invase il prato verde dove eravamo, facendo bruciare gli occhi. Dopo, una folata di vento raccolse la nude in un vortice attorno ad un ragazzo dai capelli argentati lunghissimi che fluttuava nell'aria insieme alla sua alabarda scintillante: Jimin.

«Andate via di qua!» ci avvertì mentre si metteva in una posizione di difesa.

C'era un buco nel terreno più avanti come se un soffitto sotto di esso fosse crollato all'improvviso. Lingue nere fuoriuscirono dal cratere soffocando l'erba al loro passaggio. Non credetti ai miei occhi quando vidi Taehyung spuntare dalle ombre, i capelli rossi e gli occhi dorati emanavano malvagità. Posò i piedi con grazia oltre la fossa mentre l'aura nera lo avvolgeva con le sue spire. Non avevo mai visto gli inferi, ma potevo credere di esservi finito dentro.

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