La figlia del Diavolo

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 Voldemort prediligeva indire le proprie riunioni la domenica, al Quartier Generale dei Mangiamorte, ovvero a Villa Malfoy. L'uomo era solito tenere al guinzaglio ogni suo sottomesso. Fra questi si trovavano principalmente mangiamorte desiderosi della sua approvazione, ma una minoranza era meno affascinata dalle promesse e il carisma del Lord, per cui il suo unico interesse era giungere alla conclusione di tutta quella storia. E, questo, Riddle lo sapeva bene.

Il Quartier Generale non brillava certo per l'accoglienza o l'eleganza, anzi. Voldemort aveva scelto una delle cripte sotto casa Malfoy, dai toni cupi e l'atmosfera inquietante. Lo sfrigolare del fuoco nel camino poteva offrire l'illusione che il clima umido della sala ne giovasse, ma non era affatto così. Nemmeno la cena luculliana, offerta come sempre da casa Malfoy, riusciva a rinfrancare gli spiriti dei più atterriti... anche se alcuni, come Greyback, ne stavano approfittando senza pudore.

Voldemort, come sempre unico capotavola, osservava i commensali con attenzione, alla ricerca di qualcuno che avesse il coraggio di guardarlo nelle iridi spettrali. Normalmente era lui che apriva il discorso, per cui, l'unico rumore costante che si sentiva era il mangiucchiare rumoroso del licantropo in fondo alla tavola, insieme al crepitio delle fiamme. 

Per Draco quello sarebbe stato il giorno fatidico, il giorno in cui Gabriel avrebbe dichiarato la sua intenzione di portarlo via da lì. Non sopportava più di rimanere con le mani in mano a guardare la sua famiglia denigrata e le sue ricchezze parassitate da volgari commensali di ogni genere e specie.

-Ebbene, Lucius, che notizie mi porti dai nostri amici americani?-

Se nessuno era intervenuto per proteggere i maghi inglesi dal ritorno di Voldemort, era stato proprio grazie alla fitta rete di conoscenze che i Malfoy possedevano e che tenevano a bada ogni ministero desideroso di contrastarli, non a titolo gratuito come era ovvio.

-Nulla di rilevante, mio signore. Tutto procede come da lei ordinato- rispose Lucius, sorridendo appena all'Oscuro Signore. L'essere però storse la bocca, scontento della brevità del loro confronto.

Adorava tormentare il padrone di casa: lo conosceva molto bene, sapeva quanto si sentisse superiore a chiunque altro lì dentro. Considerando la sua alterigia e il suo desiderio di indipendenza, forse avrebbe dovuto ribellarsi quando ancora c'era della fiducia, fra loro, ma ormai era troppo tardi. Dopo il suo grande fallimento aveva iniziato a metterlo in ridicolo davanti a tutti i Mangiamorte e questo aveva affievolito la forte autorità che scaturiva dal suo sguardo glaciale, nessuno lo prendeva sul serio. Era diventato il suo burattino e questo aveva fatto volgere la sua lealtà in irritazione... se non odio, oramai. Tuttavia la cosa non poteva che compiacerlo, del resto adorava obbligarlo alla sudditanza quando il suo fegato rodeva di rabbia.

-Magnifico, stai facendo un ottimo lavoro con le relazioni globali, sono molto positivo su ciò che sarà. Quando finalmente avrò ucciso Harry Potter, amplierò i miei orizzonti. L'intero mondo merita l'estirpazione dei babbani e di tutti coloro che non possiedono il sangue puro- decretò con forte convinzione, trovando nel risolino di Bellatrix la stessa eccitazione che provava lui alla belligerante idea.

Lucius era tornato al suo piatto, dopo un altro sorrisino di circostanza e Tom non ne fu gradito. –Mi stai ignorando, Lucius? Il mio discorso ti annoia?-

Davanti alla provocazione, il platinato scattò sul lord. -Assolutamente no, mio signore, tutt'altro. Convengo del tutto con voi.- L'occhiata penetrante dell'Oscuro Signore riuscì a imbarazzare il Malfoy che, ormai incalzato, si vide costretto a proseguire: –Sono soltanto impensierito. Il ragazzo è riuscito a nascondersi nella tana di quei luridi traditori del loro sangue, non sarà semplice infrangere quelle difese e catturarlo.-

I.  Quando l'Argento incontrò l'Oro.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora