Nient'altro che la verità

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Record: Yeeeeee!! E ce l'abbiamo fatta anche questa volta, bravissime! Il record si sposta a 42 entro giovedì alle 19!!


Nelle successive ore Harry, Ron, Hermione e Ginny avevano raggiunto il signor Lovegood, finendo in una trappola che non avevano affatto preventivato. Avevano poi cercato di smaterializzarsi lontano, sperando di stabilire un'area dove riposarsi prima di tornare a casa, ma per loro non c'era stato alcuno scampo.

I Ghermidori li avevano trovati e, supponendo chi fossero, avevano deciso di portarli direttamente al Maniero dei Malfoy.

Inutile definire la vastità della lussuosa e austera villa.

Il quartetto era stato spinto in un lungo viale contornato da alte siepi, le luci della sera iniziavano a farsi largo nel cielo e i ragazzi, sapendo bene cosa sarebbe presto successo, stavano pensando cosa avrebbero potuto fare, per salvare la pelle.

Quando però ad accoglierli al cancello fu Bellatrix Lestrange, con quei suoi occhi spiritati, i quattro rabbrividirono, chiedendosi cosa avrebbe fatto loro quella famosa torturatrice. Guardò con stizza Harry, chiedendosi se fosse o meno lui il ragazzo che stavano cercando e non poté quindi che ordinare:

-Chiamate Draco.-

E fece entrare il gruppetto.

Harry, Ginny e Ron sgranarono gli occhi, sconcertati, ben sapendo che Draco sarebbe dovuto essere a casa ad aspettarli.

Hermione avvertì improvvisamente un conato. Si sentiva come nel suo ultimo incubo, quando il mondo idilliaco in cui si trovava era stato improvvisamente sostituito da un altro... che non desiderava affatto. Tremava sensibilmente, non volendo davvero credere che le cose si stessero svolgendo in quel modo.

"No, non... non è possibile"



-Ieri tuo padre è venuto a lamentarsi con me della tua assenza.- e l'altra annuì, andando ad accarezzare la sua bestiola che barrì molto rumorosamente.

-Immaginavo l'avrebbe fatto. Placarlo non deve essere stato semplice.-

Gabriel la raggiunse quasi alle spalle, a due metri di distanza, sentendo Tori, uno dei suoi gatti-toro, venire a salutarlo, ronfante.

-Le sue crisi isteriche non mi hanno mai sfiorato.-

Rispose e prese per la collottola la chimera, osservando che la pelliccia non sembrava avere alcuna particolare capacità -Non perde peli.-

E Tanis si volse a guardarlo, per poi spostarsi verso alcuni alberi -No.-

Gabriel la seguì con lo sguardo e, con ancora il gatto-toro fra le braccia la vide raggiungere un albero in particolare e appoggiarsi, scivolando in terra. C'erano alcuni libri affianco a lei e la Passaporta, un ninnolo di legno con cui giocava da bambina. Era ridotto in schegge.

-Perché sei qui, Gabriel? Adesso non ti fidi certo di me.-

-Non mi fiderò mai più di te. Mi hai mentito.- e lei annuì, gli dava il profilo. Gabriel lasciò scendere il gatto che raggiunse la sua padrona.

-Sì è vero, in parte ti ho mentito. Ma non me ne frega un accidente di mio padre, di quella psicopatica di mia madre o di quella Astrix. Mi sono annoiata a morte nella mia vita, consapevole di non potermene andare da questa dannata tenuta. Il mio unico passatempo era la gente che ci abita e che mi scopavo regolarmente, per distrarmi un po'; insieme all'allevamento, si intende. Ogni giorno non ho fatto altro che pensare che quando finalmente mia madre sarebbe morta, mi sarei cercata un bel purosangue e mi sarei fatta innalzare di grado, così da poter fare quello che volevo, senza noiose limitazioni legislative. Per cui ho seguito Voldemort per essere libera, accertarmi che quella pazza di mia madre fosse morta e nel mentre trovare un nuovo divertimento, facendo la parte della figlioletta adorata, anche se, che tu ci creda o no, la mia idea era quella di farlo fuori un momento prima di vederlo fulminare Potter. Mi è stato sul cazzo sin da subito, visto che è un personaggio davvero patetico.- fece una breve pausa. Non voleva vedere gli occhi di Gabriel, anche perché non le sarebbero piaciuti. Era ancora più sconcertato rispetto a qualche giorno prima.

I.  Quando l'Argento incontrò l'Oro.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora