46: ウィルコット

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Wilcot

❌ SMUT ❌

Finalmente erano riusciti ad arrivare a Wilcot, o meglio alla vecchia tenuta che al momento pareva completamente abbandonata. Dopo aver aperto il grosso portone, poterono osservare che le erbacce avevano preso il sopravvento in tutti quegli anni di assenza, ma a giudicare dalle dimensioni, potevano dire con certezza che era molto più grande di quella che avevano a Therobla.
«I nostri branchi vivevano assieme a differenza di quando eravamo a Therobla.» disse Chris, come se avesse letto i loro pensieri. Subito dopo, batté le mani per mettere in moto i ragazzi. «Avanti, credo che ci saranno un po' di pulizie da fare.»
«Quindi questa sarà la nostra nuova casa?» domandò Jeno, accanto alla sorella minore. Era grato per il fatto che la struttura fosse un po' lontana dalla città, dato che temeva per la sicurezza di sua sorella, una volta che avrebbe dovuto affrontare la sua prima luna piena.
«Sì, non preoccuparti una volta che l'avremo sistemata vedrai che è meglio di ciò che sembra.» lo rassicurò Mark, scompigliandogli i capelli neri.
«Sono sorpreso, sai? La maggior parte di loro gestisce il dolore molto meglio di quanto facevo io alla loro età...ne hanno davvero passate tante se reagiscono così anche dopo quello che è successo.» sussurrò Baekhyun all'orecchio di Jackson, che annuì con un sorriso triste sulle labbra. Sapeva che quelli col sorriso sulle labbra in realtà stavano nascondendo ciò che provavano, cercando di essere forti per i loro amici. Sperava solo che tutto ciò passasse in fretta, che le cose tornassero alla normalità e che potessero continuare la loro vita da dov'era stata interrotta.
Tuttavia, non sapevano cosa Hyunjin e Yeonjun si portavano dentro da quando avevano lasciato Zanarta. Nessuno dei due aveva detto qualcosa su Zack, mantenendo il segreto per il momento.

Posarono le borse fuori, sul vialetto che conduceva al portico, precipitandosi dentro per vedere com'era la situazione.
Seungmin e Jongho aprirono la porta, iniziando a tossire subito dopo quando un ammasso di polvere si sollevò in aria, investendoli in pieno. «Per la miseria c'è molto da fare.» disse Jongho vedendo solo strati e strati di polvere.
«Chenle, sta attento.» lo avvertì Lucas, quando vide l'amico addentrarsi nella stanza principale, curiosando qua e là tra i mobili polverosi e toccando diversi oggetti.
«Tranquillo, fidati di me- AH!» urlò l'omega, quando vide qualcosa saltare davanti ai suoi occhi. Chenle saltò sul posto spaventato, rendendosi conto pochi secondi dopo che si trattava solo di un topo. Troppo tardi, Lucas e Taehyun l'avevano visto e stavano già ridendo di lui.
«Che schifo, spero non ce ne siano altri...» sussurrò Yiren accanto a loro, non riuscendo a sopportare la vista di quegli animali.
«Avanti Yiren, sei una volpe, come fai ad aver paura di un topo?» rise Yunho, spingendola di proposito verso il tavolo sotto cui la bestiola si era rifugiata.
«No, no Yunho fermo!» urlò la ragazza opponendo resistenza. «Li detesto, mi fanno schifo! Sarà la mia parte umana a parlare, ma ti prego lasciami andare!»
Yiren riuscì a liberarsi, dopo che Hyunjin prese l'amico per le braccia, obbligandolo a lasciarla andare. «Oh avanti Yunho, lasciala stare.»
«Dai Hyun, stavo solo scherzando.»
«Pensate a pulire, ho trovato degli stracci.» Chris lanciò loro dei secchi vuoti e gli stracci per pulire.
Seungmin guardò perplesso il secchio in legno vuoto. «Dove la prendiamo l'acqua?»
«Dal pozzo in giardino.» rispose l'alpha, impugnando la sua scopa e sparendo al piano superiore.
All'esterno, Yeonjun e Minho stavano riempiendo i secchi per il loro branco, attingendo l'acqua dal pozzo.
«Stavo pensando che coinvolgere Hyuna magari la aiuterebbe a non pensarci...» disse Yeonjun ad un certo punto e guadagnandosi un cenno di approvazione da Minho.
«Lo pensavo anch'io. Non vorrei finisse come quando scomparve Hyunjin, che si lasciò andare, restando un anno confinata nella camera.» rispose lanciando un'occhiata alla ragazza, la quale sedeva su una delle sedie sotto il portico. Aveva lo sguardo perso e puntato a terra, come negli ultimi quattro giorni di viaggio d'altronde. Sapeva che non sarebbe riuscita a passare sopra la morte di Jeongin velocemente, anzi, nemmeno lui l'aveva ancora accettata. Tuttavia aveva un branco da aiutare, avendo deciso di non diventarne più l'alpha. Però, alpha o non alpha, Minho doveva comunque fare la sua parte e impedire che il branco si sfaldasse a causa di tutto ciò che era successo in quel viaggio fino a Wilcot.
«Un anno?» ripeté il biondo sgranando gli occhi. «No, non posso lasciare che accada. Cosa possiamo fare?»
«Intanto cerchiamo di convincerla a darci una mano, magari la sua mente resterà un po' occupata per qualche ora, impedendole di pensare a Jeongin.» propose Minho, prendendo uno dei secchi che avevano riempito. «Torno subito, fammi provare.»
Yeonjun annuì, guardandolo mentre si allontanava. Lo vide fermarsi davanti alla ragazza, che nemmeno sembrava averlo notato.
Minho si abbassò alla sua altezza, appoggiando le mani sulle ginocchia di lei per restare in equilibrio. «Hyuna? Ci dai una mano? Ti farà bene fare qualcos'altro, non credi?» parlò dolcemente il ragazzo, accarezzandole la parte su cui appoggiavano i suoi palmi. «Hyuna?»
Sentendo il suo nome alzò lo sguardo, che fece rabbrividire il ragazzo. Era spento, esattamente come la sera in cui tornò a casa dopo la perdita di Hyunjin, no anzi, erano ancora più cupi e tristi. «S-scusa Min, hai detto qualcosa?»
Lui forzò un sorriso, addolcendo il tono. «Ti va se facciamo insieme le pulizie?»
«Le pulizie? Perché?» chiese con voce monotona.
Lui sospirò, rendendosi conto che Hyuna li aveva seguiti passivamente da quando avevano lasciato Zanarta. «Hyuna, siamo a Wilcot.»
La ragazza si guardò attorno spaesata. «Oh...s-sì, ti aiuto a pulire.» sussurrò evidentemente confusa e un po' imbarazzata.
Metri più in là, Yeonjun stava finendo di riempire gli ultimi secchi, ma le parole che Minho e Hyuna si erano scambiati riuscì ad udirle bene. Infatti, Minho voltò leggermente la testa per guardarlo. I due si scambiarono un'occhiata di intesa, capendosi al volo. La situazione era messa peggio di quanto si aspettassero.
«Avanti, andiamo...» Minho allungò la mano verso di lei, aiutandola ad alzarsi. Senza dire nulla, Hyuna la afferrò e lo seguì dentro casa passivamente.
Decisero di prendere la cucina, o meglio fu Minho a deciderlo. Appoggiò il secchio sul tavolo polveroso e prese le due scope, dandone una alla sua amica.
Hyuna iniziò a spazzare lentamente e con talmente poca forza che Minho non era nemmeno sicuro che stesse spostando gli strati di polvere che si erano formati negli anni.
Passò una decina di minuti, ed ora entrambi stavano passando gli stracci sulla cucina sporca in completo silenzio. Un silenzio che Minho non poté fare a meno di rompere.
«Hyuna. Ti prego parla.» disse implorandola con lo sguardo. Da quand'era finita la battaglia non aveva più battuto ciglio. Rispondeva a monosillabi, non piangeva. Aveva completamente smesso di reagire. Minho voleva che buttasse fuori tutto ciò che la addolorava. Voleva che si sfogasse invece di tenersi tutto dentro come un anno prima. Non voleva che passasse ogni secondo della giornata ad incolparsi di non essere riuscita a salvare Jeongin. La conosceva bene, non gli serviva la connessione fra le loro menti per sapere che quello era uno dei suoi pensieri principali.
«DANNAZIONE HYUNA, DIMMI QUALCOSA, QUALSIASI COSA!» urlò questa volta, facendo sobbalzare tutti gli altri nelle stanze accanto e al piano superiore.
Per la prima volta dopo giorni, Minho vide una reazione da parte della ragazza, che lanciò lo straccio a terra guardandolo con la rabbia negli occhi. «COSA VUOI CHE TI DICA?!» gridò avvicinandosi.
«Qualsiasi cosa, ma smettila di chiuderti così!» rispose Minho guardandola dall'alto in basso a causa di quei dieci centimetri di differenza.
«Cosa vuoi sentire, eh?! Che è colpa mia se mio fratello è morto?! Che ancora una volta non ho salvato un membro della mia famiglia?! Cosa cazzo vuoi che ti dica, Minho?!» urlò, mentre le lacrime cominciarono a scendere senza che se ne rendesse conto. Dalle altre stanze, Jisu, Lucas e Chenle si erano già mossi per raggiungerli in cucina. Anche loro ci stavano male, ma dovevano provare a non lasciarsi andare o tutti alla fine si sarebbero allontanati, chiudendo il resto del mondo fuori dalle loro vite.
«Minho, basta stiamo tutti male-»
Chris e Mark li fermarono giusto prima che potessero varcare la porta, facendo loro segno di starne fuori. Avevano capito cosa stava cercando di fare Minho.
«Sta cercando di farle buttare fuori tutto, lasciatelo fare.» disse Mark con un piccolo sorriso, vedendo Hyuna piangere per la prima volta in quasi una settimana. «Credo ne abbiano bisogno entrambi...»
Minho e Hyuna continuavano ad urlarsi contro davanti ai loro occhi, ma i singhiozzi alle spalle fecero voltare i tre ragazzi. Taehyun si era accucciato contro la parete del corridoio, nascondendo il viso fra le braccia che erano appoggiate sulle ginocchia. Jisu si avvicinò lentamente e si abbassò alla sua altezza accarezzandogli i capelli rossi. «Taehyun, cosa c'è che non va?» chiese dolcemente, quando il ragazzo alzò la testa con gli occhi rossi e pieni di lacrime.
«L-La colpa è anche mia...» singhiozzò tirando su con il naso. «C-c'ero anch'io q-quando è successo...no-non ho fatto niente Jisu! Non sono riuscito a fare niente!» rispose scoppiando in lacrime e abbracciandola. Lei gli permise di appoggiare la fronte contro la sua spalla, mentre gli accarezzava i capelli con una mano e la schiena con l'altra provando a calmarlo.
«Taehyun, non è colpa tua... c'era la barriera, ricordi? Me l'hai raccontato tu...» disse mordendosi il labbro per evitare di unirsi al suo pianto. Le parole di Hyuna avevano smosso qualcosa in Taehyun, perché alla fine aveva solo dato voce anche ai suoi pensieri.
Yeonjun passò davanti a loro, superandoli ed entrando in cucina interrompendo le grida dei due. «La colpa allora è anche mia. Non eri sola quando è successo, Hyuna.» disse avvicinandosi e guardandola dispiaciuto. «Ero lì con te, ma non ho fatto niente. Non ho potuto fare niente, mi dispiace...»
Hyuna lo guardava immobile con le lacrime che le rigavano le guance, perciò fu lui a decidere di fare la prima mossa. Yeonjun aprì le braccia, avvolgendola in un abbraccio e permettendole di sfogare tutto contro il suo petto, mentre la trascinava lentamente verso il basso. Si sedette sul pavimento, facendola sedere a sua volta sul proprio grembo.
Minho si inginocchiò dietro di lei senza dire niente, sentendosi colpevole allo stesso modo. Era ancora l'alpha in carica in quel momento. Lui non si riteneva tale, ma non aveva avuto ancora il coraggio di parlare chiaramente con Chris. Perciò loro contavano su di lui.
Yeonjun lo guardò, mimando un piccolo 'grazie', prima di riportare la sua attenzione sulla fidanzata.
Il più grande si rialzò, uscendo dalla cucina. Il suo sguardo poi si posò su Taehyun ancora fra le braccia di Jisu, e dopo aver ascoltato anche le parole di Yeonjun si resero conto che Hyuna non era la sola che aveva bisogno di buttare fuori il dolore.

𝙈𝙊𝙊𝙉𝙇𝙄𝙂𝙃𝙏: 𝐓𝐚𝐤𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora