-locanda
" Back in my head we were kissing,
I thought things were going alright.
With a sign on my back
saying kick me,
reality ruined my life.Feels like I'm constantly playing
a game that I'm destined to lose,
'cause I can't compete with your boyfriend."
«Con chi sembrava felice?» Hyunjin li stava fissando con un sopracciglio inarcato.
«Dicevo che con Yeonjun ultimamente sembrava felice. Nel senso, l'ha aiutata molto nell'ultimo periodo. Era un po' che non la vedevamo di buon umore.» mentì Minho, guardando velocemente il biondo seduto accanto a lui, con la coda dell'occhio.
Farsi beccare da Hyunjin mentre diceva che voleva far fidanzare Hyuna con qualcun altro, era decisamente l'ultima cosa a cui puntava. Non aspirava di certo a litigarci, soprattutto ora che era di nuovo a casa con loro e stava bene.
«Suppongo di doverti ringraziare allora...» disse Hyunjin fissando Yeonjun, che era palesemente a disagio in quella situazione. Da quand'era diventato così? Non gli era mai importato seriamente di dire cosa pensasse o di cosa pensassero gli altri.
Inizialmente credeva di essersi semplicemente calato fin troppo bene nella parte che Wonho gli aveva chiesto di recitare, ma ora si stava rendendo semplicemente conto che quella non era una semplice recita che aveva creato; quella era la parte umana che aveva perso dieci anni prima, da quando il padre di Wonho l'aveva reso un cacciatore.
Chi l'avrebbe mai detto, che Yeonjun avrebbe ritrovato le sue emozioni, soppresse da anni, in un covo di lupi? Chi l'avrebbe mai detto che in Kunpimook avrebbe rivisto quella madre amorevole che lui aveva perso anni fa? E in Jinyoung la figura paterna che non aveva mai avuto nella sua vita? Ultimamente pensava di essersi sentito più vivo con loro in un mese e mezzo, che con i cacciatori negli ultimi dieci anni.*
Yiren aveva accompagnato Jisu in città. Le due ragazze erano appena passate a ritirare le lettere dalla locanda di Hobi. Era apparentemente una giornata tranquilla, finché Yiren non notò dei fogli sparsi per la città. Era praticamente sicura che all'andata non c'erano, o almeno, non così tanti da riuscire a notarli.
«Jisu, guarda...» la ragazza attirò la sua attenzione, tirandole leggermente la manica del vestito verde smeraldo che stava indossando.
«Hai visto qualcosa di strano?» chiese Jisu, seguendola confusa.
«Guarda qua. È della chiesa...» Yiren si avvicinò, leggendo il pezzo di carta appeso al muro. «Qui...è riaperta la caccia agli impostori dai capelli rossi, su ordine di padre Taemin. Nessuno escluso...»
«Taehyun è in pericolo. Dobbiamo dirlo a casa.» Jisu strappò l'avviso dal muro, arrotolandolo velocemente e nascondendolo nella manica del vestito.
Le due ragazze arrivarono a casa il prima possibile, richiamando in fretta la famiglia, per mostrare il nuovo ordine della chiesa. A sua volta, Jinyoung ordinò a Taehyun di non lasciare la tenuta, finché quest'ordine sarebbe stato in vigore. Sarebbe stato più sicuro per lui restare a casa, per non rischiare di essere catturato. Voleva avere momentaneamente un problema in meno di cui preoccuparsi. Stava ancora cercando il possibile informatore del branco di Namjoon, ma non riusciva a venirne a capo. Ne aveva parlato con Mark e Jackson, eppure nemmeno i due avevano un'idea su chi potesse essere. L'unica soluzione che aveva era andare in città lui stesso e scambiare qualche parola con Hobi di persona. Purtroppo era l'unico sospettato che continuava a tornargli alla mente.
Nel mentre, Jongho e Yunho si erano dileguati subito dopo l'avvertimento sul nuovo ordine della chiesa. Una folle idea era passata per le loro menti. Aver perso tre membri era già troppo.
I due ragazzi arrivarono in città, coperti da dei grossi mantelli neri. Decisero di percorrere le vie più strette e isolate della città, per raggiungere così la sede della chiesa. Yunho conosceva l'odore di Taemin, lo ricordava perfettamente da quella sera in cui lui e Seungmin fecero irruzione in camera del prete.
Taemin rappresentava la figura religiosa più potente della città e deteneva un grande potere e una grande influenza sugli abitanti, che credevano fermamente nell'uomo.
I due ragazzi si arrampicarono sul retro della struttura dopo aver scavalcato il muretto, dove nessuno avrebbe potuto vederli, a causa delle piante del piccolo giardino sul retro.
Yunho, il più grande, aveva percepito l'odore di Taemin provenire dalla stanza più alta. Era una giornata soleggiata, perciò furono anche fortunati nel trovare la finestra aperta, in modo che non fossero stati costretti a sfondarla, rompendo il vetro e attirando così l'attenzione delle guardie. Potevano sfruttare l'effetto a sorpresa.
L'uomo era di spalle, chinato sul suo scrittoio e circondato da scartoffie, troppo impegnato e concentrato per accorgersi dei due ragazzi che entravano quatti dalla finestra. La stanza era piuttosto semplice, anzi, era abbastanza spoglia; ad arredarla c'era il minimo indispensabile. Lo scrittoio in legno scuro, una sedia, un tavolino con una caraffa, la quale conteneva molto probabilmente dell'acqua. Davanti al tavolino, un piccolo divanetto e infine un crocifisso appeso al muro. Niente di troppo sfarzoso, come invece si aspettavano i ragazzi.
Dalla finestra alle sue spalle, Yunho scese silenziosamente dal davanzale e si avvicinò lentamente, passando la mano attorno alla bocca di Taemin con una mossa repentina. Con l'altro braccio lo immobilizzò, impedendogli così di emettere suoni per chiamare qualche guardia in suo soccorso.
L'uomo iniziò ad agitare le braccia, cercando di liberarsi da Yunho, ma Jongho lo prese prontamente per gli avambracci, bloccandoli davanti alla sua faccia.
«Salve, padre Taemin.» parlò il più piccolo, sedendosi comodamente sullo scrittoio del prete.
«Ti lascerò libero, se non urlerai. Non ci mettiamo molto a staccarti la testa in caso contrario.» minacciò Yunho, all'orecchio dell'uomo, con voce bassa.
«C'è una cosa che vorremo da te, e poi ce ne andremo.» aggiunse Jongho.
Taemin annuì solamente, abbastanza spaventato, mentre Yunho allentava lentamente la presa. Jongho invece prese una piuma e della carta, sbattendole davanti all'uomo. «L'immunità. Vogliamo quella. Tu e i tuoi stupidi annunci sui muri.»
«Non posso.»
Yunho prese il pugnale dalla cintura; la lama di metallo sottile, lunga tra i dieci e i quindici centimetri, l'elsa dorata, dalle forme morbide, senza spigoli ed il nome di Yunho inciso sopra.
Fece ruotare l'oggetto nella mano destra, per poi avvicinarlo al viso di Taemin. «Invece sì che puoi, e lo farai.»
Con mano tremante, l'uomo impugnò la piuma, mentre il ragazzo più giovane gli passò il piccolo calamaio di vetro con l'inchiostro per invitarlo ad intingerne la punta. Taemin iniziò a scrivere sul foglio, continuando ad avere la lama del pugnale di Yunho puntata al collo.
«Bene. Metti il sigillo, così finiamo questa buffonata.» disse Jongho quando, dopo una decina di minuti, lo vide posare la piuma bianca.
Quando padre Taemin finì con la lettera, Yunho gliela strappò dalle mani con poca gentilezza, intascandola velocemente.
«Qui abbiamo finito, andiamocene.» disse Jongho, avvicinandosi alla finestra.
«Scusi padre. Niente di personale, ma non posso rischiare che lei revochi tutto da un momento all'altro. La famiglia viene prima di tutto, lei capisce, vero?» Yunho fece ruotare la lama, conficcandola nel petto del prete. Taemin afferrò istintivamente il polso di Yunho, cercando di smuoverlo, ma dopo aver esalato l'ultimo respiro, con del sangue che gocciolava dalla bocca, la presa sul ragazzo si allentò, finché la mano non si lasciò cadere lungo la sedia di legno.
«Ma sei impazzito?!» esclamò Jongho, osservando l'amico che estraeva la lama.
«Non possiamo rischiare ancora. Abbiamo fermato la battaglia, ma questi stronzi possono fare quello che vogliono. Tagliamo la testa al toro e facciamola finita.» ripose Yunho, incitandolo ad uscire velocemente dalla finestra. «Andiamocene velocemente ora, prima che ci trovino.»
I due saltarono giù dalla finestra, aggrappandosi alla pietra della parete, con gli artigli che stridevano contro di essa.

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𝙈𝙊𝙊𝙉𝙇𝙄𝙂𝙃𝙏: 𝐓𝐚𝐤𝐞
Manusia Serigala🌕 PRIMO VOLUME 🌕 Genere: fantasy, love story, werewolf E se il folklore medievale non fossero solamente credenze? Il Medioevo è un periodo buio in cui vivere, soprattutto per alcune persone. Persone come Hyuna e la sua famiglia, costrette a portar...