2:猟師

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- cacciatore

«Hyuna, mamma ha chiesto se possiamo sbrigare delle commissioni in paese.» disse Jeongin, entrando nella camera della sorella. Era mattina, e in attesa del ritorno del loro alpha e degli altri beta più forti, avevano deciso di continuare a vivere la loro quotidianità. Avevano deciso di non mettere in allerta l'altro branco, facendo loro capire che anche i più piccoli erano al corrente di quella vecchia storia. No, dovevano fingere mentre aspettavano Jinyoung.
«Non può andare mamma?»
Il più piccolo scosse la testa in segno di negazione. «Sta indagando con papà e Chris. Vogliono capire dove si nasconde il branco di Namjoon.»
La ragazza si alzò svogliatamente dal letto. «Va bene, andiamo... ma devo essere a casa prima di sera. Minho ne ha approfittato per tornare a lavorare insieme.»
Gli occhi di Jeongin si illuminarono. «Torni a lavorare con noi?»
«Penso di non avere molta scelta ormai, Jeong.» sospirò Hyuna, ormai rassegnata dalla testardaggine del suo migliore amico.
Stava rimpiangendo di averlo assecondato la giornata precedente.
«Che fine ha fatto la Hyuna pazza che agiva d'impulso?» domandò Jeongin con una piccola smorfia in viso. Chi era quella, e che ne aveva fatto di sua - per niente tranquilla - sorella maggiore?
La sorella lo guardò con un sorriso amaro. «È sparita quando lui è morto per colpa mia.»

Jeongin e Hyuna erano appena usciti dalla casetta alla periferia della città per sbrigare le commissioni che Kunpimook aveva chiesto loro.
Dovevano passare a ritirare il nuovo arco di Taehyun, dato che quello precedente l'aveva rotto durante l'ultimo lavoro. Essendo il cecchino della squadra, il ragazzo necessitava urgentemente dell'arma. Oltre a lui, solo Yeji era in grado di coprire perfettamente le lunghe distanze. La loro vista soprannaturale era la migliore del branco, perciò Taehyun non avrebbe avuto nessun altro a sostituirlo, e i ragazzi avevano davvero bisogno di qualcuno che potesse coprire loro le spalle.
Oltre all'arco di Taehyun, avrebbero dovuto ritirare anche la nuova azza di Chaeryeong, siccome quella di prima era ormai più che obsoleta.
Dopo le armi, vi erano da ritirare anche le nuove lettere in cui venivano commissionati loro degli incarichi. Esisteva una sola persona a conoscenza della verità sulla loro famiglia: un omega. Un lupo senza branco che lavorava in un piccolo locale verso la periferia del villaggio; era un luogo non molto frequentato, essendo nascosto nei vari vicoli, ma nonostante ciò, le persone sapevano che solo lì avrebbero potuto assumere degli assassini per i loro sporchi lavori. Non era il lavoro migliore del mondo, ma era l'unico modo per poter guadagnare senza doversi esporre tutto il giorno.
L'omega in questione si chiamava Hoseok; Hobi per coloro che lo conoscevano.

Il locale non si trovava molto lontano da loro, perciò non impiegarono molto tempo a raggiungerlo. Girava sempre gente non molto raccomandabile nei dintorni, anche per quello i loro leader, o comunque i beta più anziani, chiedevano esplicitamente di non vagabondare da soli per le strade.
Erano consapevoli che i ragazzi fossero in grado di difendersi da soli, ma in caso di piccoli scontri con gente che cercava solo rogne, non volevano rischiare che si mettessero nei guai. Erano ancora giovani, non sempre erano in grado di controllare le loro emozioni; ad alcuni bastava veramente poco anche solo perché cambiasse il colore dei propri occhi.
Infatti Hyuna se la sarebbe benissimo cavata anche da sola, ma purtroppo dovevano atteggiarsi il più normalmente possibile. Perciò andare in due era sempre molto più sicuro per la loro incolumità; ora che i cacciatori avevano preso la vecchia tenuta e abitavano nei dintorni, era ancora meno sicuro per loro destare il minimo sospetto. Avrebbero rischiato di essere tagliati in due, o decapitati, se fossero finiti nelle mani dei cacciatori; oppure al rogo se fossero finiti nelle mani del popolo, o peggio ancora: della chiesa. Nessuna delle opzioni sarebbe stata piacevole.

Proprio mentre stavano per entrare nella locanda, Hyuna andò a scontrarsi con qualcuno che stava uscendo nel medesimo momento. Era lo stesso ragazzo biondo della sera precedente.
«Scusatemi, ho aperto improvvisamente e non vi avevo vista!» parlò lui, facendo un lieve inchino.
«N-non preoccupatevi, anche noi non abbiamo guardato...» rispose flebilmente Hyuna.
Jeongin le rivolse un'occhiata confusa. Da quando era diventata timida? Davvero, che fine aveva fatto la ragazza sfacciata e impulsiva che esisteva solo un anno prima?
"L'ultima volta è stata con... e se fosse che...?" pensò il ragazzo, cercando di contenersi e non fare espressioni strane.
«Oh, ma ci siamo incontrati ieri sera!» esclamò il ragazzo, riconoscendo i due.
«Già... grazie ancora, sai per quel lupo.» mormorò lei.
«Nessun problema, è stato un piacere.» sorrise il biondo.
Nel mentre, Jeongin osservava la scena in silenzio, come se risultasse invisibile agli occhi del ragazzo biondo. Avrebbe davvero dato qualunque cosa per poter leggere i pensieri di sua sorella in quel momento, ma per sua sfortuna la ragazza aveva già stabilito una connessione con Minho, prima che lui fosse in grado a sviluppare quella capacità.
La connessione si poteva sviluppare solo con un'altra creatura; non importava essere lupi o meno, a maggior ragione perché il branco non era composto solo da licantropi, e lui stesso ne era la prova.
«Ieri non mi sono presentato. Molto piacere, Choi Yeonjun.» si presentò, porgendo la mano alla ragazza. «Non mi pare di avervi mai vista in città, a differenza del vostro amico. Siete nuova?»
«No, è mia sorella.» sputò Jeongin, decidendo di intromettersi.
Qualcosa non gli quadrava. Con tutte le persone in città, come poteva ricordarsi di quelle che incontrava? A maggior ragione perché Jeongin era convinto di non avergli mai rivolto la parola, anzi non lo aveva mai visto di persona, ne aveva solo sentito il vago odore e le dicerie del popolo che lo conosceva.
«E voi sareste?» chiese Yeonjun, guardando il ragazzo più piccolo e dai capelli corvini.
«Jeongin. Lei è mia sorella Hyuna.» rispose freddo il ragazzo, tanto da stupire anche la sorella al suo fianco.
In poche occasioni Jeongin si era dimostrato così, ovvero mentre lavorava.
Yeonjun lanciò un'occhiataccia al più piccolo, intuendo un astio nei propri confronti che non riusciva per nulla a spiegare. Era la prima volta che rivolgeva la parola al corvino, eppure pareva che a pelle non nutrisse molta simpatia per lui.
«È stato un piacere fare la vostra conoscenza, ci vediamo in giro.» cercò di tagliare corto.
Il biondo si allontanò, e solo allora Jeongin prese la sorella per il polso, obbligandola a guardarlo. «Che ti prende?»
«Come scusa? Cosa dovrebbe prendermi?» domandò confusa. «Al massimo cosa prende a te!»
«Non me la bevo. Non sei mai stata timida!»
Hyuna tirò il braccio, cercando di liberarsi. «Non ero timida!»
«E allora cos'era tutto quel balbettare?!»
«Entriamo e basta.»
Con una leggera scossa, fece mollare al fratello la presa sul suo polso prima di entrare nella locanda. Jeongin la seguì in silenzio. Non voleva litigare con lei, ma qualcosa non gli quadrava in quel ragazzo. Forse ne avrebbe parlato con Minho, di solito il suo istinto non sbagliava mai, perciò avrebbe potuto confermare o ribaltare i suoi sospetti.

𝙈𝙊𝙊𝙉𝙇𝙄𝙂𝙃𝙏: 𝐓𝐚𝐤𝐞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora