- odore
«Dove mi state portando?» Hyuna camminava lentamente, le mani del ragazzo biondo a coprirle gli occhi, mentre la guidava chissà dove.
«Vi ho detto che è una sorpresa, non posso dirvelo.» la piccola risata che uscì dalle labbra di Yeonjun la fece sorridere involontariamente. Era la milionesima volta che gli porgeva quella domanda, e lui non poté fare a meno di pensare a quanto somigliasse ad una bambina curiosa in quel momento.
«Potete almeno dirmi quanto manca?» cercò lei di ricavare qualche informazione.
«Siamo quasi arrivati. Fate sempre così tante domande?» domandò scherzosamente lui, mentre Hyuna stringeva le mani sui polsi di Yeonjun per non cadere.
«A volte.» fece spallucce, mentre il biondo la avvertiva di camminare attentamente.
Aveva rischiato di cadere all'incirca tre volte per colpa di qualche sasso o buca, ma Yeonjun l'aveva sempre tenuta in piedi, senza farle incontrare la terra su cui stava camminando.Passarono forse cinque minuti, prima che il biondo si fermasse e le togliesse le mani dagli occhi. Hyuna sbatté un paio di volte le palpebre per riabituare gli occhi alla luce e davanti a loro, mise a fuoco un telo steso sull'erba in mezzo al bosco ed un cestino appoggiato sopra.
Era una piccola radura; ci era passata qualche volte di notte, ma non c'era mai stata di giorno e doveva ammettere che alla luce era molto carina.Si voltò verso Yeonjun, a pochi centimetri dietro di lei. «Ma... che significa?»
«Sembrerebbe che a vostro fratello non piaccia particolarmente la mia presenza... perciò ho pensato che potevamo passare la mattina insieme qui.» il biondo rise nervosamente, mentre portava una mano sulla propria nuca - azione che faceva spesso quando si trovava in imbarazzo. - «Sempre che voi vogliate...»
«Certo che voglio.» sorrise lei. Si guardò intorno, realizzando dove si trovasse. «Ma...avevate già preparato tutto. Avete speso venti minuti a fare avanti e indietro?!» esclamò lei, strabuzzando gli occhi.
«Oh cosa volete che sia. Non dovete preoccuparvi di questo...e per favore, potete darmi del 'tu'. Siamo praticamente coetanei.»
Hyuna annuì incerta, prima di acconsentire e concedere al ragazzo la stessa opportunità. Effettivamente non era abituata a quelle formalità, la mettevano a disagio.
I due si sedettero sul grande telo azzurro che il ragazzo aveva steso quasi un'ora prima.
«Però è ancora presto, cosa vorresti fare?» chiese lei, sistemando la gonna del vestito.
Fortunatamente nella casa in città tenevano qualche cambio, altrimenti sarebbe stata dura tornare a casa, cambiare i vestiti che aveva usato per il lavoro, e tornare velocemente in città.
«Parliamo? Così ci conosciamo!» propose Yeonjun, con una strana luce negli occhi.
«Uhm, d'accordo. Che vuoi sapere?» chiese titubante.
Temeva che il ragazzo porgesse domande scomode.
«Quello che vuoi, raccontarmi di te. L'altra volta ci siamo scambiati giusto due parole.»
Hyuna sembrò pensarci sopra per qualche secondo, dovendo stare molto attenta a ciò che avrebbe detto.
«Beh sai che ho vent'anni, e ho sempre vissuto qui. Nella mia famiglia siamo cacciatori da generazioni e niente, non ho nulla di interessante.» disse, con una leggera risata alla fine. «Mi piace leggere, anche se il tempo per farlo non è molto.»
«Era tuo padre quello con cui ho parlato?» chiese curioso il ragazzo.
Lei negò con il capo. «No, era mio zio. I miei escono la mattina presto a caccia.» spiegò. «Sì, siamo una famiglia allargata.» si affrettò ad aggiungere, quando vide l'espressione confusa di Yeonjun.
«Capisco...anche noi siamo una famiglia allargata.»
A quel punto una lampadina si accese nella testa della ragazza. «E tu cosa mi dici? Che mi dici di te?»
Yeonjun fece una piccola alzata di spalle. «Ho ventun anni, e mi sono trasferito l'anno scorso come ti ho già detto. La mia famiglia è abbastanza strana, e ...non saprei che altro dire, mi sto rendendo conto di essere noioso.» rise lui, passandosi una mano tra i capelli e scompigliandoli. «Come hai imparato a leggere?»
«Mio zio Jinyoung. Parlando di cultura, lui e papà mi hanno insegnato tutto. Mamma non è molto brava...»
«E da chi hai imparato a cacciare?» domandò curioso.
«In realtà mia madre voleva tenermi lontana dalla caccia. Io ed il mio migliore amico abbiamo imparato insieme.»
Ricordava ancora la prima volta in cui Kunpimook diede di matto, quando beccò lei e Minho nel giardino di casa con un arco in mano. Stavano usando il tronco dell'albero come bersaglio.
«Mia madre era impazzita. Avevamo iniziato ad esercitarci di nascosto con l'arco e quando ci beccò, ci fece una ramanzina che probabilmente riuscì a sentirla pure mio padre dall'altra parte del bosco.»

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𝙈𝙊𝙊𝙉𝙇𝙄𝙂𝙃𝙏: 𝐓𝐚𝐤𝐞
Hombres Lobo🌕 PRIMO VOLUME 🌕 Genere: fantasy, love story, werewolf E se il folklore medievale non fossero solamente credenze? Il Medioevo è un periodo buio in cui vivere, soprattutto per alcune persone. Persone come Hyuna e la sua famiglia, costrette a portar...