Capitolo Cinquantotto.

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Nota autrice.

Piccola precisazione, questa foto mi distrugge.
Qui è così magro e piccolo, non sembra stare bene e nel mio immaginario il Louis francese che abusa di sostanze è questo.

(Vi prego di prendervi un minuto a legger la nota autrice successiva)


TW:  Uso di sostanze stupefacenti



















Louis Pov's

Era un venerdì qualunque, un giorno qualunque, un pomeriggio qualunque.

Tra le mani tenevo il biglietto aereo che avevo prenotato qualche giorno prima, il vantaggio dei voli low cost era quello di poter decidere una data decisamente vicina, magari un giorno con l'altro.

Sospirai, intrappolai il labbro tra i denti mentre passavo il polpastrello sulla scritta inchiostrata di quel cartoncino.

Più la data si avvicinava più entravo nel panico, l'idea di rivederli mi era sembrata grandiosa ma più il momento si faceva imminente più mi sentivo insicuro.

Insicuro di me stesso per il mio aspetto e insicuro di quello che avrei dovuto provare.

Se in quei mesi il pensiero di Harry aveva girovagato, ogni giorno, nel mio cervello, aggrovigliandosi a fili intricati di altri pensieri, adesso mi stava letteralemente uccidendo.
Per non concentrarmi troppo su quei suoi occhi verdi che la mia mente raffigurava continuamente, ripetevo mentalmente la lista delle cose che avrei dovuto portare.

Non avrei portato una valigia, avrei preparato una borsa mettendoci dentro qualche vestito carino, di qualche taglia più piccola, oppure avrei preso più vestiti, in modo da poterli indossare a strati e nascondere meglio il mio corpo.

Non mi ero mai apprezzato, non credevo di esser giusto in questo corpo così formoso dalle cadenze quasi femminili ed ora, che avevo perso la maggior parte del mio grasso, non mi sentivo meglio, preferivo di gran lunga nasconderlo, forse più di prima.

Avrei portato quei classici souvenir francesi per i miei amici, nel piccolo sacchetto se ne contavano quattro, quello di Harry era semplicemente nascosto sotto altri vestiti e pacchetti.
Non glielo avrei dato, non avrebbe avuto senso, immaginavo la scena:

Lui con quei lunghi capelli mossi che mi guardava, io gli ponevo il piccolo oggetto con un: 'ti ho preso questo, quando sono scappato da te'.

Ridacchiai per quanto la scena fosse ridicola e la voce di Pierre mi riportò alla realtà.

Mi chiedeva perchè ci tenessi tanto ad andare in inghilterra quando qui avevo lui e la nostra dose quotidiana di polvere.
Scossi la testa, nemmeno gli risposi mentre continuavo a selezionare le cose che avrei dovuto portare.

Avevo preso otto giorni di ferie, ovvero ferie anticipate in quanto lavoravo da troppo poco tempo per aver accumulato quei giorni.
Avevo inventato qualche menzogna su una nonna malata alla quale tenevo, i miei occhi si erano fintamente inumiditi mentre spiegavo al mio capo il motivo per il quale avevo assolutamente bisogno di quel tempo.

Ero diventato bravo a fingere e il mio capo era troppo preso dai suoi conti per rendersi conto che in qualche modo lo stessi prendendo in giro.

'Tu ne restes pas non plus pour ça?' Pierre attirò la mia attenzione, sventolando in aria una bustina in plastica.
Lanciai un occhio fuori dalla porta della mia camera, prima di chiuderla silenziosamente.

'Non mi piace che la porti qui' mormorai, riferendomi alla casa di mia madre, guardando il suo viso confuso a quella lingua a lui sconosciuta.

Scossi la testa prima di avvicinarmi alla sua mano tenuta in aria, cercai di prender la bustina tra le dita ma subito lui fece un gesto contrariato, aspettandosi qualcosa in cambio.

Rainy Autumn | Larry Stylinson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora