15. E' IL MIO TURNO

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"Tre settimane? E' questo tutto il tempo che mi resta con te?" Levi domandò, ma l'emozione predominante nella voce tuonante non era la rabbia. Il tremolio in sottofondo aveva più il sapore della paura. Stavamo ancora camminando verso la mensa quando si fermò di colpo, inchiodando anche me sul posto.

"Non ne avevo idea." sospirai, ancora scioccato da tutta la faccenda. "Ma non è che avrai chissà quanti problemi a trovarne un altro. Insomma, non sei esattamente Frankenstein."

"Sentimi un po' e mettitelo bene in testa. Qui non si tratta di trovarne un altro. Non credo che tu abbia compreso - Dio, non so nemmeno se io ho compreso - l'enormità dei miei sentimenti per te. Sì certo, ora sembra tutto un innocuo divertimento, ma quando sono con te io mi sento più vivo di quanto mi sia mai sentito da quando sono al mondo. E' terrificante pensare che tra poco non ci sarai più. Non voglio tornare a non sentire nulla." la sua voce era una debole supplica. Era così vuoto, sconfitto come se la sua anima fosse volata da un'altra parte, tormentata e isolata.

Avevo sempre visto il silenzio come un'ingannevole medaglia a due facce. Poteva essere stupendo se serviva a catturare l'essenza di uno spirito, ma poteva anche essere letale. In quel momento sentii le sue lame affilate penetrare lentamente nella mia gola, minacciando di uccidermi mentre aspettavo, pregando che qualcosa venisse in mio soccorso e distruggesse quel mutismo pesante. Di due cose ero del tutto certo. Una era che Levi era nel be mezzo di un crollo nervoso mentre tutto quello che credeva di conoscere si stava disintegrando davanti ai suoi occhi. La seconda era che io ero appeso a un filo. Stavo camminando in bilico su una corda consumata. Un passo falso e mi sarei perdutamente, inesorabilmente innamorato del ragazzo che mi stava di fronte, a fissarmi nello stesso silenzio infido.

Dovevo fare qualcosa per porre fine a quella minaccia priva di parole che ci circondava. Continuammo a camminare. Il crepitio delle foglie secche sotto ai nostri piedi era un'interruzione ben voluta, ma non abbastanza forte da spezzare totalmente l'incantesimo della calma inquietante. Dovevo combattere la tensione in qualche modo. Dovevo far sapere a Levi che anche io mi sentivo così, ma non riuscivo nemmeno a trovare la voce.

"Posso baciarti?" finalmente parlai di nuovo, esiliando il silenzio e fermandomi davanti a lui.

"Cos-" iniziò a parlare, ma lo interruppi chiudendo la sua bocca con la mia. Lo feci indietreggiare verso la foresta, fermandoci solo quando la sua schiena si scontrò contro ad un albero. Ero scioccato da questa mia nuova natura. Non avevo idea che esistesse un lato dominante nella mia personalità. Anche quando uscivo con le ragazze le avevo sempre lasciate fare, ma adoravo quella nuova sensazione.

Afferrai il colletto di Levi e spostai la testa di lato. Il corvino dischiuse le labbra con un ansimo e ne approfittai per approfondire il bacio. La mia lingua esplorò ogni punto sensibile del suo antro caldo. Un distinto aroma di menta passò dalla sua lingua alla mia. Levi mi afferrò per i ciuffi castani, si lasciò scappare un suono morbido dalle labbra e mi baciò di rimando. Aprii gli occhi per trovare i suoi chiusi saldamente. Una lieve sfumatura di rosa sulle guance nivee. Separai le nostre labbra riprendendo rapidamente fiato prima di spostarmi sulla linea della sua mascella, baciandola dolcemente fino a raggiungere il lobo dell'orecchio. Levi si trasformò in un cumulo scombinato di gemiti quando le mie labbra passarono furtive sul suo collo, giù fino alle clavicole che denudai, allargando il colletto della sua camicia. Catturai la pelle morbida tra i denti e succhiai sempre più forte, assicurandomi di lasciarvi un marchio e incentivando i sospiri eccitati del corvino. Mi allontanai solo per godere del livido che si stava formando vicino alla spalla prima di lasciare la presa sui suoi vestiti. Levi era ancora rosso in viso quando si sistemò, guidandoci sul sentiero principale che avevamo lasciato in preda al mio gesto inaspettato. Il petto era ancora sconvolto dai respiri pesanti mentre cercava di ricomporsi. Infilò le mani nelle tasche dei jeans scuri.

"E' stato parecchio eccitante, Jaeger." Levi esalò mentre percorrevamo gli ultimi metri, arrivando finalmente in mensa. Prendemmo posto, pronti a cenare da soli. Non eravamo preparati a niente di quello che sarebbe successo in seguito, ma avevamo stabilito con un tacito accordo che avremmo potuto superare indenni almeno la cena.

JUST FIVE DAYS (TRADUZIONE ITA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora