24. MANTENGO LA PAROLA

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Dopo il pranzo fu il turno del nostro dormitorio per la terapia di gruppo. Levi ed io quindi ci avviamo di nuovo verso il complesso degli studi terapeutici, sbuffando all'idea dell'ennesimo incontro con Trevor. Oltretutto gli incontri di gruppo erano ancora più avvilenti di quelli singoli. Restai fermo accanto a Levi che pulì al limite della psicopatia gli anfibi infangati, per quanto uno zerbino potesse pulire e poi entrammo nella stanza adibita alla seduta. Sprofondai su una poltrona con Levi che prese posto sul pavimento accanto a me, appoggiandosi svogliatamente con la testa al bracciolo dove riposava il mio braccio. Mi passai una mano tra le ciocche castane, cercando di venire a patti con l'emozione frastornante della confessione di Levi. Il corvino mi aveva detto che mi amava e i miei pensieri stavano correndo alla velocità della luce allo stesso ritmo del cuore che minacciava di uscire dal petto. Quanto avrei voluto che fossimo stati solo noi due nell'intero universo. Tutto ciò che avevo davanti agli occhi era il suo meraviglioso sorriso smorzato e gli occhi cangianti e densi. Tutto ciò che sentivo sulla pelle era il tocco gelido delle sue mani ferme e gli unici suoni nitidi nelle orecchie erano i nostri sospiri mischiati delle poche volte in cui avevamo fatto l'amore. Il resto della realtà concreta era una macchia indistinta di colori e un brusio sommesso di voci che non riuscivo a distinguere, come se fossi immerso sott'acqua. L'unica cosa che mi fece risalire fu una mano che schioccò davanti al mio viso.

"Eren, tutto a posto?" la voce bianca di Armin si fece nitida quando misi a fuoco gli occhi celesti e vigili. "Sembri un po' disconnesso." Annuii.

"Sì, sì, sto bene. Stavo solo pensando." risposi al volo. La coda dell'occhio captò Levi scattare nella mia direzione. Un'espressione ambigua in viso. Gli sorrisi sincero per tranquillizzarlo.

"Ok, volevo solo assicurarmi che andasse tutto bene." si giustificò Armin, distogliendomi a malincuore dal contatto visivo con Levi. "Sai, mi manca parlare con te. Nessun altro ha voglia di fare conversazione con me." Armin ammise, mesto. Il caschetto biondo oscillò quando abbassò la testa in sconforto.

"Armin, guarda che parlare con te è divertente. Adoro i tuoi sproloqui sui libri che leggi. Domani l'azione correttiva sarà finita e riprenderemo le nostre chiacchierate."

"Oh, bene. Grazie Eren. So che a volte è difficile sopportarmi, ma sei il mio migliore amico."

"E tu il mio." Armin mi sorrise e realizzai che gli occhi tempestosi di Levi erano stati fissi su di me tutto il tempo. Resistetti all'impulso di inarcarmi per un brivido lungo la schiena e quando fui sul punto di voltarmi ancora nella sua direzione un paio di mani si posarono sulle mie spalle. Scattai verso l'alto e il ghigno di CJ invase la mia visuale.

"Hey, amico!" disse brevemente al biondo per poi rivolgersi a me. "Senti, Eren dovrei dirti di non parlare con Armin, ma sarebbe meschino quindi inizierò io una conversazione con te e Levi. Scusa Armin, ma devo discutere di una cosa con questi due. Spero che tu possa comprendere."

"Sì, capisco perfettamente." Armin l'assecondò e si alzò dal pavimento per trovarsi un posto dall'altra parte della stanza. CJ si sedette davanti a me, guardando sia me che il corvino. Girò il berretto rosso con la visiera dietro alla nuca e si piegò in avanti verso di noi.

"Allora cosa c'è tra voi due. Illuminatemi." se ne stava seduta a gambe incrociate. I gomiti sulle ginocchia e il viso tra le mani. L'espressione curiosa e trepidante non si placò neanche quando Trevor aprì la porta e varcò la soglia, stroncando la conversazione sul nascere.

"Eccomi ragazzi. Scusate il ritardo." disse, prendendo posto accanto a Levi. "Okay, quando siete tutti pronti mettete il dito al centro del cerchio." ordinò. Uno per uno stendemmo il dito indice per dichiararci pronti all'inizio della terapia, fatta eccezione per Levi che raggiunse il cerchio con il medio. Alzai gli occhi, trattenendo un sorriso. "Iniziamo con un'espressione emotiva. Una parola soltanto a partire dalla mia sinistra." Levi alzò gli occhi scocciato e prese un bel respiro.

JUST FIVE DAYS (TRADUZIONE ITA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora