EPILOGO

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NOTA: Ok, ci siamo. Alla fine riesco a pubblicare stasera l'epilogo. E' stato bellissimo tradurre queste due storie. E' strano smettere, ma sono anche content* di potermi dedicare alle mie Ereri personali. Vi ringrazio per aver letto, votato, commentato e avermi dato la forza per finire perché in certi momenti è stato pesante, anche se comunque meraviglioso. Se vi va, ci vediamo nelle prossime. Ciao Soldati <3


Mi sedetti, barcollando, accanto a Levi. Fui davvero meticoloso nel mettermi sul divano, ma le fitte al fondoschiena mi fecero comunque strizzare le palpebre dal dolore. Appena trovai il sostegno dello schienale, la mano di Levi fu tra le mie ciocche castane.

"Vedo che anche tu hai ancora il culo sfondato." il corvino ammiccò. Ci eravamo svegliati entrambi doloranti come non lo eravamo mai stati. D'altronde ce lo meritavamo dopo la giornata trascorsa. Dopo che avevo preso Levi sul divano, l'avevo fatto mio una seconda volta e poi era stato il suo turno. D'ora in avanti, avremmo guardato con occhi diversi il ripiano della cucina, il tavolo da pranzo e il davanzale della finestra. Quell'interminabile sessione di sesso ci aveva fatto crollare senza neanche cenare e il risveglio delle sette era stato traumatico. Per me più che per lui, visto che non mi aveva lasciato saltare la scuola. Gli avevo promesso solennemente che avrei frequentato e dovevo ammettere che con i giocatori di Football terrorizzati dalla mia sola presenza era tutto un altro vivere.

"Diciamo che aggiungerò un terzo antidolorifico ai due che ho preso oggi pomeriggio. Tu come stai?" gli risposi, alzando un sopracciglio in un gesto complice.

"Non preoccuparti per me, Jaeger. Il culo che usiamo di più è il tuo. Pensiamo a farlo riprendere. Non vorrai mica sprecare tutte queste settimane che mi sono preso per stare qui con te..." Levi sembrò quasi un gatto nel suo muoversi e parlare sinuosamente, fino a stendersi sul divano con la testa sopra alle mie cosce. Intrecciò la mano alla mia mentre con quella libera gli accarezzai i capelli per poi dare un'occhiata all'orologio.

"Nossignore. Vedrai che mi rimetterò in sesto a tempo debito. Allora, cosa volevi dirmi? Tra poco mia madre sarà qui con Poppy e Petra." Era tutto il giorno che mi chiedevo cosa ci fosse in sospeso tra noi due. Da quando Levi mi aveva scritto di tornare subito dopo scuola perché aveva una cosa da raccontarmi, avevo provato a stare tranquillo. Sentivo che andava tutto bene, ma non potevo negare la curiosità imperante. Levi mi rivolse l'abbozzo di un sorriso. Notai un vago rossore sulle guance che tentò di dissimulare, mantenendosi serio. Era così bello che sarei potuto morire senza rimpianti in quell'istante.

"Niente di che, ma sento di dover mettere in chiaro questa cosa." Levi mi guardò serio. Si morse il labbro, meditando il da farsi e lo lasciai fare, ma gli strinsi di più la mano per fargli capire che ero lì. "Quando ero a New York andavo a letto con chiunque, Eren. Non te l'ho spiegato nei dettagli, ma ogni giorno per me era fatto di alcol, droga e feste in cui finivo a letto con donne e uomini di qualsiasi età. Di alcuni non ricordo neanche il nome e di molti neanche le facce." fece una pausa, prendendo un lungo respiro. Io cercai di non avere alcun tipo di reazione. Contrariamente a quanto si potesse pensare, ero solo triste per lui, ma non volevo dargli l'impressone di compatirlo. Si sarebbe solo sentito peggio. "Abbiamo tutti bisogno di aggrapparci a qualcosa per andare avanti. Questo me lo diceva sempre Kenny e in fondo aveva ragione. Io andavo avanti così. Cercavo di riempire il vuoto dentro facendo le uniche cose che mi erano state insegnate, ovvero drogandomi  e usando il sesso come unica forma di interazione sociale. Farlan e Isabel sono stati i primi con cui ho costruito un rapporto e dopo è arrivata Petra. Sono stati loro a decidere di legarsi a me e, credimi, io li ho usati come usavo gli altri. Solo dopo averti conosciuto ho capito che gli volevo bene. Il punto è che ero un drogato e una puttana. Nel mio ambiente mi conoscevano tutti. E' anche per questo che non ho mai denunciato Kenny o i suoi amici. Nessuno avrebbe mai creduto che da più piccolo non ero consenziente." trattenni il fiato per non piangere o scoppiare di rabbia. Provavo così tanto dolore per la vergogna che arrossava il viso di Levi, quando non avrebbe mai dovuto sentirsi in colpa, ma solo odiare chi l'aveva reso così. In fondo, Levi era più buono di me. Sempre pronto a prendersi anche le responsabilità altrui. "Per Kenny, quando spacciavo per lui, ho anche picchiato alcune persone e a volte si arrivava ad usare un coltello. Ho fatto male ad altri esseri umani senza il minimo rimorso, Eren. Ho visto mio zio uccidere una persona e l'ho aiutato. Mi ha costretto a tenerla ferma mentre la uccideva. Non fraintendermi, non era certo un buon padre di famiglia. Era un grosso affare di droga. Quel tizio ne aveva uccisi più di mio zio, probabilmente, ma il punto è che ai tempi non sentivo nulla. Non sono una brava persona, Eren. Almeno non lo ero prima di conoscerti."

"Levi..." scossi la testa in diniego. Non volevo più vedere il tormento nei suoi occhi che combattevano l'impulso di scappare dai miei. Non volevo che non si sentisse degno di farsi guardare.

"No, Eren, lasciami finire." Levi si tirò su, mettendosi a sedere e voltandosi in fretta nella mia direzione. Mi prese le mani tra le sue, deglutendo a vuoto prima di continuare. "Se a volte non voglio raccontarti i ricordi che mi tormentano nel sonno è perché li odio. Mi vergogno di quello che sono stato e quando penso di non meritarmi di vivere, sei solo tu che mi fai cambiare idea. Tu sei il mio presente, Eren. Tu sei quello che mi aiuta a lasciare da parte il passato. Solo grazie a te adesso mi tormenta solo di notte, ma di giorno sto bene perché mi sei accanto e mi rendi una persona migliore e mi dai speranza. Quindi non pensare mai più che io voglia escluderti. Tu sei la mia vita, Eren. Sei tutto quello che ho." quando finì di parlare, Levi era a corto di fiato. Aveva detto tutto così energicamente e intensamente che i polmoni si erano sforzati per stargli dietro. Mi tappai la bocca con la mano libera per occultarne i tremolii e solo quando fu un più ferma, lo abbracciai.

"E mi avrai per sempre, Levi. Io desidero solo te e non c'è persona migliore al mondo  con cui vorrei passare il resto della mia vita. Ti amerò finché morte non ci separi e nella prossima vita e in quella dopo ancora, per sempre." lo strinsi forte, chiudendo gli occhi alle sue mani su di me. Si aggrappò alla mia maglietta come se ne andasse della sua vita e respirò nell'incavo del mio collo.

"Ti amerò per sempre, Eren." mi rispose. La voce emozionata ovattata dalla mia spalla. Restammo così, in quel limbo di perfezione per un tempo indefinito, finché la porta non si spalancò con una signorina in un vestitino rosa che ci corse incontro con un sorriso a trentadue denti.

"Papà! Sei quiii!" Poppy squittì, saltando in braccio a suo padre. Levi la strinse forte, lasciandole mille baci tra i capelli, mentre la piccolina si sistemava nello spazio lasciato dalle sue gambe incrociate per poterci guardare in faccia.

"Hai fatto bene a venire, papà. Papà Eren era molto triste in questi giorni. Ora è di nuovo felice." Poppy mi sorrise e io feci altrettanto.

"Il tuo papà è venuto apposta per farlo stare meglio e passare un po' di tempo con voi." Levi la dondolò tra le braccia, ridendo con lei quando Poppy ridacchiò di gusto. "La nonna Carla e la zia Petra hanno comprato la pizza."

"Gnam gnam... Sarà ora di andare a lavare queste manine allora." Levi strofinò il naso contro a quello identico di Poppy che mi afferrò l'indice, stringendolo tra le ditina sottili.

"Vieni, papà Eren. Andiamo a lavarci le mani."

"Sì, bravi, andate perché io non vi aspetto!"

Ridemmo alla battuta di Petra, urlata dalla cucina. Sentii mia madre armeggiare con le posate mentre io e Levi ci dirigevamo in bagno con Poppy.

Quella sera mangiammo tutti insieme e poi io, Poppy e Levi ci stendemmo sul letto del corvino. Poppy si aggiustò in mezzo a noi, dandoci un bacio ciascuno per poi crollare dal sonno. Levi allungò il braccio sopra di lei fino alla mia schiena. Ci abbracciò entrambi e gli sorrisi assonnato. I suoi occhi morbidi trovarono i miei quando anche lui mi sorrise. Ci fu un lungo silenzio e un'ultima parola. La nostra personale buonanotte.

"Per sempre." bisbigliò il corvino, rigirando l'anello che portavo all'anulare.

"Per sempre." risposi, toccando il suo anello, gemello al mio, e sapendo che era vero. Che io e Levi eravamo l'eternità.

JUST FIVE DAYS (TRADUZIONE ITA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora