43. ARRIVEDERCI

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Il mattino successivo arrivò decisamente troppo in fretta. Levi ed io eravamo ancora avvinghiati l'uno all'altro quando la testa bionda di Erwin fece capolino dalla porta insieme ai grandi occhi celesti.

"Eren, Levi, dovete alzarvi. Lo Staff diurno sarà qui a minuti." Erwin ci informò con voce calma, ma ferma. Incrociò le braccia al petto e si appoggiò allo stipite della porta, aspettando pazientemente che eseguissimo le sue direttive. Era decisamente un tipo tranquillo e sapevo che se era così rigido era solo per evitarci ulteriori guai. Levi mi aveva detto che sia lui che Hanji erano rimasti scioccati dalla storia della fase di cura. Non osavo pensare a come si sarebbero sentiti se avessero saputo cosa Trevor avesse fatto realmente qualche giorno prima. Ancora con le palpebre mezze incollate dal sonno, sentii Levi scattare in piedi, facendo vibrare l'intero materasso e il sottoscritto di conseguenza.

"Okay." rispose ad Erwin, accompagnandosi con un cenno affermativo del capo. "Grazie, Erwin."

Levi pareva già sveglio e lucido. Non uno sbadiglio o un minimo segno di intorpidimento mattutino. Io però ero ancora vittima del calore del suo corpo e del modo in cui ci eravamo cullati. Avrei avuto bisogno di qualche secondo in più per tornare completamente alla vita. Mi ritrovai lo sguardo analitico di Erwin addosso, mentre mi focalizzavo sulle spalle di Levi, sollevate da respiri tranquilli.

"Ti occupi tu di tirarlo in piedi? Devo finire il verbale del turno notturno." Erwin chiese a Levi, sporgendosi verso il corridoio, già pronto a lasciarci.

"Sì, sì, lascia fare a me." Levi rispose sicuro e voltandosi verso di me, mi regalò uno dei suoi ghigni strafottenti. Erwin ci salutò con un veloce cenno del capo e sparì dalla stanza. Una volta soli, lo sguardo di Levi fu tutto per me. Avrei potuto affogare in quegli occhi plumbei che sapevano tanto di un mare calmo dopo una tormenta. E la sensazione si acuì quando il corvino si sedette accanto a me, nel poco spazio che avevo creato sul materasso, rannicchiandomi.

"Buongiorno, splendore." Levi mormorò, scostandomi dolcemente i capelli dal viso.

"Mhm." mormorai a mia volta, assuefatto da quei semplici tocchi d'amore. Levi scese dal letto per mettersi in ginocchio e trovare il mio viso assonnato. Le sue labbra toccarono delicatamente le mie nel bacio mattutino più dolce che avessi mai ricevuto. La sua pelle fresca si mischiò alla mia, ancora calda dal sonno. I brividi del nostro contatto mi agitarono a sufficienza da farmi mettere a sedere, soltanto per potergli cingere il viso rilassato e baciarlo a mia volta. Assaggiai le sue labbra morbide e mi beai del respiro che interruppe a metà per rispondermi.

"Ero sicuro che avrebbe funzionato." Levi ridacchiò sopra alla mia bocca e fu come se la sua voce bassa riempisse ogni molecole di spazio attorno a noi e dentro di me.

"Buon compleanno." gli sussurrai, uscendo definitivamente dal letto. Levi si alzò con me e mi avvolse la vita. Il suo sguardo indecifrabile si tuffò nel mio. "Non mi sembra vero." confessò, con un tono più fermo rispetto alla tristezza che leggevo sul suo volto. Ed era vero. Che il suo compleanno fosse proprio Natale sembrava assurdo. Che lui stesse davvero per andarsene sembrava assurdo. Niente di quello che stava per succedere aveva un senso logico. Solo noi significavamo qualcosa.

"No, cazzo." sospirai contro ai suoi capelli. Sentii le sue mani arrampicarsi sulla mia schiena e trovare un punto d'appoggio nello spazio tra le scapole. Il suo viso ancora premuto sul mio petto, respirando profondamente il mio profumo. Con voce così debole che avrebbe potuto spezzarsi, Levi parlò ancora. Le parole ovattate dalla bocca che sfiorava la mia maglietta. "Ti amo." E quello mi spezzò.

"Ti amo anche io, Levi." bisbigliai per il timore che la voce si sarebbe rotta nel parlare troppo forte. Appoggiai il mento sulla sua testa, sicuro che non sarei riuscito a sostenermi da solo.

JUST FIVE DAYS (TRADUZIONE ITA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora