14. LE NOTTATE MIGLIORI

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Eren Jaeger. Il mio telefono si illuminò con il familiare trillo di un messaggio. Grugnii e mi misi a sedere, guardando lo schermo con un sospiro rassegnato. Mi chiesi come mai Levi mi stesse cercando quando da lui erano già le due di notte.

Sì?

Dove sei esattamente?

Mi gelò il sangue nelle vene. Quella domanda era fin troppo sospetta, ma non poteva essere che sapesse qualcosa. Insomma, era letteralmente impossibile.

Perché?

Decisi di restare sul vago e rispondere con un'altra domanda.

Tua sorella mi ha scritto, dicendomi che non rispondi più a nessuno da quando sei uscito da scuola. Hai anche annullato il weekend che avevi con loro in montagna e ignorato le mie telefonate.

A quel punto mi sentii morire.

Posso spiegarti tutto.

Dovrai farlo alla svelta. Videochiamami. Adesso.

Non posso.

Digitai in preda al panico.

Ti arrabbierai.

Mi incazzerò comunque se non mi chiami. Eren, sto ricevendo messaggi da Mikasa che è con Sasha e tua madre e da Petra. Cosa cazzo stai combinando?

Levi, sono a casa. Lo giuro. E' solo che al momento non voglio sollevare questioni.

Lo stai già facendo, Eren. Ho dovuto convincere Mikasa a non mandare la polizia a casa a cercarti. Ti rendi conto della situazione? Perché stai ignorando tutti? Chiamami immediatamente se non vuoi vedermi atterrare a Los Angeles con il prossimo aereo.

Presi un respiro agitato, tremando al tono di Levi. Riuscivo distintamente a sentire la sua voce roca adirata e vibrante. Il cuore prese a battere all'impazzata quando selezionai la videochiamata su Snapchat. Non sentii neanche uno squillo che Levi aveva già accettato la chiamata. "Eren, che cazzo fai? Cos- Oh mio Dio, cosa ti è successo?" Levi sgranò gli occhi quando mise a fuoco la mia faccia; anche nella penombra creata dalla lampadina del comodino avevo un aspetto orrido.

"Niente. Solo-"

"Col cazzo che non è niente!" Levi gridò. "Cosa cazzo ti è capitato, Eren? Chi è stato? Lo ammazzo!" i suoi occhi scintillarono con una pazzia che mi fece raggelare le viscere. Potevo sentire l'istinto omicida brillare nel suo sguardo mentre Levi contemplava seriamente l'eliminazione dei miei assalitori.

"Questo è proprio quello che volevo evitare! Volevo che i segni sparissero un po' prima che mi vedessi." contestai in preda al panico.

"Eren, mi viene da piangere. Com'è successo?" Levi mi chiese gentilmente. Quasi tutta la sua ira rimpiazzata da un dolore profondo.

"Non importa." bofonchiai, coprendo il viso con il cappuccio della felpa così che Levi non dovesse guardare i punti.

"Tesoro, è importante che io sappia cosa ti è successo. Ti prometto che non farò nulla se non vuoi, ma, Eren, ho le mani legate. Mikasa e tua madre sono preoccupatissime. Almeno spiegami la situazione così posso dirgli che stai bene. Mi hai promesso che avresti badato a te stesso, ricordi? Dio... Vorrei essere lì per tenerti al sicuro." il rammarico sul suo volto mi spinse a parlare, ma avvertii chiaramente la vergogna imporporarmi le guance.

"E' ch- E' che è così imbarazzante!" mi sentii farfugliare tra le lacrime. "Non riesco a credere che non sono riuscito a difendermi da quegli stronzi! Giocavo a Football, porca miseria!"

"Quegli stronzi? Cioè, erano in più di uno? Er- Eri da solo?" Levi chiese tutto a batteria, dandomi a malapena il tempo di rispondere mentre saltava da una domanda all'altra. Sembrava quasi isterico nell'estorcermi tutto quello che poteva. E io riuscivo solo ad annuire. Appoggiai la fronte alla mano, scacciando via con i polpastrelli le lacrime che spuntavano agli angoli degli occhi.

JUST FIVE DAYS (TRADUZIONE ITA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora