39. FAVORI

249 19 17
                                    

CJ rese il telefono a Levi con fare decisamente dubbioso. Il corvino glielo strappò dalle mani. Digitò velocemente il prefisso +67 e appiccicò il cellulare all'orecchio.

"Copritevi le orecchie, tutti e due." Levi ci schioccò un'occhiata decisa, scrutandoci mentre io e CJ portavamo ubbidienti le mani alle orecchie, premendole bene contro alla testa. La cosa non bloccò del tutto la chiamata, ma sicuramente ovattò la voce di Levi e oscurò completamente quella di Kenny dall'altro lato del telefono. Con la coda dell'occhio vedevo CJ guardare ovunque tranne che in direzione del corvino. Pareva voler dare l'impressione di essere completamente disinteressata. Capivo che potesse essere spaventata dal comportamento anomalo di Levi. In fondo non lo conosceva quanto me. Io ero ben oltre la paura, ma la curiosità era forte nel petto, portandomi ad acuire quanto più possibile l'udito penalizzato per captare ogni sillaba possibile. Levi era concentrato sulla chiamata che gli faceva infierire sul pavimento del portico con giri veloci su se stesso. Parlava di come lui e Kenny fossero una famiglia quindi aveva bisogno di un ultimo favore prima di sparire per sempre dalla sua vita. Scacciai il senso distorto di quella frase che sicuramente avevo interpretato male, cercando di togliermi dalla testa l'idea che Levi avrebbe tentato un'altra volta il suicidio. Mi rilassai quando vidi il suo volto serio piegarsi in un ghigno compiaciuto. Non potevo sapere se Kenny fosse incline ad accondiscendere alle richieste del nipote o se fosse un osso duro, ma quella volta sicuramente Levi era riuscito ad ottenere quello che voleva. A quel punto mi aspettavo di vederlo chiudere la conversazione, invece lo guardai allontanarsi ancora. Qualche passo sul suolo fangoso neutralizzò le mie abilità uditive. Feci per raggiungerlo, ma Levi sollevò il palmo ben teso di fronte a sé. Gli occhi intimidatori mi ordinarono silenziosamente di stare al mio posto. Con riluttanza mi incollai al pavimento, rinunciando a cogliere gli ultimi stralci della telefonata. Quando Levi tornò da noi era decisamente più rilassato. Restituì il telefono a CJ. "Adesso potete rilassarvi." Levi ci ordinò tranquillo. Entrambi lasciammo cadere le braccia lungo ai fianchi.

"Che... Che cosa vi siete detti?" CJ provò a chiedere, palesando l'apprensione nella
voce meno ferma del solito. Levi scosse la testa in diniego.

"Meglio se non lo sai."

"Hai usato il mio telefono. Almeno potresti dirmi che cavolo sta succedendo."

"Non entrerò nei dettagli perché se qualcuno te lo chiedesse dovrai dire che non sai nulla. Tutto ciò che ti è dato sapere è che Trevor sta per lasciare il lavoro." CJ annuì, improvvisamente a corto di parole.

"O-okay. Io... devo parlare con Reagan di alcune faccende da fare nel turno." CJ rise nervosamente. Era palese che tentasse di mantenere la calma, ma era bianca come un lenzuolo. Era probabile che l'adrenalina stesse scemando e,complici gli affari poco chiari di Levi, iniziava a ritrovarsi di fronte a tutto quello che aveva appena affrontato. Se ne andò senza aspettare altre imposizioni da parte del corvino. Ebbe solo la forza di voltarsi un'ultima volta quando era già saldamente aggrappata alla maniglia dell'entrata. "Mi raccomando, rientrate a breve. La pausa sarebbe di soli cinque minuti in teoria."

Una volta che lo Staff sparì Levi sospirò, sistemandosi i capelli con le dita affusolate. "Quel bastardo... Non sarei voluto arrivare a tanto."

Mi fissai sulla sua faccia quasi scocciata. "Esattamente cos'è questo tanto?" chiesi, curioso e spaventato allo stesso tempo all'idea che si fosse rivolto a quell'uomo terrificante che era suo zio.

"Non chiedere, Eren. Ho una famiglia molto potente. Ti basti sapere questo." Levi asserì senza nessuna nota di soddisfazione nella
voce. Mi sentii quasi in colpa perché io invece provavo un malsano senso di goduria nel sapere Trevor sistemato a dovere. Qualunque fosse la soluzione che Levi aveva trovato. Presi la sua mano tra le mie, fisicamente in astinenza del suo tocco glaciale. Ero fin geloso delle sue ciocche scure che aveva potuto toccare tutti i giorni a differenza di me a causa di quello stronzo che ora era rinchiuso nel suo ufficio. Mi accorsi con quel contatto che Levi era meno calmo di quanto apparisse. Un vago tremore gli agitava le mani insieme ai respiri più frettolosi del solito.

JUST FIVE DAYS (TRADUZIONE ITA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora