1. ESTATE

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Ho sempre adorato l'estate a casa mia, in California. C'è caldo, le spiagge sono affollate e la scuola se ne va a quel paese per un paio di mesi. Me ne stavo tranquillo sul letto con il mio cane Maxxie, guardando qualche video random su Youtube quando sentii mia madre chiamarmi dal piano di sotto.

"Eren! Prendi le tue cose e sistema i vestiti sul letto. Non puoi lasciare questa casa finché non metti tutto in ordine!"

Roteai gli occhi all'ordine severo, ma allo stesso tempo divertito di mia madre. Quella donna sembrava avere un sadismo innato per godere così tanto nel bacchettarmi.

"Ugh," grugnii. "Va bene, come vuoi." balzai giù dal letto, facendo scattare anche Maxxie che corse come un fulmine fuori in cortile, sbattendomi in faccia la sua libertà. Anche io avrei voluto passare la mia ultima mezz'ora in casa a rosolare in giardino, ma Levi stava per arrivare e volevo sistemare ed essere pronto ad andare via con lui senza farlo aspettare un minuto di più. Ovviamente però, non ero mai così fortunato.

"Jaeger, razza di moccioso, non hai ancora finito di sistemare la tua roba?" la familiare voce sarcastica di Levi mi giunse alle orecchie ancora prima di vederlo spuntare sulla porta. Non mi aspettavo niente di meno. Ad essere onesti, il corvino era più rompipalle di mia madre quando si trattava di ordine e pulizia.

"Ciao Levi, com'è andato il lavoro?" chiesi, senza smettere di piegare le mie magliette. Non volevo darlo a vedere, ma avevo davvero una fretta del Diavolo. Il parquet scricchiolò sotto agli anfibi di Levi che si diresse a falcate decise verso di me.

"Alla grande." Levi ironizzò, investendo le mie labbra con un bacio veloce, ma pieno di dolcezza per poi sfilarmi gli abiti dalle dita e iniziare a piegarli alla velocità della luce. L'avevo visto fare le faccende di casa un'infinità di volte, ma era impossibile non rimanere imbambolato di fronte a tanta maestria. Anche io me la cavavo nel sistemare, ma neanche tra un milione d'anni avrei raggiunto il suo entusiasmo nel farlo. Mi fissai sulla sua bocca sottile piegata in un sorrisetto compiaciuto mentre lo canzonavo.

"Levi, giuro che se ti beccassi a farti una sega davanti ad un detersivo non mi sorprenderei neanche un po'."

Levi mi tirò un'occhiata gelida con i suoi profondi occhi metallizzati prima di tornare alle pieghe perfette delle mie t-shirt. Lo vidi tremare visibilmente mentre io me ne restavo in silenzio a guardarlo.

"Eren, per Dio..." bofonchiò, sudando sette camicie e trattenendo il respiro per tentare di non scoppiare a ridere. Mise l'ultimo dei miei vestiti nel cassetto, attento a non incrociare il mio sguardo, ma non gli fu molto utile. Quando mi dava ancora la schiena, lo sentii ridacchiare sommessamente. Le spalle scosse da quei suoni che occultava maldestramente e che iniziavano a contagiare anche a me. Una risata mi scappò dalla bocca chiusa e richiamò l'attenzione del corvino. Quando si girò, i suoi occhi profondi erano appannati da lacrime appena accennate. "Ti amo così tanto!" Levi disse in mezzo a pezzi di risata ormai incontenibile. Gli andai dietro e presto ci ritrovammo a riempire la stanza con risa convulse. Levi appoggiato a me per sostenersi mentre entrambi ci tenevamo la pancia che doleva dal ridere. La stanza fu invasa da quel divertimento complice per qualche minuto prima che riuscissimo a calmarci con fameliche boccata d'aria. Ci guardammo a lungo, calmi e confortevoli nel silenzio che ci stavamo concedendo per tornare seri. Anche se i nostri volti non avevano nessun'ombra di preoccupazione a scurirli. Quando fummo finalmente calmi, Levi ammiccò, accarezzandomi la guancia con le dita sempre fredde.

"Sei così perfetto, Jaeger. Riesci a rendere migliore anche una giornata di merda." sorrise e tutto il suo amore dipanò nello sguardo intenerito che riposò nel mio, altrettanto mosso da quelle emozioni che ad Asheville Levi faceva così fatica ad esprimere. Posai la mano sulla sua, ancora incollata al mio viso e sorrisi contro al suo palmo fresco.

JUST FIVE DAYS (TRADUZIONE ITA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora