9. MOSTRI

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"L'hai presa bene." Levi disse, indagando la mia espressione. Sapevo che avrebbe sondato il terreno una volta che fossimo stati lontani da Farlan e Isabel. Il corvino mise in moto senza abbandonare il contatto visivo con me.

"Beh... Sì. Se ci fossi stato io al posto di Farlan, probabilmente avrei fatto la stessa cosa." osservai in tutta calma, anche se in realtà lo shock non era passato del tutto.

"Sicuro che vada tutto bene? Potremmo cercare un hotel qui vicino." Levi insistette. L'apprensione vivida nei suoi meravigliosi occhi argentei.

"No, sto bene. Andiamo a prendere Poppy." mormorai. Levi si staccò da me, riluttante ed entrambi ci concentrammo sulla strada.

Una volta arrivati all'asilo ci volle un po' per convincere la segretaria che Levi era il padre di Poppy. Il corvino finse di non rimanerci troppo male, anche se il dover confermare la sua identità fu un duro colpo per la sua autostima. Un chiaro segno di quanto fosse stato assente nella vita di sua figlia. Io sapevo che l'assenza l'aveva spesa a migliorarsi per lei, chiuso in un istituto di riabilitazione, ma ero altrettanto consapevole che il suo senso di colpa non sarebbe stato così indulgente con lui. Levi mi strinse la mano mentre camminavamo nell'area adibita ai giochi per i bambini. Iniziai a scandagliare l'ambiente in cerca di una copia di Levi in miniatura.

"Non toccare niente, amore. I bambini sono pieni di germi." Levi mi sussurrò mentre con gli occhi cercava Poppy in mezzo alla marmaglia di infanti. Risi mentalmente della sua fissa finché i miei occhi capitarono su una bimba dai lunghi codini corvini e dalla pelle diafana. Capii che anche Levi l'aveva individuata dal respiro pesante che lasciò le sue labbra. Era senza parole. Lo eravamo entrambi. Poppy se ne stava tutta sola in un angolo quando incrociò i nostri sguardi. Ci volle solo un secondo prima che le sue palpebre si allargarono in sorpresa. Lasciò immediatamente i pezzi di lego che stava torturando e si avventò verso di noi, urtando con noncuranza alcuni giochi sparsi in giro. Saltò con incredibile elasticità un orsetto di peluche in mezzo al pavimento. Ora il suo viso risplendeva con un sorriso che mostrava i suoi dentini da latte.

"Papà!" squittì, ancora correndo. Levi lasciò la mia mano per mettersi sulle ginocchia nell'istante in cui Poppy si aggrappò a lui, tanto forte come se ne andasse della sua vita. "Sei davvero venuto qui!"

"Sì, amore." Levi rispose. La voce frammentata dall'emozione. "Sono qui."

"Ti amo tanto!" Poppy singhiozzò, chiudendo le braccia e le gambe intorno a suo padre.

"Ti amo tanto anche io, amore mio." Levi sussurrò tra le lacrime che avevano preso a scendere copiose sul suo viso algido.

"E anche te, Eren. Ti amo tanto!" Poppy scattò su di me. Me l'aveva già detto in videochiamata, ma sentirlo dal vivo era tutta un'altra cosa. Era incredibile il legame istantaneo che avevo sentito con quella piccola, fragile creaturina. L'emozione fu difficile da gestire. La salutai con la mano e lei mi sorrise entusiasta. Non riuscivo davvero ad articolare parole sensate per quel momento.

"Sì, tesoro. Hai visto? Ti ho portato anche Eren. Il tuo papà lo sposerà presto, così ne avrai un altro." Levi le spiegò, ancora travolto dalle lacrime. Poppy rise felice.

"Evviva!" esclamò, agitandosi contenta tra le braccia di Levi quando il corvino si alzò, afferrando la mia mano e portandoci fuori da lì, verso casa.

***

I giorni erano passati e, dopo l'imbarazzo dell'incontro iniziale, dovevo ammettere che Farlan e Isabel erano davvero entrati nelle mie grazie. Farlan era abbastanza tranquillo e più emotivo di Levi, anche se spesso sembrava indecifrabile quanto il corvino. Isabel era decisamente la più rumorosa e pimpante di tutti, ma retrocedeva senza proteste se era Levi ad imporsi. Finii davvero per apprezzarli entrambi. Erano divertenti e di buon cuore. Poppy poi era su un livello completamente diverso. Tra me e lei c'era un'intesa particolare. La sera prima mi aveva salutato con un bacio. Cosa che a quanto pare aveva lasciato di stucco tutta la famiglia. Levi mi aveva spiegato che Poppy non parlava granché ancora prima che arrivassimo in Colorado. Sapevo anche che era introversa e comunicava solo con Levi, Isabel e più sporadicamente con Farlan, che mai aveva chiamato papà. Io l'avevo semplicemente intrepretata come un'ottima portatrice del DNA di Levi. Tuttavia, la sua istantanea apertura con me sembrava davvero un miracolo agli occhi di tutti gli altri. Secondo Levi, Poppy era in grado di capire quanto lui mi amasse e aveva preso in parola quel sentimento così forte che c'era tra di noi, facendolo anche suo. Io non credevo di aver fatto nulla di speciale. Sapevo solo che la prospettiva che Poppy fosse la mia figlia adottiva in futuro mi rendeva la persona più felice del mondo.

JUST FIVE DAYS (TRADUZIONE ITA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora