Se la vivi è mezza eternità la vita
(Manhattan, New York, 24 Novembre 1944)
Come avesse fatto il mio cuore a reggere ad un'esplosione di emozioni e sensazioni di tale portata - simile alla detonazione di una bomba per intensità, potenza ed irruenza -, ancora non ne avevo la benché minima idea, non ero riuscita a darmi alcuna risposta.
Ero scombussolata, stravolta dal pianto, frastornata ed incredula.
Friedhelm era vivo, era davanti a me, disteso su un letto d'ospedale, negli Stati Uniti... ma com'era possibile? Tutto ciò non aveva senso, rigor di logica...
Da quanto tempo era rinchiuso in quel campo di prigionia? Dove era stato arrestato? Cosa diavolo gli era successo?!
Non avevo smesso un solo istante di pormi quelle determinate domande, di elaborare le ipotesi e le congetture più disparate, più assurde, di pensare e scervellarmi; tuttavia quello spreco di energie si rivelò inutile, non fu sufficiente, non bastò a riportare l'ordine in quel caos tremendo formatosi ed inculcatosi nella mia testa.
Faticavo a realizzare, a convincere me stessa, che il nostro incontro fosse stato reale, che si fosse verificato per davvero, che fosse avvenuto in una circostanza tanto atipica ed inconsueta.
Mai avrei pensato di ritrovarlo a New York, nella stessa struttura ospedaliera in cui prestavo servizio, dopo aver passato così tanto tempo separati forzatamente l'uno dall'altra a causa della guerra, a causa dei numerosi ostacoli che avevano disseminato il nostro impervio cammino.
L'imprevedibilità del destino mi aveva colta alla sprovvista, ancora una volta, lasciandomi senza parole, senza fiato, nuda e vulnerabile come non mai.
Mi sentii completamente annientata e schiacciata dalla sua incredibile e poderosa forza; l'onda d'urto che vi si sprigionò fu talmente potente da sradicarmi dal suolo e trascinarmi, metaforicamente, in quella sorta di vortice a spirale in cui vi ruzzolavano, a velocità sorprendentemente elevate, un turbinio inesplicabile di sentimenti contrastanti che lottavano violentemente tra di loro, come in un vero incontro di pugilato, mescolandosi in un'accozzaglia informe, aggrovigliata, indecifrabile.
Il rintocco dell'orologio - presente in fondo al corridoio -, si espanse rapidamente in ogni anfratto dell'ospedale, rimbombando paurosamente nelle mie orecchie, riportandomi sulla terraferma in una manciata di secondi.
Erano le dieci e trenta, la pausa era ufficiosamente terminata, i minuti a mia disposizione erano cessati in maniera definitiva.
Avrei dovuto far ritorno al piano terra immediatamente e ricongiungermi con il gruppo, altrimenti le conseguenze a cui io ed Ella saremmo potute andare incontro sarebbero state irrimediabili, di sicuro poco piacevoli.
Lei non avrebbe dovuto passare dei guai per colpa mia, non lo avrei mai permesso.
Brown sarebbe stato capace di licenziare in tronco entrambe se lo avessimo provocato di proposito così stupidamente.
La sua pazienza era giunta al limite...
Ultimamente era diventato più suscettibile ed intrattabile del solito... si irritava per qualsiasi cosa, anche per delle banali sciocchezze, delle frivolezze di poco conto.
Perdere il lavoro, adesso, era fuori discussione.
Se mi avesse allontanato da questo ospedale, avrei perso nuovamente Friedhelm e quello sarebbe stato il colpo di grazia conclusivo che mi avrebbe ammazzata, che avrebbe dilaniato il mio cuore di già martoriato e sconsolato.
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Intertwined destinies
Historical FictionBerlino 1942; Annelies Von Falk è una giovane ragazza figlia del Colonnello delle SS Wilhelm Von Falk. Ella è costretta a vivere parte della sua infanzia e adolescenza con un padre dispotico, rigido e scostante che le porterà via le cose a cui tiene...