Il professor Kurt Liszt

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Il professor Kurt Liszt


Il risveglio successivo alla confusa e rumorosa festa riuscii a farmi destare ancora con quell'assordante mal di testa. Sentivo gli occhi pesanti e una stanchezza immane. Come se non avessi dormito per niente.

Tutti i sentimenti che avevano attraversato il mio cuore la sera precedente, erano riusciti a formare una miscela esagerata, capace di spazientire l'animo più calmo e pacato.

A quel pentolone immaginario nella mia testa, si aggiungeva come ultimo ingrediente di quella pericolosa ricetta il bacio scambiato con Friedhelm. 

Meraviglioso e disastroso allo stesso tempo. Se qualcuno avesse scoperto l'esistenza di quel bacio maledetto, sarebbe successo il finimondo in casa. 

Che reazione avrebbe potuto avere mio padre? E Hanna? 

Avremmo semplicemente passato guai seri entrambi, pentendocene amaramente per aver seguito l'istinto e non il cervello.

Tutta la mia parte razionale, fredda e lucida, veniva spazzata via in un secondo quando Friedhelm mi stava accanto. Tutta quella corazza che per anni avevo abilmente costruito, veniva demolita con estrema facilità, lasciandomi completamente nuda, in balia di assurdi sentimenti degni di una ragazzina. 

Eppure... lo sentivo il mio cuore. Batteva talmente forte.

"Perché proprio lui?" Mi domandai più volte, non riuscendo comunque a trovare una risposta che avesse potuto rincuorarmi. 

Ero cresciuta assieme a lui, condividendo parte della mia infanzia e adolescenza con quel ragazzino dal sorriso gioioso e solare. 

Avevo considerato Friedhelm, fin dal primo momento, come il fratello maggiore che non avevo mai avuto, che si prendeva cura di me e mi proteggeva da un padre severo e da una matrigna spregevole che non perdeva occasione di insultarmi e deridermi. 

 Da quando provava qualcosa per me? "Forse anniMi aveva risposto ieri, spiazzandomi.

Come mi sarei dovuta comportare in questi casi? Avrei dovuto dar ascolto al cuore, ai miei sentimenti ed emozioni o avrei dovuto rimanere sui miei passi, ignorandolo ed evitandolo il più possibile? 

In ogni caso, sapevo con certezza che entrambe le scelte avrebbero avuto le proprie conseguenze da affrontare. 

Qualunque cosa il destino avesse avuto in serbo per me, promisi a me stessa che avrei cercato con tutte le mie forze di accettarle e superarle, poiché non ci sarebbe stato nient'altro di concreto da poter fare.

D'altronde, nessuno di noi due era più un ragazzino ingenuo. Entrambi eravamo persone adulte e coscienti degli errori che commettevamo; era nostro dovere rimediare alle stupidaggini commesse.

***

La sveglia sul mio comodino segnava le nove e dieci del mattino. Decisi controvoglia di alzarmi dal caldo ed accogliente giaciglio e mi recai, assonnata, in bagno per lavarmi. 

"Il mondo ti aspetta bambina. Ogni giorno è speciale e va vissuto a pieno." Mi sembrò distrattamente di sentire la voce della mia cara nonna nella testa.

"Non sempre! Ci sono giorni in cui vuoi solo rinchiuderti in camera tua e tenere il Mondo e i suoi problemi lontano da tutto." Avrei voluto rispondere a nonna Edith se mi avesse rivolto personalmente quelle parole che tanto adorava ricordarmi. 

Mi vestii velocemente e scesi al piano inferiore per la colazione. Papà e Friedhelm erano già usciti. 

Al tavolo vi era solo Charlotte intenta a mangiare la sua brioche. 

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