L'interrogatorio (Seconda parte)
I due soldati delle SS vennero a riprenderci alcuni minuti dopo esser stati chiamati dal Sergente-Maggiore Hoffmann.
Alesky venne preso di peso e trascinato barbaramente giù per le scale come se fosse stato un sacco di patate.
Aveva il volto tumefatto e del sangue raggrumato attorno alle narici.
Respirava a fatica e non aveva ancora ripreso conoscenza.
Il secondo soldato, quello dai capelli neri, afferrò rudemente il mio avambraccio e mi strattonò energicamente, facendomi incespicare più volte.
Provai a divincolarmi, a liberarmi dalla sua salda presa, ma quel soldato non parve nemmeno accorgersi del mio inutile tentativo di ribellione.
Mentre ci dirigevamo verso l'uscita, Hoffmann sorrise velenosamente e mi lanciò uno sguardo che riuscì a raggelarmi istantaneamente il cuore e le gambe.
Quegli occhi appartenevano al diavolo in persona, non vi era alcun dubbio.
Erano maligni, perversi, malvagi...
Sarebbero stati capaci di intimorire l'animo più audace ed impavido.
Nonostante la paura incredibilmente vasta che nutrivo nei confronti di Hoffmann, decisi di utilizzare l'ultima briciola di coraggio che mi rimaneva e non abbassai lo sguardo.
I miei occhi si scontrarono con le sue iridi grigio piombo e sostenni il confronto fino a quando quest'ultimo, visibilmente sorpreso della mia inaspettata reazione, richiuse la porta con un leggero tonfo.
Scendemmo le scale in tutta fretta e ben presto raggiungemmo le celle sotterranee.
Il soldato dai capelli neri mi scaraventò all'interno di una cella buia e fredda, richiudendola a chiave subito dopo.
La stessa identica cosa eseguì anche l'altro soldato con Alesky.
Non ebbi alcuna possibilità di vedere, però, dove avessero portato il signore polacco.
Stando al rumore stridulo che arrivò alle mie orecchie in maniera ovattata, la cella in cui avevano rinchiuso Alesky non si trovava nelle immediate vicinanze.
Eravamo entrambi soli. Avremmo passato la notte in una cella d'isolamento.
Non c'era nessuno che avrebbe condiviso quelle lunghe e sconfortanti ore assieme a noi.
Sprofondai nuovamente in uno stato d'ansia e terrore e crollai priva di forze sul pavimento umido e lercio.
Mi portai le ginocchia al petto e provai a calmare i tremori che avevano investito il mio corpo rigirandomi la collana della mamma nelle mie mani.
Ero stanca, affamata, impaurita ed infreddolita fino all'osso...
Il mio cervello non ragionava più a dovere e il mio corpo si era trasformato in una lastra di ghiaccio.
Attraverso quella sottospecie di finestrella sbarrata, il vento gelido della sera ed alcuni fiocchi di neve si diffusero in quel buco di pochi metri scarsi che ospitava un essere umano.
La temperatura sarebbe certamente scesa di parecchi gradi sotto lo zero durante la notte.
Non avevo nulla con cui coprirmi se non i vestiti che di già indossavo. Ma essi non sarebbero stati sufficienti per donarmi un po' di calore.
Non mangiavo e bevevo nulla da tante, troppe ore.
Avevo la gola riarsa e lo stomaco dolorante e brontolante.
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Intertwined destinies
Historical FictionBerlino 1942; Annelies Von Falk è una giovane ragazza figlia del Colonnello delle SS Wilhelm Von Falk. Ella è costretta a vivere parte della sua infanzia e adolescenza con un padre dispotico, rigido e scostante che le porterà via le cose a cui tiene...