Cattivi presagi
(2 Gennaio 1944 - Berlino)
«Annelies» mugolai disperatamente nel sogno che stavo facendo e probabilmente anche nella realtà. «N-non lasciarmi, non andartene via di nuovo...» mi dimenai energicamente nel letto, sudato e col respiro affannoso, mentre tentavo di afferrare il suo volto angelico, roseo, etereo che pian piano si dissolveva in una densa foschia, lasciandomi tra le dita il vuoto più assoluto, del fumo impalpabile che evaporò nell'aria, sciogliendosi come cumuli di neve al sole.
Aprii gli occhi di soprassalto quando avvertii qualcuno scuotermi le braccia, sollecitandomi ad interrompere quell'incubo straziante ed ormai ricorrente.
Ci misi alcuni istanti prima di poter mettere a fuoco la figura esile e minuta di Liesel, che, adesso, mi rivolgeva un'espressione frastornata ed intimidita.
«Hai fatto di nuovo un brutto sogno Fried?» Domandò ella, con sguardo rattristato, accarezzandomi la guancia con la sua piccola manina delicata.
Mi asciugai le perle di sudore sulla fronte aiutandomi con l'avambraccio, annuendo subito dopo al suo quesito.
Ero ancora troppo scosso e turbato per parlare. Le parole che avrei voluto pronunciare mi rimasero bloccate nelle corde vocali, morendomi in gola.
«Tutta colpa dello Spätzel al formaggio e alle cipolle che abbiamo mangiato ieri sera... io ho passato tutta la notte in bianco, con un mal di pancia tremendo.» Pronunciò a bassa voce la piccola di casa, avvicinandosi con aria sospetta verso di me.
Nonostante percepissi una forte aura negativa avvolgermi fastidiosamente come in un abbraccio indesiderato, Liesel riuscì, come al solito, a strapparmi un breve sorriso.
«Sì, quello sformato era terribile...» La assecondai, sebbene non fosse stata quella pietanza a scatenare quel susseguirsi di incubi angoscianti che tormentavano le mie notti da ormai alcune settimane.
«Ma sarebbe meglio non lasciarcelo scappare con tua madre, chissà cosa sarebbe in grado di scatenare...» Terminai ed ella emise un risolino divertito.
«Dai Fried, alzati. Andiamo a fare colazione, vedrai che ti sentirai molto meglio dopo.» Mi esortò la bambina, tirandomi le mani per invogliarmi ad alzarmi dal letto.
Mi lasciai sfuggire un sospiro. «Agli ordini, mio capitano.» Eseguii il gesto militare con la mano e Liesel scoppiò in una fragorosa risata squillante.
Mentre ero intento a lavarmi e a vestirmi, ripensai ai vari accadimenti avvenuti durante l'arco di quest'ultimo mese trascorso in casa Herrmann.
Avevamo festeggiato assieme il santo Natale, il compleanno di Liesel e il nuovo anno che preannunciava una fine decisiva del conflitto.
Incredibile...
Stentavo a credere che fosse trascorso un intero anno dall'ultima volta che i miei occhi ebbero l'assoluta benedizione di riflettersi in quelli della mia amata Annelies.
La malinconia dei ricordi passati mi stava lentamente distruggendo. Sebbene il mio fisico si stesse rapidamente riprendendo, la mia sanità mentale, invece, cominciava seriamente a dare chiari segnali di squilibrio.
Durante la notte riposavo male; il sonno era scostante, intermittente, non soddisfacente.
Di giorno assomigliavo ad un automa, ad un essere che sopravviveva per forza di inerzia, senza ormai uno stimolo, un obbiettivo, un fine realmente realizzabile.
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Intertwined destinies
Historical FictionBerlino 1942; Annelies Von Falk è una giovane ragazza figlia del Colonnello delle SS Wilhelm Von Falk. Ella è costretta a vivere parte della sua infanzia e adolescenza con un padre dispotico, rigido e scostante che le porterà via le cose a cui tiene...