Il ritorno a casa

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Il ritorno a casa


(Friedhelm POV)

Il breve viaggio sul mercantile finlandese, che avrebbe dovuto condurci ad Helsinki, si concluse più o meno tre ore dopo.

I soldati attorno a me trascorsero la maggior parte del tempo a recuperare il sonno e le energie esaurite nel corso di quella lunga ed estenuante mattinata.

I loro respiri irregolari, e a tratti rumorosi, furono gli unici suoni percepibili in quella cabina vecchia e maleodorante.

Il modesto mezzo navale era silenzioso, forse fin troppo.

Non si avvertiva neppure lo sciabordio dell'acqua contro le fiancate della nave.

Il mare era calmo, immobile, piatto come una tavola.

Sebbene nevicasse ancora, il cielo grigio non sembrava preannunciare una tempesta all'orizzonte.

I tre marinai finlandesi ci avevano distribuito un po' di brodaglia e un bicchiere d'acqua a testa.

Le loro espressioni denotavano ostilità, distacco e freddezza.

Non vedevano letteralmente l'ora di arrivare a destinazione e di liberarsi della nostra sgradita presenza.

Se non fossero stati costretti ad ospitarci sulla loro imbarcazione, ero sicuro che non avrebbero mai accettato di offrirci un passaggio.

Era talmente evidente la loro avversione nei nostri confronti...

Ma a me non importava più di niente.

La mia testa era da tutt'altra parte: pensava e ripensava a Gretel, al bambino che portava in grembo, alla bugia pietosa ed imperdonabile che aveva osato raccontarmi, alle innumerevoli prese in giro e ai falsi sorrisi a cui io avevo stupidamente creduto per mesi interi.

Provavo un tale odio nei suoi riguardi... una tale rabbia, cazzo!

Perché le avevo permesso di manipolarmi, di controllarmi con così tanta facilità?

Lei non era in grado di amare nessuno se non se stessa, questo lo avevo compreso, mio malgrado, troppo tardi.

Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di raggiungere i suoi vili scopi.

Io ero solamente un mezzo, un espediente, un giocattolo nelle sue mani da utilizzare come più gli conveniva.

Gli servivo solo ed esclusivamente per salvarsi il culo, per preservare la sua patetica ed insignificante esistenza.

Ero veramente disgustato.

Esistevano davvero delle donne subdole e calcolatrici come lei?

Fritz e Gretel si meritavano l'un l'altro. Erano fatti per stare insieme.

Il mio compatimento era rivolto verso quel bambino innocente che presto sarebbe venuto al mondo. 

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