La ribellione della ZOB

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La ribellione della ZOB


Un articolo del giornale del Reich, poggiato scompostamente sul tavolo in sala da pranzo, attirò la mia attenzione la mattina del 18 Gennaio del 1943. Recitava questo: "Dopo la visita del ReichsFührer SS Heinrich Himmler, un gruppo di organizzazione giovanile ebraica, in collaborazione con la Resistenza di Varsavia, ha assalito soldati delle SS e numerose guardie ucraine, causando alcune vittime."

Stefan aveva annunciato qualcosa riguardo questo attacco, ma non avrei mai pensato che sarebbe stato imminente. 

Quella gente aveva coraggio. Con poche armi a disposizione, avevano lottato con tutte le loro forze per difendere i propri diritti. Gente stanca di subire angherie e soprusi, desiderosi di far comprendere ai nazisti che, nonostante le inferiorità numeriche, la voglia di un mondo migliore non abbandonava le loro menti.

Papà era furioso. Si domandava come avessero potuto abbassare la guardia in quel modo. «Fottuti sionisti* polacchi! Magicamente si sono risvegliati con l'intenzione di fare gli eroi!» Disse a cena, con voce carica di disprezzo. 

Hanna cercava di rassicurarlo, dicendogli che le SS avrebbero combattuto con ogni mezzo per ammazzarli tutti quanti e che Himmler avrebbe saputo certamente come sistemare la situazione.

Questo episodio sarebbe stato solo l'inizio dei tanti atti eroici che i membri della Resistenza e i ragazzi ebrei facente parte della: "Zob" (Oganizzazione ebraica di combattimento) - in collaborazione con i Partigiani, avrebbero attuato contro i nazisti.

Ero al corrente di tutto e molto presto sarebbe arrivato anche il mio turno. Le parole di mio padre erano semplicemente un incentivo in più per assumere la giusta dose di determinazione e coraggio. 

Tutti alla fine avrebbero ricevuto la giusta punizione. Nessuno sarebbe stato escluso.

Con la ribellione da parte dei ragazzi della "Zob", Stefan consigliò di posticipare i vari incontri della Resistenza, onde evitare di incontrare gente che avrebbe potuto raccontare, per pochi Sloti*, ai nazisti altri nascondigli segreti. 

Loro non aspettavano altro. 

Successivamente dopo quell'episodio, le SS si erano incattivite ancora di più. 

Deportavano chiunque dalle strade, dal lavoro, dai ghetti e dalle abitazioni. Tutti fummo d'accordo con Stefan e decidemmo di vederci appena la situazione si fosse calmata.

Il pomeriggio seguente alla ribellione, mi recai in camera di Friedhelm per chiedergli un grande favore. 

Era arrivato il momento di sapere che cosa fosse accaduto alla mamma e alla nonna. 

La situazione stava peggiorando dappertutto e tutto questo silenzio mi logorava dentro. 

L'unica persona che avrebbe potuto scoprire di più, era proprio Friedhelm. Sarebbe stato discreto e, inoltre, avrebbe saputo dove andare a cercare informazioni.

Il solo saperla lì, in quel campo, mi si contorceva lo stomaco. Quella gente era l'ombra di se stessa. 

La paura e la fame racchiusi in quei piccoli occhi vuoti e pieni di dolore, erano impressi all'interno del mio corpo, come una macchia che non andava più via. 

Non appena bussai, Friedhelm mi aprì la porta, baciandomi a lungo sulle labbra. 

Ricambiai, accoccolandomi nelle sue braccia. «Fried, mi serve il tuo aiuto.» Sussurrai accanto al suo orecchio. 

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