L'ultima notte

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L'ultima notte


«Anne! Anne svegliati...» ripeteva senza sosta Charlotte, affranta e preoccupata.

Mi teneva la mano e con dolcezza me l'accarezzava, cercando di farmi rinvenire. Friedhelm sedeva sul letto accanto a me e mi intimava, silenziosamente, di riprendermi. Nella mia mente stravolta, le poche parole di Charlie mi parvero come un eco lontano anni luce.

Non volevo svegliarmi, non avrei dovuto farlo...

Provai con tutte le mie forze a stringere gli occhi, ma l'unica cosa che fuoriuscì involontariamente dalla mia gola fu un urlo strozzato, disperato, a causa dell'imminente partenza di Friedhelm.

Una partenza verso la morte... Morte certa e sicura.

Chi riusciva a sopravvivere ad una guerra?

Tutti sentivamo le brutte notizie alla radio, nessuno di noi avrebbe potuto evitarle.

Vi erano migliaia di ragazzi giovani che perdevano la vita ogni giorno per le motivazioni più disparate: le bombe, le mine, la fame, le malattie.

Ragazzi che non avrebbero mai avuto la possibilità di vedere con i propri occhi il futuro. Non avrebbero mai potuto formare una famiglia o avere dei figli; viaggiare e scoprire il mondo.

Lì, a Leningrado, la morte prendeva tutti indistintamente: nazisti, comunisti, tedeschi, russi, chiunque.

Non riuscivo ad immaginare una vita intera senza Friedhelm... Il suo amore e la sua presenza significavano tutto per me.

Pochi giorni prima mi aveva chiesto di diventare sua moglie ed io avevo accettato la sua proposta senza pensarci neanche per un secondo...

Quel sogno meraviglioso era stato brutalmente abbattuto, distrutto, spazzato via. Ogni dannata cosa si era disintegrata nel giro di pochissime ore.

Ci sarebbe stato un futuro per Friedhelm? Sarebbe riuscito a coronare il suo sogno di diventare un pianista di successo e di formare una famiglia con me?

Persino gli Stati Uniti mi sembrarono una patetica illusione...

Ma a cosa diavolo pensavo?

C'era la guerra! C'era la guerra dappertutto! Regnava il caos in ognuno di noi ed io ero ancora convinta che ci saremmo trasferiti lì, dimenticando e lasciandoci alle spalle tutto il resto.

Mi sentii così fragile e vulnerabile in quel preciso istante. Probabilmente anche una piccola folata di vento sarebbe riuscita a portarmi via, riuscendo a farmi scomparire nel nulla.

Dov'era tutta quella forza che possedevo dentro di me?

Mi sentivo svuotata, spenta, demoralizzata. I battiti del cuore si erano affievoliti, rallentati.

L'unica sensazione che avvertii non appena mi risvegliai - travolgendomi interamente con impetuosità - fu un odio ceco, incontrollato e devastante nei confronti di Hanna.

Come poteva una madre mandare a morte certa il proprio figlio? Come poteva far correre un rischio del genere a Friedhelm solo ed esclusivamente per procurarmi tale sofferenza?

Quelle domande invasero e affollarono prepotentemente tutta la mia testa, tramortendomi.

Perché non far del male a me direttamente? Perché non ha avuto il coraggio di affrontarmi?

Non appena riaprii gli occhi faticosamente, Charlie e Friedhelm emisero un sospiro di sollievo ed entrambi si asciugarono le lacrime che avevano bagnato i loro volti.

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