Compleanno a distanza

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Compleanno a distanza


Era trascorsa esattamente una settimana da quando il signor Alesky mi aveva parlato delle atrocità commesse da mio padre e ancora stentavo a credere che fosse davvero riuscito ad uccidere e picchiare ragazze innocenti e a togliere la vita al suo stesso figlio nel grembo della giovane polacca.

Per quanto mi fossi sforzata di non pensarci, quelle parole terribili mi risuonavano nella testa dal mattino alla sera.

Quella giovane donna non aveva nessuna colpa, non meritava assolutamente di finire nelle mani di quell'essere mostruoso.

Che senso aveva obbligarle a soddisfare le loro voglie sessuali e perverse se alla fine venivano maltrattate ed uccise barbaramente come animali?

Ebrei o non ebrei, per i nazisti non faceva alcuna differenza. L'unico scopo che avevano era ridicolizzare l'essere umano: renderlo impotente ed inerme, senza dignità alcuna. In quel modo era più semplice decidere della loro vita e della loro morte. Si sentivano i padroni del mondo e tenevano tutta quella povera gente in pugno, usandola a proprio piacimento.

Mi chiedevo quando gli alleati avrebbero messo fine a tutto quel massacro... La guerra avanzava e la sua fine sembrava fosse ancora tremendamente lontana.

La gente aveva bisogno di certezze; continuare a vivere con la paura che ti seguiva imperterrita come un'ombra, stava causando rappresaglie e disordini in paese. Le notizie alla radio non annunciavano nulla di nuovo. Si diceva solamente che gli americani fossero stati vicini a sbarcare in Sicilia, ma non si sapeva esattamente quando avrebbero cominciato a liberare l'Europa dalla morsa ferrea dei nazisti.

Al fronte la situazione non era delle migliori e i russi avevano iniziato a catturare tanti soldati tedeschi, fucilandoli dal primo all'ultimo uomo. Quelli che rimanevano miracolosamente in vita, morivano per gli stenti e per le malattie.

Provavo tanta ansia per Friedhelm e non ricevere nessuna notizia da parte sua aumentava il mio malumore e la mia agitazione.

Com'era possibile che al fronte le lettere ci mettessero così tanto tempo per giungere a destinazione?

Avevo il bisogno impellente di leggere che stava bene e che niente di grave gli fosse capitato.

Di recente non ascoltavo più le notizie radiofoniche e quando Stefan o Adam cercavano di avvertirmi su qualcosa in particolare, chiedevo loro di non riferirmi nulla, poiché altrimenti la mia testa sarebbe esplosa e sarei stata capace persino di mettermi in viaggio da sola pur di andare a salvare Friedhelm.

Tutte le lettere che ci eravamo scambiati durante questi lunghi e tormentati mesi, le conservavo gelosamente sotto il vecchio materasso e quando lo sconforto mi sovrastava, allora le recuperavo e le leggevo, immaginandomi le braccia forti di Friedhelm che mi stringevano calorosamente la vita.

Senza neppure rendermene conto, mentre leggevo quelle parole, passavano ore intere. Era come se avessero avuto lo straordinario potere di trasportarmi in una realtà parallela dove c'eravamo solo io e lui, nessun altro ad interrompere la nostra quiete irreale, ma solo un rilassante silenzio. Esattamente come quando si osserva la pioggia che cade dal cielo attraverso la finestra della propria casa.

Ma non ci si poteva rifugiare nell'irrealtà per sempre o illudersi che sarebbe stato come avere Friedhelm accanto.

Quando aprivo gli occhi e tornavo alla vita reale, il vuoto che percepivo nel petto era grande come una profonda voragine e finiva per inghiottirmi, trascinandomi a fondo, nei meandri dell'oscurità più assoluta.

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