La speranza è andata via con lei

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La speranza è andata via con lei


La voce calda e avvolgente di Padre Nikolaj riuscii a farmi riemergere dalle tenebre che mi tenevano intrappolata ormai da molte ore.

Aprii lentamente le palpebre e mi ritrovai distesa su un materasso, mentre il parroco mi massaggiava teneramente la guancia destra. I raggi solari filtravano attraverso l'unica finestra presente nella piccola stanza e mi illuminavano prepotentemente il viso stanco e provato. 

Avevo una gran confusione nella testa ed avvertivo una debolezza fisica immane, come se avessi scalato una grande montagna per anni e non fossi mai stata in grado di raggiungerne la cima. 

Non riuscivo a capire dove mi trovassi e cosa mi fosse accaduto. 

Non ricordavo assolutamente nulla e per brevissimi istanti quella ignota sensazione mi donò un piacevole sollievo. 

Osservai Padre Nikolaj chinarsi accanto al materasso e bagnare un fazzoletto di stoffa nell'acqua, per poi poggiarmelo sulla fronte. 

Mi accennò un sorriso rassicurante e domandò: «Come ti senti, figliola?» 

Non risposi al suo quesito immediatamente. 

Non sapevo esattamente come mi sentissi. 

Nel mio cuore c'era tanto dolore e nella mia testa albergava il vuoto più terrificante. La domanda di Padre Nikolaj mi riportò violentemente alla realtà, quella realtà di cui non avrei più voluto far parte. 

Se non mi fossi più risvegliata, probabilmente non avrei provato tutta quella enorme tristezza che mi dilaniava l'anima. 

Realizzai solo in quel preciso momento che Stefan non sarebbe più stato al mio fianco e che Heike e Noah non avrebbero più fatto parte della mia quotidianità. 

Ero sola. 

Ero sopravvissuta.

Non avrei mai voluto uscire viva da quella rimessa. 

Avevo il cuore a pezzi. Mi ci sarebbero voluti anni per rimettere insieme tutti i frammenti e ricostruirlo. 

Il dolore e la rabbia avevano preso possesso del mio corpo involontariamente, impedendomi di pensare con lucidità ed analizzare passo per passo cosa fosse successo la notte scorsa.

Persino parlare mi risultava un'impresa impossibile. 

Padre Nikolaj attese pazientemente la mia risposta senza emettere neppure un suono. Comprendeva il mio immenso dolore e rispettò i miei tempi senza mettermi nessuna fretta.

Stefan era molto caro anche a lui, riuscivo a leggere nelle sue iridi chiare la stessa tristezza che riflettevano le mie.

«Non saprei dirle come mi sento...» la mia voce si tramutò in un sussurro appena udibile.

Padre Nikolaj annuì mestamente. «Mi dispiace davvero tanto. Ma sono sicuro che il Signore riserverà un posto speciale nel Regno dei Cieli per delle anime così buone e coraggiose.» 

Sfortunatamente le sue parole non mi consolarono affatto e due lacrime scivolarono silenziose lungo le guance. «Avrei preferito che fossero ancora accanto a me.» Dissi, tirando su col naso.

«Lo avrei preferito anch'io, figliola.» Continuò, cambiandomi per la seconda volta il fazzoletto. «La vita è costituita anche da eventi meno belli e che ci addolorano molto, ma bisogna andare avanti e sperare in un futuro migliore. Se ci arrendiamo, i nazisti avranno vinto anche questa battaglia.» Strizzò l'acqua in eccesso e, girandosi verso di me, mi appoggiò il fazzoletto sulla fronte. 

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